Slow Horses: recensione della serie Apple TV+ con Gary Oldman

Un atipico spy-thriller infarcito di humor inglese.

Il mio nome è Bond, James Bond”, ah no: “Il mio nome è Lamb, Jackson Lamb”. Se avete in mente il fascino vincente, lo stile impeccabile, lo smoking con giacca in velluto rosso, dell’impagabile seduttore 007, allora siete fuori strada, perché Slow Horses: la nuova serie Apple TV+ scherzosamente iconoclasta scritta da Will Smith ci fa uscire dal mondo dei cavalli di razza e vivere la frustrata rigidità articolare dei pavidi ronzini di Slough House. I sei episodi della stagione 1 di Slow Horses con il personaggio principale dell’agente Jackson Lamb sono tratti dai romanzi di Mick Herron. Il premio Oscar Gary Oldman (L’ora più buia) interpreta il geniale ma irascibile e trasandato leader delle spie fallite dell’intelligence britannica (slow horses) che finiscono a prestare servizio, a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera, nel dipartimento-discarica dell’MI5 di Slough House, situato alla periferia di Londra. Una storia di spionaggio dallo humor cupo e inglese che vede accanto a Oldman un cast pluripremiato: Kristin Scott Thomas, Jonathan Pryce, Jack Lowden e Olivia Cooke. Slow Horses debutta su Apple TV+ il primo aprile 2022; sono già disponibili per la visone in streaming i primi due episodi a cui seguiranno nuove puntate settimanali, ogni venerdì.

Slow Horses: gli agenti affondati nel pantano di Jackson Lamb

Slow Horses cinematographe.it

I primi dieci minuti della convulsa sequenza d’apertura della serie diretta da James Hawes ci trascinano ruvidamente nel vivo della spy-story, obbligandoci a vivere la career failure dell’agente River Cartwright (Jack Lowden). In un aeroporto affollato è in corso un’operazione dei servizi segreti britannici (MI5, l’intelligence che si occupa di terrorismo e sicurezza interna); una volta identificato l’obiettivo incomincia la caccia e la corsa contro il tempo. L’agente River corre con eleganza tra i passeggeri, salta ostacoli, ma alla fine, per una sbagliata descrizione dell’uomo da fermare, prende quello “pulito”, e fa un errore che però causa la morte di molte persone. Basta guardare lo scadente nuovo “biglietto da visita” costituto dall’ingresso di Slough House, quando al posto della supertecnologica sede capitanata da una spietata Diana Taverner (Kristin Scott Thomas), River entra in un edificio fatiscente, impolverato e con porte di accesso che forse si aprono a spallate. Ad attenderlo è Gary Oldman che domina nei panni di Jackson Lamb – il vero protagonista di Slow Horses – veterano agente dell’MI5 caduto in disgrazia e parcheggiato a capo del dislocamento separato dell’agenzia dove finiscono gli inetti. Cartwright è dunque l’ultimo arrivato nel club degli agenti falliti – dei cavalli perdenti – il quale, però, si annoia dopo essere stato affondato nel pantano di Lamb. Mentre a tenere unite le due centrali ci sono spie che fanno il doppio gioco, River vuole davvero rendersi utile nonostante sappia che nessuno degli agenti della “Casa del Pantano” sia riuscito poi a tornare sui livelli alti; animato da un irresistibile sentimento di rivincita decide di rimettersi in gioco quando un nuovo caso scuote la nazione: un gruppo di estremisti rapisce un ragazzino pakistano minacciando un’esecuzione atroce.

Un atipico spy-thriller infarcito di humor inglese

Slow Horses cinematographe.it

As a strange game“, per citare le parole del nuovo singolo di Mick Jagger che ha firmato, ispirandosi all’agente sui generis Jackson Lamb, la colonna sonora di Slow Horses: la nuova serie Apple TV+ la cui sceneggiatura si attiene per lo più fedelmente al romanzo originale. Frame dopo frame, lo show dipinge ad affresco sconvolgente l’animo umano, parte con uno strato comico per poi acquistare, in questo atipico thriller imbottito di humor inglese, un inequivocabile spessore drammatico. Degni di nota sono gli elementi che delineano il carattere dei personaggi (ad esempio la genialità di Lamb -l’agente numero 1 di Slough House – dissimulata dietro una serie di atteggiamenti scurrili e provocatori o la brutalità della sua sincerità), ma anche la voglia di riscatto o di rivalsa su delusioni e ferite mai rimarginate che può condizionare un’esistenza o ostacolare l’evoluzione personale. Anche sul piccolo schermo Gary Oldman continua ad esplorare stili di recitazione non convenzionali e più liberi mentre l’intera prima stagione di Slow Horses ci intrattiene egregiamente e ci fa entrare con stile singolare nel meccanismo che rende contagioso il fallimento, riuscendo anche a spostare il focus su temi e sentimenti edificanti come il sentimento dell’appartenenza, il senso di inclusione, lo spirito di squadra e la percezione del nostro valore in un determinato contesto: “Sono pur sempre i miei uomini!”, risponde fieramente Jackson Lamb.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.7

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