Sky Rojo – Stagione 2: recensione della serie TV Netflix

Una seconda stagione che, al netto delle ripetizioni, non annoia affatto!

Lo chiamano Sky Rojo il divano rosso fuoco su cui si accomodano le prostitute e i clienti del Club delle Spose, il locale al centro della storia di Coral, Wendy e Gina, protagoniste della seconda stagione di Sky Rojo, serie disponibile su Netflix dal 23 luglio 2021. La serie è l’ultima creata da Álex Pina, Re Mida sella serialità spagnola, l‘autore di La casa di carta e di White Lines. Abusi e reclusione, sopraffazione e controllo; questa è la vita delle tre protagoniste della serie che rappresentano bene una femminilità agli eccessi, ostentata in ogni minimo dettaglio ma anche guerriera.

Sky Rojo 2: la trama della serie Netflix riparte dal punto in cui lo spettatore l’aveva lasciata

La seconda stagione inizia dal punto preciso in cui finiva la prima: Coral (Verónica Sánchez), dopo la fuga, è tornata indietro, nel locale, per provare a “liberare” le altre ragazze che si trovano lì, e per svaligiare la cassaforte e dire addio all’uomo che l’ha resa quella che è, la donna finisce per farne le spese, tradita dalle sue stesse compagne. L’una di fronte all’altro Coral e Romeo sono (forse) all’ultimo scontro; madidi di sudore, sporchi di sangue, infarciti di rabbia e rancore i due si vogliono distruggere. L’obiettivo della donna è quello di mettere a ferro e a fuoco l’impero del sesso illegale di Romeo ma Coral forse non è ancora pronta a mettere un punto con il passato. La corsa di Christian (Enric Auquer), alla ricerca del fratello Moises (Miguel Ángel Silvestre), lo porta a incrociare la strada con Gina (Yany Prado) e Wendy (Lali Espósito). Le due sono in fuga, a bordo di una motocicletta, alla ricerca di qualcuno che possa aiutare Wendy, ferita al fianco da Moises che si trova sotto terra, insieme al suo fuoristrada giallo. Da qui parte tutto.

Gli otto episodi di questa seconda stagione si concentrano sull’idea di fuggire e di salvarsi da un gorgo la cui parola d’ordine è tossico – l’ambiente in cui vivono le protagoniste è tossico, gli uomini sono tossici. Qui è ancora più chiaro che chi è inseguito diventa spesso inseguitore, chi è preda si fa cacciatore, e viceversa, in una corsa a ostacoli dove non si sa più chi insegue chi, sia Moises e Christian che Wendy, Coral e Gina vogliono cambiare vita e cancellare il passato.

Sky Rojo 2: una serie fatta per il binge watching

Come in La casa di carta, queste due stagioni possono essere considerate come un’unica stagione divisa in due parti, per esigenze produttive o distributive. Questa stagione è a tutti gli effetti strettamente legata alla prima che si chiude con un finale utile a lanciare la visione della seconda, arrivata a soli quattro mesi dalla prima. Non c’è nessuna cesura, si tratta di una sorta di fiume. Una serie che è fatta per il binge watching per la velocità degli episodi e per la durata di 25 minuti l’uno, in un modo e nell’altro intrattiene e diverte, tiene legati alla poltrona gli spettatori anche grazie al fatto che i personaggi rischiano la vita in continuazione, sono messi nella condizione di fare delle scelte. Sono molti i colpi di scena che mettono a dura prova i nervi già poco saldi delle donne e degli uomini di questa serie, al centro c’è ancora un luna park di luci, colori, movimenti velocissimi.

Coral riesce incredibilmente sempre, o quasi, a salvarsi, a resistere agli urti, in una via Crucis tutta pagana che ha due soli scopi, vendicarsi e cambiare vita, Wendy e Gina, il più delle volte insieme, si sostengono e si danno forza. Sky Rojo è il racconto dell’eccesso, dell’esasperazione e ciò che capita alle tre donne è spesso incredibile, però è questo il gioco di una serie come questa, la stessa cosa avveniva infatti anche in La casa di carta.

Una cosa che manca e che nella prima stagione c’era molto di più è l’approfondimento dei personaggi; non ci si addentra di più nelle loro disperazione, nelle loro ferite, nei loro buchi neri, sono sempre quelli e quelli rimangono. Il dolore di Coral, Wendy e Gina è sempre mosso dalla solitudine in cui si trovano, dal rancore verso Romeo, Moises e Christian, e tutti gli uomini che le hanno usate, trattandole come merce, come oggetti fatti, costruiti per il loro piacere – inquietante il momento in cui una prostituta viene costretta a rifarsi il seno, gigantesco e innaturale, da un medico “macellaio”, per essere più appetibile -, dal dramma di tentare di uscire da quella gabbia coercitiva. Sky Rojo è ancora un racconto del femminile, di donne che non vogliono più essere relegate ad oggetti sessuali, buttate in un mondo fatto di maschi che credono di essere alfa invece sono maschi tossici, brutali, violenti, spesse volte drogati.

Una striscia di cocaina di 17 centimetri, un’Ave Maria pronunciata durante un atto sessuale, una musica da cantare e da ballare per festeggiare una piccola libertà, anche quando tutto sta andando male, una violenza sessuale ai danni di una prostituta – viene detto chiaramente da Wendy che lei non deve fare ciò che vuole il cliente a tutti i costi, lei ha il potere di dire no; una delle scene più insopportabili è quella del sesso anale a cui la costringono – sono questi i momenti attorno a cui si agganciano le fughe e le sparatorie in cui le protagoniste sono tre donne senza paura. Viene riutilizzata quindi la struttura di La casa di carta – il continuo colpo di scena, un ritmo serratissimo -, ma come accadeva per l’altra serie anche qui la sensazione è che ad un certo punto questo eterno ritorno abbia momenti di stanca.

Sky Rojo 2: la rappresentazione del femminile

Le tre donne rincorrono una libertà che sembra essere difficile da conquistare perché Romeo e i suoi uomini stanno loro alle calcagna: provano ancora a rinchiuderle, sotto terra, in “prigioni” conosciute (la casa delle spose) ma anche edifici che trovano sul loro cammino. Coral, Wendy e Gina sembrano essere legate indissolubilmente ai loro carnefici, quasi come avviene per il genio con la sua lampada è impossibile per loro slegarsi da Romeo, Moises e Christian come è impossibile fuggire dal proprio passato. Álex Pina infatti proprio per dare il senso dell’incapacità di queste donne di scrollarsi di dosso un ruolo, quello della prostituta, alla guisa della lettera scarlatta, di fuggire, sceglie i luoghi chiusi, per ambientare le sue storie: rinchiusi nella casa di piacere, paradiso per i clienti e inferno per le donne, sotto terra, appesi a testa in giù in stanzoni, lontano da tutti, i personaggi provano la paura di non uscire vivi da quelle stanze. La sensazione però è che tutti abbiano più di qualche vita per provare a sopravvivere.

Un elemento fondamentale della serie è la sorellanza tra le protagoniste che vogliono ribellarsi ad un mondo che non le considera come esseri umani ma strumenti, oggetti da possedere, puri e semplici orifizi. Loro, come ha fatto Nairobi di La casa di carta, vogliono mettere in atto il matriarcato: ci sono sempre l’una per l’altra, si sorreggono, si aiutano, tornano a salvare chi è in pericolo anche quando questo vuol dire perdere tempo prezioso per fuggire. Se Coral, Wendy e Gina sono solidali e sognano insieme un luogo in cui possono iniziare una nuova vita, gli uomini sono biechi, traditori, ombre oscure che, nonostante qualche ripensamento, pensano solo a sé e a poco altro. Emerge così che neanche Christian e Moises sono liberi, sono costretti a lavorare per Romeo perché così lui vuole.

Le tre ragazze, nonostante siano ingabbiate nel loro personaggio, quello delle prostitute – come se chi è stata prostituta lo sarà per sempre -, sono forti, coraggiose, disperate anche, ben interpretate dalle attrici e lo spettatore prova empatia per loro e vive affinché riescono a salvarsi.

Sky Rojo 2: una serie che a volte soffre la ripetizione di avvenimenti, situazioni, momenti

Sky Rojo è come assistere a una folla corsa, ci sono elementi interessanti ma la sensazione che la storia non si sia evoluta troppo dalla prima stagione c’è. La seconda stagione è un gioco che modifica le pedine di fronte agli occhi dello spettatore, non fa annoiare ma la ripetizione di situazioni, schemi, avvenimenti finisce per stancare in alcuni momenti. Se è interessante la rappresentazione del femminile, ancor di più se si concentra sul mondo della prostituzione, tema narrato non tantissimo e non in questo senso, a mancare è forse un approfondimento sulle vite di queste donne, privilegiando di più l’azione e l’immagine di queste donne-guerriere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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