Sick Note – Stagioni 1/2: recensione della serie con Rupert Grint
La nostra recensione delle prime due stagioni di Sick Note, black comedy britannica trasmessa su Sky One e pubblicata recentemente su Netflix.
Sick Note è una serie creata da Nat Saunders e James Serafinowicz, con protagonisti Rupert Grint e Nick Frost. Presenti inoltre nel cast anche Pippa Bennett-Warner, Daniel Rigby, Don Johnson e Lindsay Lohan. Dopo essere state trasmesse sul canale televisivo britannico Sky One, le prime due stagioni dello show sono state pubblicate su Netflix il 23 novembre 2018.
Sick Note: la nuova black comedy britannica disponibile su Netflix
Daniel Glass (Rupert Grint) è un giovane uomo schiavo di una vita mediocre, di un lavoro che non lo soddisfa presso un’agenzia di assicurazioni e di un rapporto ormai logoro con la fidanzata Becca (Pippa Bennett-Warner). Durante una visita, il Dr. Iain Glennis (Nick Frost) sconvolge improvvisamente l’esistenza dell’uomo, diagnosticandogli per errore un cancro all’esofago in fase terminale. Questo episodio cambia l’approccio nei confronti di Daniel delle altre persone, maggiormente propense a perdonare le sue mancanze e a trattarlo con riguardo, ma anche il comportamento del protagonista, che non rivela agli altri la smentita della diagnosi per continuare a beneficiare della situazione. Daniel e Glennis si ritrovano così a fare fronte comune in una serie di equivoci, bugie e sfortune, dalle conseguenze sempre più rovinose.
Sick Note si prefigge l’intrigante obiettivo di riversare il corrosivo humour nero britannico su un tema verso il quale ognuno di noi è particolarmente sensibile, ovvero il cancro. Grazie anche alle brillanti prove di due abili interpreti come Rupert Grint e Nick Frost, la prima stagione dello show, composta da 6 episodi per un totale di poco più di 2 ore di durata, riesce in questo intento, proponendoci un ironico e pungente ritratto della doppia ipocrisia nei confronti di una malattia terminale: quella di chi riversa nei confronti dell’infermo un affetto e un interesse mai dimostrati in precedenza e quella dello stesso malato, rinfrancato dalle rinnovate attenzioni che gli vengono tributate. Lo spettatore viene così trascinato in una serie di bugie, raggiri e doppiezze che non risparmia davvero nessuno, dal cinico datore di lavoro impersonato da Don Johnson alla fedifraga fidanzata del protagonista, passando per amici e medici.
Sick Note perde progressivamente forza ed efficacia con il passare degli episodi
Entriamo così facilmente in empatia con Daniel, che vede improvvisamente stravolto il suo tran tran fatto di chiacchiere con il suo compagno di gioco online e di fasulle e ripetitive telefonate per procacciarsi nuovi clienti dalla notizia di una malattia che, nonostante si riveli ben presto infondata, innesca una serie di situazioni estreme e paradossali. Ridiamo a denti stretti mentre osserviamo il protagonista barcamenarsi fra cadaveri, la scoperta della falsità di chi lo circonda e la forzata nascita di un rapporto con il Dottor Glennis, a sua volta inetto nella vita e nel lavoro e costretto ad aiutare il suo paziente con i suoi disastri, per non essere da lui denunciato. Peccato però che questa carica irriverente e caustica perda progressivamente mordente, preferendo la farsa alla satira e le macchiette allo sviluppo coerente e profondo dei personaggi.
I problemi narrativi e contenutistici, evidenziatisi già nell’ultima parte della prima stagione di Sick Note, prendono il sopravvento nel corso del secondo ciclo di episodi, più corposo (8 le puntate totali), ma decisamente deficitario dal punto di vista dell’intrattenimento. Il cambio fra il sardonico e spregevole boss di Don Johnson e l’eccentrica e inquietante figlia di quest’ultimo, impersonata da una poco convincente Lindsay Lohan, toglie allo show umorismo e spigolosità, mentre il temporaneo defilamento del personaggio di Nick Frost, perfetta spalla comica, esalta le carenze di trama e idee. Sick Note perde così forza con il passare degli episodi, non riuscendo né a mettere insieme un racconto corale valido dal punto di vista umoristico né a espandere l’orizzonte dei propri sketch, costantemente ancorati alle azioni e alle problematiche di Daniel, abbondantemente esaurite nel corso della prima stagione.
Sick Note: un’ottima occasione sprecata
Ci si allontana sempre più dalla comicità derivante dalle contraddizioni dei personaggi per abbracciarne una più vuota e ridondante, in un miscuglio di gag e situazioni che spaziano da grotteschi omicidi a tripli e quadrupli salti mortali di coppia, abbracciando addirittura traffico di droga e complottismo. Un accumulo di vicende e personaggi più confusionario che utile, capace di allontanare definitivamente lo spettatore da quello che avrebbe dovuto e potuto essere il cuore del racconto.
Quello che avrebbe potuto diventare un nuovo valido esponente della comicità britannica, sulla scia di show come Spaced, The Office o The IT Crowd, si rivela così invece solo un’ottima occasione mancata, affascinante nelle intenzioni, godibile per i primi episodi ma sempre più inefficace nella resa, al punto da fare sorgere più di un dubbio sulla necessità di una terza stagione, peraltro non ancora annunciata. Un peccato soprattutto per lo spessore tragicomico di Rupert Grint e per il solito spassoso Nick Frost, che avrebbero meritato una scrittura più efficace e adeguata alle loro evidenti qualità.