Sento ancora la vertigine: recensione della docu-serie di Elodie disponibile su Prime Video

Docu-serie articolata in tre brevi episodi, Sento ancora la vertigine ci mostra insicurezze e nervosismi di Elodie, ma il ritratto appare più piatto di quello che ci saremmo aspettati.

Sento ancora la vertigine” è un verso della canzone più amata di Elodie: gliel’ha scritta Elisa nell’estate del 2021, durante una sessione di lavoro di dieci giorni in una cascina, con studio annesso, in Toscana. Vertigine è una parola feticcio della canzone pop: negli ultimi due, tre anni, da Levante a Marracash e alla stessa Elisa, è entrata di prepotenza nei lemmari dei songwriter, forse perché, con l’emergenza pandemica, tutti quanti abbiamo avvertito uno sbandamento, uno stordimento da confusione percettiva, un vuoto di certezze.

Sento ancora la vertigine: la quotidianità di Elodie, in direzione Sanremo 2023

‘Sento ancora la vertigine’: la prima docu-serie di Elodie, diretta da Nicola Sorcinelli, è disponibile su Amazon Prime Video.

Eppure, di vertigini, in questa docuserie in tre episodi da venti minuti circa ciascuno, ne sentiamo poche. Elodie viene seguita dal Sanremo senza pubblico del 2021, in cui debuttò come co-conduttrice e colpì l’attenzione con un discorso accorato proprio intorno alla paura dell’altezza, soprattutto di non sentirsi all’altezza della fortuna avuta, sino ai giorni immediatamente precedenti all’ultimo Sanremo: in mezzo c’è un tortuoso percorso di scelta della canzone, il corpo a corpo con la stessa – Elodie ama il suo strumento vocale, ruvido come lei, ma non sembra averne particolare fiducia -, la realizzazione di un film e il suo lancio a Venezia, un trasloco, la costruzione nei minimi dettagli della performance sanremese, dall’atteggiamento, deliberatamente sfacciato, agli outfit coerenti con la storyline imperniata sulla rappresentazione di una donna che non è più disposta più a recedere dalle sue condizioni.

Le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue”: canta, infine, dopo una lunga battaglia con la propria voce, in quella che vuole essere un’ode di liberazione dalle maglie dell’incertezza relazionale, di una continua altalena emotiva. Elodie non vuole più piangere, ma nella docu-serie di lacrime ne versa parecchie e neanche sembra nascondere i nervi tesi, l’agitazione a fior di pelle che sia la muove sia la fissa a una condizione di suscettibilità permanente. 

Sento ancora le vertigini: ritratto a spigolo vivo di Elodie, diva suscettibile

elodie-Cinematographe.it
Elodie performa in occasione di Sanremo 2021, il suo primo da artista a tutto tondo.

Quando fa yoga, se la prende con le sue gambe lunghe; mentre mostra a mamma e nonna i vestiti di cui vuole disfarsi, lamenta uno spiacevole episodio accadutole in aeroporto a cui ha reagito in modo veemente; al manager Max Brigante recrimina di avere poco tempo libero e di non potersi mostrare come, dove e con chi vuole. Una lagnanza comprensibile, che denota anche un certo timore dei giudizi altrui, al di là delle apparenze da dura, ma l’impressione è che Elodie non voglia accettare che, in fondo, ora è diventata una ‘diva’ – non è questo che voleva? Eh no, perché le successo le va bene solo se le permette di salvaguardare il privato, quasi non fosse problematico per tutti il bilancio tra guadagnare e perdere – e che qualsiasi cosa faccia, viene e verrà scrutinata.

Sento ancora la vertigine: fotografia e aspetti tecnici curati per una docu-serie opaca per intenzioni e monotona per storytelling

Elodie disinibita - Cinematographe.it
Elodie allo scorso festival di Venezia, in occasione del quale ha presentato il suo film da attrice: Ti magio

Se il montaggio è veloce e le immagini levigate, è pur vero che il mordente di cui difetta Sento ancora la vertigine dipende soprattutto proprio dall’avvitamento intorno agli spigoli di superficie della protagonista, che di sé, di ciò che è a livello profondo, in verità, fa trapelare pochissimo. Chi è oggi la bambina ricciolina e danzante che rivive nei filmati con cui si apre ogni episodio? Qual è la vertigine che la richiama per rivelare, attraverso il capogiro, qualcosa di sé e del suo desiderio? Sospettiamo che ci sia molto di più nella bambina dentro la donna e nella donna che vuole superare la bambina rispetto ai modi spicci e ai tanti nervosismi ne vengono mostrati negli episodi della serie.

Forse, l’unico moto di autenticità è quello che emerge, per intuizione, in un momento insieme a sua nonna Marise, durante la festa di laurea della sorella minore Fey: rimasta sola, Elodie sembra inclinare alla malinconia, ed allora la nonna le si avvicina e, con grande tenerezza, la dà dei bacini leggeri. Ecco, forse sarebbe stato interessante indagarla sul serio  – e non solo per sovrappiù, per evocazione incidentale – quella fragilità di ritorno all’infanzia e le fratture invisibili che ancora lascia dietro di sé: la donna incrinata rimasta fuori dal palco, sotto la maschera della donna empowered che, ammaliante, sul palco invece ci sale. Anche se sogna di essere avanti di due anni, in un futuro, a luci spente, in cui tutto è già finito.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2.4