Schmigadoon!: recensione dei primi episodi della Serie TV Apple

Il musical che vi farà innamorare di questo genere di prodotti.

Tutti odiano i Musical. O forse no. Di certo non Apple, che ha deciso di dedicare allo storico genere americano la sua nuova sfavillante (e canterina) serie TV. Si chiama Schmigadoon!, e sì: è piena di canzoni. Attenzione però, Cinco Paul e Ken Daurio, creatori dello Show, hanno preparato la scusa perfetta per proteggere il vostro inamovibile disprezzo. Vi basterà dire che Schmigadoon! è una parodia, anche se nel frattempo – già dopo il primo episodio – vi ritroverete a canticchiarne melodie e strofe. Perché tutti odiano i Musical, ma diamine se sono contagiosi (My gal loves corn puddin’, she eats it constantly…).

Schmigadoon! ha esordito su Apple TV+ venerdì 16 luglio con due episodi première, a cui seguiranno ogni venerdì nuove puntate, per un totale di sei. Una miniserie, dunque, che apre al pubblico una tra le situazioni più buffe e inaspettate della stagione televisiva.

Benvenuti a Schmigadoon!

Schmigadoon!

Protagonista delle vicende è una coppia: Josh (Keegan-Michale Key) e Melissa (Cecily Strong). Per loro, la situazione non è delle migliori. Innamoratisi sul posto di lavoro, vivono il tramonto dell’amore. Melissa sembra crederci ancora, Josh forse no. Dinamiche di coppia comuni, schiuse a un mondo straordinario: Schmigadoon!. Proprio mentre i due stanno dedicando un weekend a ritrovare loro stessi (con scarsi risultati) nella natura più selvaggia e incontaminata, un ponte li conduce oltre la realtà grigia dei continui litigi. Capitati a Schmigadoon osservano un mondo di colori accesi, palazzi in cartongesso e…sì, canzoni. Una magia? Un’allucinazione? Ovviamente Schmigadoon! è anche il regno del mistero, e la coppia – realizzata l’entità del pericolo – tentano di fuggire.

Per molti sarà istintivo leggere SchimdaDOOM. Perché ritrovarsi obbligati in una terra pensata sulle forme del Musical ricorda un po’ una dannazione. Ma che nessuno si muovi: da Schmigadoon! non si scappa. Non prima di aver trovato il vero amore. Compare infatti un Leprecauno (sì c’è un Leprecauno, ma non è la cosa più strana: avete mai sentito una canzone sul budino di mais?) a informarli che “Dentro i confini di Schmigadoon resterai imprigionato finché il vero amore non avrai trovato”. Un reprise favolistica ai problemi di coppia dei due protagonisti, incastrati nel luogo incantato e così costretti ad ammettere le condizioni del loro amore.

Tutti assieme appassionatamente…forse

Schmigadoon!

Freschi dei primi due episodi ci chiediamo: dove può andare Schmigadoon!? L’idea è forte, a tal punto che spaventa possa avere già brillato abbastanza. Il paesino incantato si abita però di personaggi di tutto interesse, abbastanza cartooneschi – in linea con la parodia – da garantire sviluppi del tutto imprevedibili e opposti alle apparenze. C’è il sindaco imbellettato, che ritroviamo nel bosco intento a cantare la propria tristezza (è gay, anche se nel senso di felice: non la miglior battuta dello Show ma ok, ha senso per lo stordimento dei personaggi fiabeschi) ma anche la subdola e reazionaria moglie del reverendo. È a lei che dovremo guardare alla ricerca di un nuovo senso al motto della città: “We always strive for peace and happiness”. Pace e felicità, gli ingredienti perfetti per un ambiente esplosivo e del tutto contrario all’armonia cantata tra un pudding e l’altro.

Punto di vista dello spettatore coincide con la coppia, che fatica ad accettare la realtà di quanto accade. È di certo presto per avanzare interpretazioni e letture, ma appare già interessante notare il ruolo dispositivo incarnato dai due. Tra una battuta e l’altra, Josh e Melissa sembrano insofferenti davanti a una realtà di canzoni e balletti. La parodia palese – i protagonisti prendono in giro il Musical in cui la cittadina di Schmigadoon sembra incastrata – diventa strumento per una riflessione importante su un pezzo di storia del cinema e dello spettacolo. Il discorso metatestuale sembra confermarsi strumento per riscoprire un genere, il Musical. Ma anche per chiedersi come mai, oggi, sia andato scomparendo (con eccezioni straordinarie come La La Land) in favore di altro: Melissa e Josh discutono di come il cantare coordinati appaia straniante mentre il martello di Thor abbia perfettamente senso. La risposta è semplice e si nasconde nei box office: i Cinecomics, e non solo, sono i Musical d’oggi. Processo simile è di certo noto all’Horror che da tempo ride di sé mentre avanza solchi profondi alla ricerca di se stesso. Non ci sembra casuale infatti che tra tutte le analogie, Josh osservi Schmigadoon parlando di “Walking dead in chiave Glee” e citando “Wicker man”.

Prima di tutto, però, Schmigadoon! è una riflessione sulla coppia e l’amore, costretto a perdersi in un luogo immaginario per mettere in pausa un mondo dove non c’è tempo per cantare le emozioni. Singolare come l’allucinazione di Josh e Melissa ricordi quella di altri film, simili ma opposti, come 7 minuti dopo la mezzanotte I Kill Giants, dove, però, l’immaginazione fiabesca aiutava a elaborare un lutto. Vedremo come andrà, nel frattempo preparate le corde vocali: è tempo di cantare qualunque cosa. “You put the corn in the puddin’, And the puddin’ in the bowl”.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

2.9

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