Sagrada Familia: recensione della serie TV Netflix

Sagrada Familia, la serie TV Netflix scritta e diretta dal messicano Manolo Caro con Najwa Nimri e Alba Flores nel cast

Disponibile su Netflix in tutti i Paesi in cui è attiva la piattaforma, Sagrada familia vede il ritorno sulla scena di una coppia nota al grande pubblico, quella composta da Najwa Nimri e Alba Flores che, dopo La casa di carta continuano a essere protagoniste della serialità spagnola contemporanea. Sagrada familia esplora il tema della maternità con una prospettiva rinnovata, in cui suspense e mistero ricoprono un ruolo fondamentale. Alla fine degli Anni ’90 Gloria (interpretata da Najwa Nimri) vive in un lussuoso rione della periferia di Madrid insieme a suo figlio Hugo; qui, la donna conduce una vita serena in cui stringe forti legami di amicizia con altre donne del quartiere, anche loro madri di piccoli bimbi. Ma ben presto il passato di Gloria si affaccia sul suo presente, avanzando senza pietà e minando il suo ritrovato equilibrio: così facendo, i confini tra realtà e apparenza sociale diventano sempre più labili e difficili da riconoscere. Una coppia di nuovi vicini appena arrivati sembra infatti intenzionata a fare luce su ogni zona d’ombra del passato di Gloria e della sua famiglia.

Sagrada Familia: false verità e racconti lacunosi nella serie TV con Najwa Nimri e Alba Flores

Sagrada familia è una serie formata da otto puntate, scritta e diretta dal messicano Manolo Caro, che con passo costante ma non lineare dipana una matassa fatta di false verità e racconti lacunosi. In questo labirinto di verità e riflessi di realtà, il pubblico è guidato alla scoperta di una dimensione genitoriale fuori dai consueti schemi. Proprio come suggerisce la sigla della serie, la narrazione giustappone i diversi elementi come accade in un caleidoscopio, in cui a seconda della prospettiva che si decide di assumere le immagini restituite sono sempre diverse tra loro. Il dato emotivo e quello suggestivo finiscono con l’influenzare fortemente la verità oggettiva, la quale diventa preda di un gioco di specchi riflessi tale da confondere le idee per lungo tempo, almeno all’interno della diegesi. Tutta la storia misteriosa del passato di Gloria è dettata da un istinto materno che rischia spesso di andare oltre i confini della lucidità mentale, dando vita a una forma di distorsione della realtà in cui ogni mezzo viene giustificato in nome di una sedicente giustizia materna. La figura di Gloria diventa sempre più quella di una padrona severa e tiranna, che muove le fila della vita sua e degli altri suoi familiari, cercando di preservare l’equilibrio di una comunità a dir poco problematica. Sagrada familia racconta di come una madre si accieca di fronte alla necessità di proteggere (quello che è convinta sia) il bene di suo figlio e per farlo arriva finanche a sacrificare le esistenze dei suoi altri figli.

La maternità distorta

Con una recitazione lucida e mai fuori fuoco Najwa Nimri restituisce la figura di una donna che resta sommersa dalla sua dimensione di maternità. A Sagrada familia va riconosciuto il pregio molto importante di accennare (pur senza mai approfondirlo) un senso di maternità distorto in molte maniere, accostando al personaggio di Gloria quello di altre madri allucinate, ognuna per motivi diversi, e tutte ugualmente intente a garantire un aspetto di facciata limpido e inattaccabile. Pur encomiabile per questa intenzione di svelare l’ipocrisia regnante in una società fermamente fondata sul concetto di famiglia e natalità, la serie risulta spesso stagnante in una narrazione iterata e indecisa se puntare tutto sul senso del pathos familiare o se andare verso una dimensione più vicina a un racconto del mistero.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.5

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