Resident Alien: recensione finale della serie con Alan Tudyk

Su Rai 4 si è conclusa la prima stagione di Resident Alien, la sci-fi comedy dello sceneggiatore dei Griffin Chris Sheridan; un piccolo gioellino di comicità.

Ieri sera sono andati in onda su Rai 4 gli ultimi due episodi di Resident Alien, la sci-fi comedy con Alan Tudyk. Si conclude così la prima stagione di una serie interessante, divertente e soprattutto ben scritta. I dieci episodi che la compongono delineano una passione pura per lo storytelling, con un racconto maturo e al passo coi tempi. Tratta dall’omonimo fumetto di Peter Hogan e Steve Parkhouse, la serie poggia perfettamente sull’abilità comica di Tudyk, capace di calzare perfettamente i panni del suo personaggio. A lui si aggiunge un ottimo cast, che invece di rimanere all’ombra del protagonista ne amplia la portata.

Resident Alien è tutto ciò che possiamo desiderare da un prodotto di questo genere, in grado di raccontare l’umanità attraverso l’altro, l’alieno. Lo sguardo distaccato e curioso che ci osserva e analizza al microscopio. Come siamo piccoli e goffi visti dall’alto dello spazio, quasi buffi nei nostri sogni e nelle nostre routine. La comicità trova a tal proposito il suo senso d’essere. Attraverso la risata contempliamo noi stessi, e il dottor Vanderspeigle/Hah Re è il mezzo con cui ciò avviene. Alan Tudyk è un maestro della mimica facciale, come dimenticarlo nei panni di Steve il pirata in Dodgeball o quello di Simon in Funeral Party. L’attore è l’incarnazione dell’outsiders, come nella serie della DC Doom Patrol, dove veste i panni dello stupendo Mr. Nobody. Con Resident Alien aggiunge un ulteriore tassello, incarnare l’outsiders per eccellenza, l’alieno.

Resident Alien: la Terra vista attraverso gli occhi dello spazio

Resident Alien - Cinematographe.it

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Il primo episodio ci porta direttamente nella piccola cittadina di Patience, Colorado. La polizia locale arriva alla baita del fantomatico Dr. Harry Vanderspeigle per una consulenza su un omicidio. Qui, il presunto dottore è intento a pescare sul lago, finché non volge lo sguardo rivelando la sua vera identità: è un alieno. Bastano poco più di due minuti a Resident Alien per raccontarci tutta l’essenza della serie. E in quei pochi minuti iniziali ci ha già catturato. Incontriamo il duo poliziesco, lo sceriffo “Big Black” Thompson (Corey Reinolds) e la vice Liv Baker (Elizabeth Bowen). I due condividono un’ottima chimica, e lungo la stagione saranno protagonisti di divertenti siparietti. L’Harry/alieno è sulla Terra per un unico scopo, sterminare la razza umana. Piccolo problema, la sua navicella è stata colpita da un fulmine nell’atmosfera terrestre, portandolo così ad un atterraggio di emergenza. Solo e senza il suo dispositivo, il nostro si nasconde tra gli umani in attesa di rimettere insieme la sua nave, ora sepolta sotto strati di neve.

Ma nei panni di Harry inizierà a provare sentimenti umani e, soprattutto, ad avere risentimenti sulla sua missione. Il tutto si complicherà quando verrà chiamato dalla polizia locale di Patience ad analizzare il corpo di un uomo che in tutta probabilità è stato assassinato. La conoscenza di Asta (Sara Tomko) e D’arcy (Alice Wetterlund) lo porterà a comprendere piano piano le interazioni tra le persone, e come affrontare tutta una serie di emozioni fino a quel momento sconosciute: come una fame insaziabile. Resident Alien ci porta inoltre a comprendere la realtà di paese, con le sue piccole routine. Il sindaco Hawthorne (Levi Fieshler) è in tal senso il Cicerone di Patience, una versione comica con diversi problemi coniugali e un figlio che non comprende.

Harry Vanderspeigle: l’alieno che doveva distruggere la Terra

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Alan Tudyk convoglia su di sé l’attenzione, come un gigantesco magnete. Come se fosse in possesso di una sua forza gravitazionale. Fa suo lo spazio d’azione, ogni oggetto diventa azione, movimento, affordance; un po’ come Charlie Chaplin. Il suo è quasi un ritorno al cinema muto, dove l’espressività era tutto. Ed è proprio qui l’assurdità del suo personaggio, ad ogni episodio l’alieno acquista sempre maggior umanità, e l’umano stravaganza. Tudyk è più naturale quando non indossa le vesti umane. Harry, agli occhi dei cittadini di Patience, risulta strambo e asociale. Emblematica in tal senso è la scena in cui l’Alieno impara a muoversi all’interno del corpo umano. È un bambino che muove i primi passi, e impara a relazionarsi con l’altro.

Non solo, Harry fa di tutto per di non ritrovarsi in situazioni che lo possano smascherare, eppure ci finisce lo stesso. È la sua condanna, nella sua riluttanza di aiutare gli altri finisce sempre per farlo. In lui, le persone, vedono una figura con cui confidarsi, essere sinceri. Resident Alien abbatte il concetto di diverso come aberrazione, qualcosa da isolare. Harry è diverso da tutti, eppure convoglia su di sé l’attenzione, non viene mai lasciato ai margini. Certo, è il temporaneo medico della cittadina, ma fuori dallo studio instaura un’ottima amicizia con Asta, e qualcosina di più con D’arcy. Nel corso della stagione avrà anche modo di trovare un punto d’incontro con il piccolo Max (figlio del sindaco), l’unico che riesce a vedere il suo vero aspetto. Harry vorrebbe subito sbarazzarsene, e nei vari episodi ci proverà a più riprese. Il rapporto prima conflittuale tra i due si trasformerà poi in intesa, e infine in amicizia. Max affronterà le sue paure, i suoi timori, riscoprendo anche il rapporto con i genitori. Il finto Dr. Vanderspeigle, colui che doveva distruggere la Terra diventa il salvatore degli abitanti di Patience.

Resident Alien: direttamente da Terminator, una guest star d’eccezione

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Resident Alien è una di quelle serie che non si può non amare. A partire dalla sigla, un libretto delle istruzioni da seguire per comportarsi come un essere umano. Chris Sheridan, sceneggiatore dei Griffin, ha svolto un ottimo lavoro, portando la serie verso sentieri sconosciuti a prodotti di genere. Ciò che stupisce è una complessità narrativa accattivante e una comicità mai estremizzata. Veniamo coinvolti su più piani, come in una giostra di emozioni. L’asticella dell’assurdità si alza ad ogni episodio. L’ultimo episodio, Heroes of Patience, si chiude con un ottimo cliffhanger, che sapremo evolversi nella seconda stagione. Si, Resident Alien è stata rinnovata per un nuovo ciclo di episodi, e non poteva essere altrimenti.

La storia ha introdotto le forze militari, aree 51, è un generale dell’esercito che tutti gli appassionati di fantascienza avranno riconosciuto. Ebbene sì, stiamo parlando di Linda Hamilton, la Sarah Connor di Terminator. Una guest star niente male, per un piccolo gioiellino quale è Resident Alien. Non potevano mancare le cospirazioni militari e astronavi nascoste. La sceneggiatura, però, ammanta il tutto di un’aura nuova e divertente, dove finalmente Harry accetta la sua parte umana e si appresta a tornare a casa. Piccolo imprevisto, il piccolo Max è rimato sulla nave spaziale ora nello spazio profondo. Il suo piano di lasciare la Terra andrà a rotoli o nella prossima stagione vedremo il pianeta natale dell’alieno? Sono domande che avranno risposta, forse, all’uscita del trailer della prossima stagione. Nel frattempo possiamo gustarci gli episodi on demand su Rai Play.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.3

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