Pose – Stagione 2: recensione della serie TV con Billy Porter

Billy Porter torna protagonista nella seconda stagione di Pose, finalmente disponibile anche su Netflix Italia: la nostra recensione dei nuovi episodi.

Dopo lo strabiliante successo della prima stagione, Pose torna finalmente in Italia con i nuovi episodi. La seconda stagione, arrivata a qualche mese di differita dalla programmazione statunitense, per certi versi risulta ancor più d’impatto rispetto al debutto avvenuto lo scorso anno. Premiata con riconoscimenti televisivi importanti, Pose riprende a raccontare le vicende di un gruppo di omosessuali e transessuali nella New York a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del nuovo decennio.

Pose: la seconda stagione approfondisce le tematiche introdotte nella prima

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I nuovi episodi della nuova stagione di Pose continuano a raccontare le gioie e i dolori della House Evangelista, guidata da madre Blanca, interpretata da MJ Rodriguez, della casa Abundance di Elektra (Dominique Jackson), di Pray Tell (Billy Porter) e dei personaggi a loro vicini. Evitando di raccontare nei minimi dettagli la trama di questa seconda stagione della serie tv creata da Ryan MurphyBrad Falchuk e Steven Canals, non possiamo che esimerci dall’analizzare episodi certamente ricchi di pathos narrativo e profondamente riflessivi verso alcune importanti tematiche. I temi principali sono i medesimi della precedente razione di episodi: l’importanza della famiglia, l’orgoglio personale e la voglia di realizzarsi, la lotta ai diritti in un mondo cieco verso le minoranze.

Leggi qui la recensione della prima stagione

Agire insieme contro il mostro dell’AIDS

Se possibile, come detto nella nostra introduzione, questa seconda stagione di Pose spinge ancor più sull’acceleratore e racconta con maggiore enfasi le problematiche di una realtà invisibile agli occhi di chi non vuole vedere. Il primo episodio intitolato Agire insieme ci catapulta immediatamente nel 1990 quando, di fronte al fantasma minaccioso dell’HIV, sempre più corposo, la comunità LGBT cominciava a raggrupparsi per condividere non solo la malattia, ma anche per iniziare una lotta all’informazione e all’educazione sessuale. Tutto questo facendosi largo attraverso il bigottismo cattolico bianco, primo vero nemico di questa malattia diventata, suo malgrado, simbolo di un epoca. Come spiega Pray Tell più e più volte durante le scintillanti serate dei Ball:Il mondo inizia ad accorgersi di noi, è ora il momento di mostrare chi siamo veramente“. Pray, egregiamente interpretato da un passionale Billy Porter, è il personaggio che meglio incarna il ruolo del leader, nonostante non voglia mostrarlo esplicitamente: convivendo silenziosamente con la malattia, Pray si fa paladino di una comunità che inizia fortemente a lottare per diritti a lungo negati. Al tempo stesso Pray cresce assieme alla sua malattia: facendo tesoro della sua condizione negativa, il personaggio riesce ad uscire dal sentimento di rabbia trasformandolo prima in accettazione, poi lotta, poi diventando guida verso altri.

Essere una Madre con la famiglia che hai scelto

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Lasciate le luci e i colori delle ballroom, veniamo messi di fronte ad una quotidianità fatta di duro lavoro e voglia di esser finalmente visti da quella società che considera la comunità LGBT un rifiuto da non considerare. Le houses che si vengono a creare coincidono con il volere una famiglia e fare gruppo per lottare assieme contro le avversità della vita e della società. Blanca, nominata Madre dell’anno ai Ball della scorsa stagione, è l’emblema della figura materna: è una donna lottatrice, non solo per se stessa – in questa stagione proverà ad aprirsi un’attività scontrandosi con una potente, meschina ed omofoba donna d’affari – ma soprattutto guida ed angelo custode per i suoi figli acquisiti: Damon, che sempre più si fa strada nel mondo della danza, o Angel, che riesce ad entrare nel crudele e competitivo mondo della moda. Compito di una madre è anche quello di consolare i propri figli, soprattutto nel momento della perdita. Il tema della morte si presenta come un’ombra onnipresente e Blanca, assieme a Prey Tell ed Elektra provano a sostenere e a sostenersi a vicenda quando viene a mancare un amico. Il tema della malattia si lega indissolubilmente a quello della famiglia in un racconto tanto potente quanto sensibile e delicato.

Vogue, Strike a pose!

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Nella meraviglia stilistica di Pose è impossibile non raccontare la bellezza visiva dei ball. Veri e propri campi da battaglia a suon di pose e balli, le Houses si scontrano senza esclusione di colpi e regalando agli spettatori estasiati un caleidoscopio di luci e colori e pailettes scintillanti sulle note dei più grandi successi pop, r’n’b, funky e soul. Le lotte quotidiane vengono messe da parte – si fa per dire – e le case si scontrano per la gloria della famiglia. Se in strada si racconta il cambiamento sociale, nelle ballroom si racconta il cambiamento culturale che si fa corpo ed anima. La musica, elemento fondamentale in Pose, si personifica in questa seconda stagione con Vogue, il successo di Madonna, diventato simbolo di una cultura pop esplosiva e sconcertante pronta a scuotere il mondo.

Pose: una serie tv sincera ed imperdibile

Su Pose si potrebbe dire tanto altro di più. Per quale motivo non dovremmo assolutamente perdere questa serie tv? I motivi sono molteplici. Le tematiche profonde e riflessive, l’alto tasso emotivo che trasuda dai singoli personaggi, diversi e variegati, ma mossi da personalità forti e caratteristiche – impossibile non innamorarsi ad esempio di Elektra, donna apparentemente incoerente ma alimentata da una propria moralità intaccabile – che lottano, e amano appassionatamente e delicatamente. È una serie di buon cuore, Pose. Riesce a muoverti dentro, a leggerti quasi, e a spingerti verso una visione più aperta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4

3.7