Petra: recensione della serie Sky con Paola Cortellesi

Recensione di Petra, la nuova serie tv italiana targata Sky, diretta da Maria Sole Tognazzi e con Paola Cortellesi protagonista.

Petra: un nome breve, semplice, conciso, capace di rimanere impresso nella memoria per la sua originalità (no, non è la versione femminile di Pietro) ma che, a partire dai prossimi giorni, sarà un po’ più comune in quanto scelto per diventare il titolo di una nuova serie tv pronta a conquistare il grande pubblico di Sky Cinema a partire da lunedì 14 settembre. Petra è anche il nome dalla sua protagonista, interpretata da Paola Cortellesi che si riunisce così,  a quasi vent’anni di distanza, con la regista Maria Sole Tognazzi a vent’anni dalla loro precedente esperienza in Passato Prossimo. Se il film del 2003 segnava l’esordio alla regia della più riservata dei fratelli Tognazzi per quanto riguarda il grande schermo, Petra equivale alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa per un’opera destinata alla televisione. Considerando il risultato ottenuto, sembra che Paola Cortellesi rappresenti un talismano porta fortuna per la sua carriera da regista.

Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi, due perfetti Petra e Garzòn

Petra - Cinematographe.it

Photocredit: Luisa Carcavale

La serie tv punta su colori scuri che valorizzano le atmosfere tipiche del giallo e del noir. Non è uno sguardo al passato, quello di Petra ma, piuttosto, una finestra sul presente: un tempo nel quale la quotidianità viene scandita da tremendi fatti di cronaca che sgomitano per farsi largo sulle prime pagine dei media e che ci ricordano quanto sia difficile non vivere nella paura. Sarà anche la voglia di cambiare, nel suo piccolo, questo mondo a spingere Petra Delicato (Delicado nella versione letteraria) a mollare le certezze della sua precedente vita per ripartire da zero e rimettersi in gioco come donna e come professionista. Era un avvocato di successo, sposata con un uomo carismatico, secondo i canoni classici della società non le mancava niente ma in realtà le mancava tutto, a partire da se stessa.

Sceglie così di immergersi nella realtà poliziesca: anziché difendere gli assassini in tribunale, finisce per smascherarli ed affidarli alla giustizia. Riuscirà a farlo, caso dopo caso, accompagnata dal suo “compare” Antonio Monte (Garzòn Fermìn nei romanzi), interpretato per l’occasione da Andrea Pennacchi: i due all’inizio si annusano, si osservano ma passa poco tempo prima che tra loro inizi a crescere una profonda sintonia, un legame che non è possibile etichettare ma che rappresenta, a tutti gli effetti, il punto di forza dei romanzi di Alicia Giménez Bartlett sui quali la serie tv si basa.

Trascorre poco tempo prima che Petra e Antonio diventino complementari ed essenziali l’una per l’altro perché, effettivamente, c’è fin troppo poco tempo per raccontare l’evoluzione del loro rapporto, così come il lento avanzare delle indagini. Chi ha letto i romanzi, infatti, si renderà presto conto di quanto per ogni singolo romanzo sarebbe stato necessario realizzare un’intera stagione della serie tv. I libri di Alicia Giménez Bartlett sono talmente tanto ricchi di dettagli e aspetti da approfondire da offrire materiale sufficiente per almeno quattro o cinque episodi della durata di un’ora ciascuno. Ciò che vediamo invece nella serie tv sono episodi che concentrano in un’ora e mezza storie da quasi 300 pagine: questo fa sì che in ogni sequenza sul piccolo schermo trovi spazio un colpo di scena, lasciando poca possibilità di immaginazione, di suspense e di stimolazione dell’intuito per tentare di risolvere in anticipo il caso.

La serie tv rimane comunque fedele alla descrizione dei vari personaggi che appaiono tra le pagine dei romanzi e che l’autrice descrive talmente bene da rendere molto semplice alle persone la materializzazione della loro figura nella propria mente. L’esempio più calzante e riuscito è quello di Garzòn Fermìn che nello show di Sky risulta diverso soltanto nel nome, essendo Andrea Pennacchi l’incarnazione perfetta del vice-ispettore immaginario.

L’ispettrice è come Genova, resiliente e fiera

Petra - Cinematographe.it

Photocredit: Luisa Carcavale

A fare da sfondo alla vita e alle indagini di Petra è Genova che va così a sostituire in maniera più che convincente la Barcellona dei romanzi e diventa a tutti gli effetti la terza protagonista dello show. Scenari di una città portuale che, proprio come Petra, nel corso della sua storia ha dimostrato di sapersi rimboccare le maniche e ricominciare più volte da zero, mostrandosi al resto del mondo ancora più forte e fiera.

Petra viene descritta come una donna indipendente, libera, che sta bene da sola. Viene dunque da chiedersi cosa l’abbia spinta a sposarsi più volte, proprio lei che dice di essersene pentita subito dopo aver pronunciato il fatidico sì. Come si direbbe in certi casi: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Nonostante la brevità della serie firmata da Maria Sole Tognazzi, nel corso degli episodi assistiamo ad un’evoluzione della protagonista dal punto di vista affettivo: nelle primissime scene del primo episodio conosciamo una Petra asociale, sul piede di guerra con la maggior parte delle persone che incontra ma già nel terzo episodio la troviamo ammorbidita, sia con Monte che con l’uomo che le fa battere il cuore (che sembra tutt’altro che un semplice complice per del sesso occasionale). Ancora una volta, dunque, risulta complicato etichettare l’ispettrice Delicato che risulta essere tutto ed il contrario di tutto ma, molto probabilmente, è proprio questo aspetto a renderla così irresistibile.

A differenza dei romanzi, nei quali trovano ampio spazio i pensieri di Petra (lei dice sempre ciò che pensa ma le cose più divertenti le tiene per sé), nella serie tv si fa più fatica a comprendere fino in fondo cosa passi nella testa della donna rispetto a ciò che le accade intorno e soprattutto all’interno dei dialoghi dentro e al di fuori del Commissariato. In questo caso bisogna ricorrere esclusivamente al talento di Paola Cortellesi che, dopo aver letto i libri, ha saputo rendere suoi questi pensieri e quindi farli emergere attraverso gli sguardi e le risposte taglienti di Petra che proprio non riesce a digerire le domande superflue o le parole dette solo per riempire silenzi troppo difficili (per gli altri) da gestire.

C’è un po’ di Petra in ciascuno di noi che cerca soltanto il coraggio per uscire fuori

Petra - Cinematographe.it

Photocredit: Luisa Carcavale

Petra riesce così a diventare un punto di riferimento per molte donne che nella società odierna, nonostante tutti i passi fatti per raggiungere una determinata emancipazione, ancora faticano ad imporsi e quindi a fronteggiare un’impronta prettamente patriarcale che domina in numerosi ambiti professionali. A partire dall’ex marito che la voleva più defilata, passando per attuali colleghi e superiori che inciampano spesso e volentieri in considerazioni che arrivano a sminuire la sua autorità, Petra sembra essere messa sempre sotto esame e sembra dover dimostrare sempre qualcosa in più. Saprà comunque convincere soprattutto se stessa di poter dettare le regole, cambiare il sistema dall’interno e gestire al meglio la sua nuova vita.

Alla fine di ogni episodio Petra sceglie di inserire in una scatola un oggetto che simboleggia ciascun caso risolto, ma è lei stessa a rappresentare l’intero contenitore, scegliendo di portare con sé le storie che arriva a conoscere e approfondire a 360 gradi, soprattutto i lati più oscuri, e che la fanno sentire ogni volta più libera ed orgogliosa di essere arrivata a fare ciò che la rappresenta al meglio. Quanti di noi possono dire di aver trovato il coraggio necessario per fare altrettanto?

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.2

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