Outlander – Stagione 7: recensione della serie TV su Sky

Dal 19 luglio 2023 su Sky arriva la prima parte della settima stagione di Outlander, la serie TV con Sam Heughan e Caitríona Balfe sempre in bilico tra Storia, viaggi nel tempo e sentimento.

Perché il tempo è sempre stato l’arbitro inappellabile, non deve stupire che giochi un ruolo decisivo anche nella settima stagione di Outlander, che in Italia arriva con la prima parte e i suoi otto episodi il 19 luglio 2023 in esclusiva su Sky (al ritmo di due a settimana), i restanti otto previsti (per tutti) nel 2024. Vale la pena di ricordare che la serie Tv è l’adattamento su piccolo schermo dell’omonimo ciclo di romanzi nato dalla penna della scrittrice americana Diana Gabaldon. Sviluppo seriale ad opera di Donald D. Moore.

Outlander 7 cinematographe.it recensione

Formula vincente non si cambia: Storia, amore, azione e viaggi nel tempo, più qualche provvidenziale incursione di umorismo a stemperare i toni cupi. Settima stagione per Outlander, la penultima, a otto si chiude; basta questo a spiegare il senso di attesa spasmodica che percorre il racconto, in particolare nei primi quattro episodi. Che ci portano dritti nel cuore della Storia: tredici speranzose colonie in attesa di diventare altro, è il tardo XVIII secolo, un attimo prima che l’incendio della ribellione all’autorità inglese divampi in una guerra d’indipendenza. Il cast torna al gran completo: Caitríona Balfe, Sam Heughan, Sophie Skelton, Richard Rankin e John Bell.

Outlander – Stagione 7: l’amore ai tempi di George Washington

La sesta stagione di Outlander non si era conclusa nel modo migliore per Claire Randall Fraser (Caitríona Balfe), l’infermiera inglese viaggiatrice del tempo sempre in bilico tra la nostalgia di casa (il XX secolo) e la nuova vita e l’amore coltivato tra le due sponde dell’Oceano Atlantico nella seconda metà del Settecento. Era finita così: Claire arrestata, presunta colpevole della morte di Malva Christie (Jessica Reynolds), quando in realtà ne aveva solo scoperto il corpo e tentato, senza riuscirci, di far nascere il suo bambino. Jamie Fraser (Sam Heughan) ha la sua parte di problemi e non può aiutarla, deve render conto della defezione dalle forze armate britanniche. Claire e Jamie si amano di un amore più forte di tutto, anche del tempo. Un sentimento, questo, che è la forza motrice della serie.

Stavolta, a venire in soccorso dei due protagonisti è la Storia in persona, maiuscola compresa. Sì perché, con una ribellione nelle colonie e una guerra all’orizzonte, i ritmi e le procedure della vita civile sono completamente stravolti. Vale anche per il sistema giudiziario inglese: rallentato, distorto, aggiustato all’occorrenza. Soprattutto rallentato, una buona sponda per i tentativi di Jamie di salvare la donna, sempre in compagnia del giovane Ian (John Bell). Anche Claire trova il modo di scavarsi un metaforico tunnel verso la libertà, facendo quello che le riesce meglio: aiutare gli altri. Particolarmente toccante è il confronto con Tom Christie (Mark Lewis Jones), il padre di Malva; della sua innocenza lui non ha mai dubitato, neanche per un attimo.

Il ricongiungimento tra Claire e Jamie non arriverà come una sorpresa al pubblico di Outlander. Né stupirà che, Guerra d’indipendenza alle porte e tutto il resto, il focus della serie rimanga intimo e molto vicino al cuore dei personaggi. Jamie e Claire non sono i soli a cercare un riparo dalla tempesta della guerra. La grande trasformazione alle porte la affronteranno conoscendone l’esito in anticipo, un aspetto che peserà molto in vista dell’ultima stagione. I Fraser sono una grande famiglia e quello che vale per Jamie e Claire vale anche per la figlia della coppia, Brianna (Sophie Skelton), innamorata (ricambiata) di Roger Wakefield (Richard Rankin), aspirante predicatore; viaggiatori nel tempo pure loro e costretti a una scelta esistenziale dolorosa ma importantissima. C’è anche Ian, per cui Jamie sogna un futuro diverso, lontano dall’America. Di nuovo a casa, in Scozia. George Washington permettendo.

L’equilibrio di Storia, amore e fantastico. E la forza di un cast

outlander stagione 8 - cinematographe.it

La calma prima della tempesta, giusto? Trarre conclusioni sul senso e la direzione imboccata da questa settima stagione di Outlander è complicato, in assenza della controprova rappresentata dai restanti otto episodi, che come detto arriveranno solo nel 2024. Ogni giudizio è soggetto alla revisione del tempo, l’arbitro di un bel mucchio di cose, in scena e fuori. Il mood qui è serafico e controllato, costruito sull’attesa dell’evento fondamentale che occuperà gran parte della stagione conclusiva. Nell’attesa che la Guerra d’indipendenza americana trasformi irrevocabilmente la storia e la vita del continente (e non solo), la serie non dimentica che il segreto del suo successo è sempre stata la forza di un legame inossidabile. L’amore di Jamie per Claire e viceversa è l’approdo e il punto di partenza di tutte le cose importanti che succedono in Outlander.

Importante, impontantissima, è l’alchimia e la chimica forte tra i due protagonisti. Il successo di una storia, al cinema e in televisione, è sempre il prodotto, l’intreccio, di molti elementi; il fattore casting, se non quello decisivo, è certo uno dei più. Aveva ragione Truffaut a sostenere che ogni buon film, al di là delle cose che racconta, è anche e soprattutto un documentario sull’attrice o l’attore protagonista. Outlander concorda adeguando il ritmo e il passo del racconto alla personalità e al fascino di Sam Heughan e Caitríona Balfe: autorevole e carismatico lui – papabile Bond per un certo periodo – senza arroganze e ottusità maschiliste. Compassionevole e decisa, forte ma in modo realistico, calibrato, lei. Hanno avuto sette stagioni per perfezionare il loro rapporto: duro lavoro e tempo a sufficienza. Il tempo è fondamentale.

In maniera più sfumata e con qualche aggiustamento, la dinamica si riflette anche nella coppia “secondaria”, Sophie Skelton e Richard Rankin. Davvero Outlander è una serie costruita in maniera intelligente: da un lato, insaporisce il racconto mescolando generi, atmosfere e influenze. L’alchimia di dramma, evocazione storica, fantasy/ fantascienza e sentimento è una combinazione interessante, manovrata con equilibrio. Dall’altro, nessuna buona storia funziona senza una bussola, un perno ideale cui poggiarsi nei momenti di difficoltà. Qui è l’amore tra i due protagonisti a inquadrare, razionalizzare e mantenere ben proporzionato il contesto storico fantastico. Senza sentimentalismo, Outlander bilancia bene le piccole storie la grande Storia.

Outlander – Stagione 7: conclusione e valutazione

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La settima stagione di Outlander prepara il terreno per il pirotecnico gran finale senza disperdere ragioni e segreti del suo duraturo successo: mix di generi e un’attenzione forte al rapporto tra i protagonisti. Molto dipenderà da come evolveranno le cose nel futuro prossimo, la stagione in tutta la sua dignità è una transizione verso qualcosa d’altro. Ma quest’attesa, disegnata in maniera solida e puntuale, è tutt’altro che vana. Sentimento, senza eccessi melensi. Evocazione storica, per nulla legnosa e rigida. Fantascienza e fantastico, con un bel senso della misura.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1

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