Orgoglio e Pregiudizio: recensione della docu-serie sulla storia della comunità LGBTQIA+ in Italia
Guardando Orgoglio e Pregiudizio, non si può restare indifferenti. È una docu-serie che non parla “di loro”, ma “di noi”.
Con le parole che seguono, pronunciate da Franco Grillini, si apre Orgoglio e Pregiudizio, la docu-serie evento prodotta da Libero Produzioni in collaborazione con Sky TG24, in onda il 24, 25 e 26 ottobre su Sky TG24 e in streaming su NOW: “Non si può capire l’importanza del World Pride se non si studia il passato. Senza conoscere il passato non c’è né presente né futuro. Perché la differenza tra passato e presente è talmente clamorosa che ci racconta dell’importanza dell’avanzamento dei diritti.”
Un incipit potente, che definisce il tono di un racconto storico, politico ed emotivo insieme: un viaggio nel tempo che restituisce voce, memoria e dignità al lungo cammino del movimento LGBTQIA+ italiano.
Una produzione che unisce l’impegno civile ad un linguaggio televisivo di qualità

Scritta da Andrea Frassoni e Marco Falorni — che ne firma anche la regia — e realizzata sotto la cura editoriale di Tonia Cartolano, la serie si distingue per la qualità cinematografica e il rigore del racconto.
Falorni, già autore di documentari sociali dal forte impatto emotivo, costruisce un tessuto narrativo in cui le immagini d’archivio dialogano con le testimonianze contemporanee. Frassoni, giornalista e sceneggiatore, porta invece un approccio narrativo intimo e corale, capace di dare umanità anche agli eventi storici più noti.
La produzione di Libero Produzioni, attenta a progetti che uniscono impegno civile e linguaggio televisivo di qualità, conferma qui una sensibilità rara nel panorama italiano.
Orgoglio e Pregiudizio: dal Delitto di Giarre ai 25 anni del World Pride

Il primo episodio si apre citando il delitto di Giarre, evento tragico e simbolico che segna la nascita di una nuova consapevolezza pubblica. Da lì il racconto si sposta sulle esperienze collettive del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, sulla scena romana di Mucca Assassina, e sul periodo dell’AIDS, che negli anni Ottanta e Novanta travolse intere generazioni tra silenzi istituzionali e stigma sociale.
E poi arriva la rinascita: la gioia dei primi Pride , quando, come raccontano alcuni testimoni, “essere felici alla luce del sole e con un megafono in mano” era un gesto di resistenza.
Il culmine narrativo è il World Gay Pride del 2000 a Roma, evento epocale che trasformò la città in un simbolo mondiale di libertà e orgoglio, ma che dovette scontrarsi con le forti pressioni del Vaticano e la politica del tempo.
La docu-serie, infatti, affronta con coraggio anche il difficile rapporto tra la comunità LGBTQIA+ e la Chiesa cattolica, in particolare durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła).
Il suo Giubileo del 2000 coincise con il World Pride, provocando tensioni e condanne pubbliche da parte delle gerarchie ecclesiastiche. È un momento emblematico, in cui si scontrano due visioni opposte: da un lato l’universalità dell’amore e dei diritti, dall’altro la difesa di un modello di famiglia tradizionale.
La serie ricorda anche il suicidio di Alfredo Ormando, lo scrittore siciliano che nel 1998 si diede fuoco in piazza San Pietro per denunciare l’omofobia religiosa: un gesto estremo che ancora oggi interroga la coscienza collettiva.
Sul versante politico, emerge la figura di Francesco Rutelli, allora sindaco di Roma, che pur tra mille pressioni scelse di non vietare la manifestazione del 2000. La sua testimonianza, oggi, restituisce complessità a una stagione di compromessi e coraggio civile.
Orgoglio e Pregiudizio: canzoni ed immagini iconiche nella serie sui diritti della comunità LGBTQIA+
Nel racconto, le prime manifestazioni, la lotta per le unioni civili, fino alla battaglia per il DDL Zan, vengono restituite attraverso una costruzione visiva e sonora di grande forza simbolica.
Ogni momento di tensione politica o di conquista civile è alternato a una fotografia iconica — piazze piene di bandiere arcobaleno, volti commossi, mani intrecciate davanti ai palazzi del potere — che diventa il segno visivo della resistenza e dell’amore.
A queste immagini si intrecciano brani pop diventati inni di libertà, che risuonano come colonne sonore emotive di una comunità che non ha mai smesso di credere nella propria dignità.
La scelta musicale e delle immagini non è solo estetica. È in quel dialogo tra una foto che ferma il tempo e una melodia che lo attraversa che Orgoglio e Pregiudizio trova il suo battito più autentico — quello di una libertà che, anche quando viene negata, continua a danzare.
Orgoglio e Pregiudizio: un coro di voci, un racconto di libertà

Vladimir Luxuria, Elly Schlein, Francesca Pascale, Serena Bortone, Cathy La Torre, Alessandro Cecchi Paone, Nicky Vendola, Imma Battaglia, Franco Grillini, Monica Cirinnà, Alessandro Zan, Simone Alliva e Francesco Cicconetti sono solo alcuni dei protagonisti che danno volto e voce a questa storia.
Ognuno porta con sé un pezzo di cammino, una memoria, una ferita o una conquista. Il risultato è un racconto che non parla solo di una comunità, ma di un Paese intero che, lentamente, ha imparato — e che, con fatica, sta ancora imparando — a riconoscersi nella parola “uguaglianza”.
Orgoglio e Pregiudizio: valutazione e conclusione
A venticinque anni dal World Gay Pride di Roma, Orgoglio e Pregiudizio è molto più di una docu-serie: è un atto di giustizia storica e un invito alla consapevolezza.
Con immagini d’archivio emozionanti, una regia pulita e un tono narrativo empatico ma mai didascalico, Falorni e Frassoni consegnano al pubblico un lavoro di grande valore civile e culturale. Un racconto che commuove e scuote, che parla di diritti ma soprattutto di persone. Un tassello fondamentale della memoria collettiva italiana.
Guardando Orgoglio e Pregiudizio, non si può restare indifferenti. È una docu-serie che non parla “di loro”, ma “di noi”. Perché ogni libertà conquistata è il frutto di chi ha avuto il coraggio di essere se stesso in tempi ostili. E forse è questo il messaggio più forte: che la storia dei diritti non è mai finita, ma continua ogni volta che qualcuno sceglie di camminare — come dice Luxuria — dalla parte giusta della storia.
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