Open Your Eyes: recensione della serie TV Netflix

Una clinica misteriosa, un gruppo di ragazzi affetti da amnesia, oscure presenze e Debussy. Tutto questo e molto altro in Open Your Eyes, serie Tv polacca disponibile su Netflix dal 25 agosto 2021.

Se l’idea è di accostarsi a Open Your Eyes per trovarci dentro qualcosa di nuovo, si parla di una serie polacca disponibile su Netflix dal 25 agosto 2021, il rischio è di rimanere un po’ delusi. Nulla di particolarmente spiazzante nell’alchimia di generi, thriller dalle venature horror e dal solido impasto fantascientifico. Familiarità negli sfondi, nelle dinamiche e nei rapporti di forza tra i personaggi. Nemmeno lo spaesamento indotto dal finale riesce a sprigionare tutta la tensione e la carica spiazzante che, in teoria, dovrebbero appartenergli. Quindi è un no convinto, giusto?

Neanche per sogno. Se è vero che la serie non aggiorna il discorso sui generi e le atmosfere, non lavora per scardinare gli schemi della narrazione lunga (tv o streaming), va detto che l’emozione non latita, la forma è soddisfacente e la protagonista Maria Wawreniuk ha sufficiente carisma per condurre la nave in porto senza troppi patemi. Ecco, se c’è un angolazione che la serie cattura bene, riguarda proprio il modo con cui sceglie di raccontare i suoi giovani protagonisti. Di questo se ne parla più avanti.

Open Your Eyes: la storia di Julia, Adam e una clinica misteriosa

Open Your Eyes cinematographe.it

La storia è quella di Julia (Maria Wawreniuk). Ha 17 anni e non ricorda più niente, ha perso la memoria dopo un brutto incidente. Finisce in una clinica per giovani affetti da amnesia, diretta dall’impenetrabile e alquanto algida dottoressa Morulska (Marta Nieradkiewicz). Il centro si chiama “Seconda Occasione”, sarebbe il titolo del romanzo della polacca Katarzyna Berenika Miszczuk (in originale Druga Szansa) da cui la serie trae spunto. Siamo un po’ al punto di intersezione tra lo squallore del centro d’igiene mentale di Qualcuno volò sul nido del cuculo, la stravaganza accogliente di Hogwarts, l’ambiguità spazio-temporale dell’isola di Lost e le regole e la routine di…una clinica per la riabilitazione di giovani senza memoria. Senza nome. Quello è il punto di partenza.

Julia si sveglia ogni mattina al suono di una voce misteriosa che fa il punto della situazione, annotando con piglio burocratico quanto si è riusciti a estrarre dal buco nero della memoria. Fuori il mondo è strano. C’è un corvo che batte alla finestra, una inquietante ragazza dai capelli rossi, il fascino languido e glaciale del Chiaro di luna di Debussy. Julia ha talento, è una promettente pianista, tutti ne hanno, sembra l’unico modo per uscire di galera. Con l’ingombrante eccezione di Adam (Ignacy Liss), di cui Julia si invaghisce, ricambiata. Tenteranno di venire a capo del mistero.

Perché è chiaro come il sole (latitante da quelle parti) che il centro traffica in faccende che vanno ben oltre la spiegazione ufficiale. L’ambiguità e il registro allusivo sono serviti da una bella fotografia dai toni freddi e nitidi che suggerisce l’oscillazione e la comunicazione tra mondi, piani di lettura, differenti. Senza innovare il quadro, ma con un buon senso del ritmo e un gusto spiccato per la contaminazione dei generi. Il finale, rigorosamente top secret, cerca di mediare tra il detto e il non detto. Non è ancora chiaro quale sarà il futuro di Open Your Eyes, molto (se non tutto) dipenderà dall’implacabile verdetto dei numeri. Parere assolutamente non richiesto, sarebbe bene andare avanti. Con almeno un’altra stagione. Chissà.

Open Your Eyes: non il solito racconto di formazione

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Open Your Eyes parla di identità, libertà e talento. Aggiusta l’esattezza e la profondità dei suoi discorsi sul tono di voce e l’attitudine dei suoi (molto) giovani protagonisti. Qui sta la scintilla, se non di originalità, almeno di creatività abbastanza fuori dagli schemi. Giovani gli intepreti, imberbe il pubblico di riferimento. Un approccio o una serie più pedanti, avrebbero calcato le mani sul versante “racconto di formazione” della faccenda.

Avrebbero fatto collezione delle piccole gioie, delle incomprensioni, dei primi turbamenti sentimentali di questi adulti in formazione. Avrebbero permesso al racconto critico dell’adolescenza di avere la meglio sul resto. Sullo spirito e la meccanica della narrazione.

Non che Open Your Eyes non si nutra di simili preoccupazioni, ha però la capacità di integrarle nel disegno della storia in maniera fluida, organica. La ricerca di una più autentica espressione della propria personalità, la pressione a conformarsi alle aspettative del mondo “altro”, i giochi dei grandi, la voglia di essere liberi viaggiano parallele allo sbocciare dei grandi misteri della serie. Li accompagnano, si immergono dentro di essi, li colorano di un profumo ribelle e un’impressione di freschezza.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5

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