MotherFatherSon: recensione finale della miniserie con Richard Gere

Un disfunzionale triangolo familiare sul cui debole equilibrio poggia non solo il proprio futuro, ma anche quello del potere politico di un'intero Paese.

Se è vero che la famiglia è notoriamente lo specchio della società, poiché primo soggetto a plasmarne i nuovi membri, capita a volte che essa riesca a produrne uno talmente potente da poter ambire ad essere lui stesso a plasmare la società in cui nasce. La vecchia storia de “io non voglio essere il prodotto del mio ambiente, ma voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto“.

Di solito il rischio maggiore che corre tale illuminato è quello di pensare di poter gestire le sorti della propria famiglia con la stessa freddezza che esige il determinare le sorti di un Paese, comportandosi come se il proprio potere lo esoneri dall’essere, comunque, anch’egli figlio del proprio padre.

MotherFatherSon, la nuova serie BBC appena conclusasi su Sky, scritta da Tom Rob Smith (American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace) e con protagonisti Richard Gere (che torna al mondo seriale dopo anni di assenza), Helen McCrory e Billy Howle, parla proprio di un soggetto simile, affrontando le conseguenze di una vita passata a fuggire da se stessi e dalle proprie debolezze, non permettendosi di vederle  e di farle vedere neanche nei propri cari.

MotherFatherSon: la famiglia Finch

MotherFatherSon, cinematographe.it

Max Finch (Gere) è un cinico e spietato uomo d’affari americano. Originariamente attivo nel settore siderurgico, ora magnate del settore delle comunicazioni e proprietario del National Reporter, una delle testate più importanti del Regno Unito. Un self made man che, grazie agli spietati insegnamenti paterni, è riuscito a costruirsi un impero talmente potente da essere in grado di influenzare la politica di interi Paesi.

Tutto il suo successo professionale è stato improntato su un controllo maniacale e intransigente su se stesso e su tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui. A farne le spese è soprattutto il figlio Caden (Howle), erede dell’attività di famiglia, fagocitato dalle aspettative e vittima della classica maledizione di non essere come il proprio padre, e la sua ex moglie Kathryn (McCrory), tagliata fuori dalle vicissitudini familiari per essersi opposta ai piani a lungo termine del pater familias.

Allo soglia delle nuove elezioni del primo ministro inglese accadrà però un fatto inaspettato sul taccuino di Max, tale da sconvolgere l’ormai già da tempo precario equilibrio del triangolo familiare. Come se non bastasse sullo sfondo si va profilando un’indagine dal potenziale esplosivo, che potrebbe gettar luce su tutti i misfatti sul quale l’impero dei Finch si poggia.

MotherFatherSon: l’eredità dei padri e le ombre dei tempi

MotherFatherSon, cinematographe.it

Nell’approcciarsi ad una struttura da family drama classico, MotherFatherSon compie due scelte particolarmente significative per direzionare lo scorrere del suo racconto. Una riscontrabile all’interno del suo cuore narrativo e un’altra nel contesto in cui quest’ultimo viene inserito. Con fortune alterne al dir la verità.

Il personaggio di Max Finch viene costruito metodicamente, avendo cura sia di evidenziarne l’aspetto carismatico sia, allo stesso tempo, coltivando quelle insicurezze che lo portano a rapportarsi con tutti i suoi affetti senza avere mai il coraggio di porsi al loro stesso livello. Lo smascheramento di questo suo profondo disagio lo porterà dall’essere il mefistofelico minimo comune denominatore al diventare l’ennesima vittima, l’ennesimo anello della catena di un leitmotiv narrativo condotto secondo una formula che vede i figli come prigionieri dei propri padri, la cui unica scelta è uccidere o essere uccisi.

Su questa chiave, al netto di diverse debolezze su cui la sceneggiatura incappa spesso e volentieri, la serie fonda gran parte della sua riuscita, perché le permette di costruire finemente il suo protagonista, elevando anche l’elemento fortemente umano dell’ottusità, e di dare molta più forza al percorso di ribellione ed emancipazione degli altri due protagonisti. Per quanto la parabola del figlio Caiden sia fondamentalmente già vista e la rinascita di Kathryn, nonostante l’ottima prova della McCrory, vada incontro ad uno scioglimento assolutamente dipendente dal personaggio di Max.

MotherFatherSon, cinematographe.it

Sono i personaggi femminili a fare da ponte verso l’altra scelta di narrazione di cui sopra, cioè quella di creare un contesto in grado di introdurre degli scenari politici molto attuali come il populismo, il razzismo e la comunicazione terroristica, ma anche le tematiche LGBT e le malattie mentali. Un corollario, questo, di fatto molto superficiale, sorretto da stralci di trama e nulla più, e che purtroppo appesantisce tutto quello che di buono ha portato il lavoro sulle eredità paterne.

Il confezionamento tecnico di MotherFatherSon riflette per larga parte la mediocrità del pensiero con cui è scritta, che la porta a parlare in fin dei conti di troppe cose troppo male, anche solo per l’originalità dei passaggi drammaturgici o per il tempo dedicato all’approfondimento di ogni tema. Il cast è di quelli di lusso, ma neanche esso riesce a portare avanti un dramma familiare massiccio nel senso pesante del termine, al quale servirebbe un coinvolgimento emotivo diverso e una maggiore scioltezza generale per fare reale giustizia di tutti gli aspetti che si era prefissato di affrontare.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.2