MotherFatherSon: recensione dei primi episodi della serie su Sky Atlantic

La recensione dei primi due episodi di MotherFatherSon, la nuova miniserie BBC Studios con Richard Gere e Helen McCrory, in arrivo l'8 giugno su Sky Atlantic e NOW Tv.

Per il suo debutto come protagonista in uno sceneggiato televisivo (sul piccolo schermo aveva già fatto capolino con ruoli minori in diverse piccole produzioni, oltre a camei eccezionali come quello in un episodio dei Simpsons), Richard Gere sceglie MotherFatherSon, l’ultima miniserie creata da Tom Rob Smith (American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace) incentrata su un intenso dramma familiare i cui fili si intrecciano con i meccanismi del potere politico di una nazione. Accanto a lui ci sono la sempre splendida Helen McCrory (nota al grande pubblico per essere Polly Gray in Peaky Blinders) e il giovane Billy Howle (Chesil Beach – Il segreto di una notte). Il resto del cast è composto da Elena Anaya (La pelle che abito), Joseph Mawle (lo zio Benjen de Il Trono di Spade e uno dei protagonisti annunciati del Signore degli Anelli di Amazon), Paul Ready (The Terror), Pippa Bennett-Warner (Gangs of London), Sarah Lancashire (Happy Valley) e la celebre attrice teatrale Sinéad Cusack.

MotherFatherSon è andato in onda in Inghilterra su BBC Two dal 6 marzo al 24 aprile di quest’anno, mentre in Italia debutta lunedì 8 giugno alle 21.15 in esclusiva su Sky Atlantic e NOW TV con un doppio appuntamento settimanale fino al 29 giugno.

MotherFatherSon: di cosa parliamo

Motherfatherson cinematographe.it

Max Finch (Gere) è uno spietato uomo d’affari americano originariamente attivo nel settore siderurgico, gentile lascito paterno, che ha poi deciso di dedicare i suoi sforzi ad investire nel selvaggio mondo della stampa, prima con l’acquisto di diversi piccoli tabloid e poi, una volta arrivato nel Regno Unito, del National Reporter, una delle testate inglesi più importanti sul mercato. Ad anni di distanza dall’acquisizione, Max è capo incontrastato di un impero mediatico, la cui influenza è divenuta talmente vasta da renderlo in grado di tirare i fili della politica inglese.

Una vita professionale di successo, costruita però sui cocci di quella privata e, soprattutto, sui corpi della ex moglie Kathryn (McCrory) e del figlio Caden (Howle), erede dell’attività di famiglia. Facendo la loro conoscenza entriamo in contatto con due persone protagoniste di storie travagliate a causa dello stesso comune denominatore, impegnate con le unghie e con i denti in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, specialmente ora che il rapporto con l’ex marito intransigente, glaciale e cinico per l’una e il padre distaccato, esigente e fagocitante per l’altro, si sta drammaticamente riproponendo. Una speranza potrebbe risiedere nel supporto reciproco, sempre che l’ingombrante ombra dell’uomo non abbia oscurato anche questa possibilità.

Sullo sfondo ci sono le imminenti elezioni del nuovo primo ministro inglese e un’indagine che sembra avere il potenziale per scuotere le fondamenta stesse dell’impero di Max.

Le prime due puntate della serie tv

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Le prime due ore di MotherFatherSon ci raccontano di un dramma familiare solido nella scrittura e nella messa in scena, costruito secondo l’analisi e lo sviluppo narrativo di un triangolo disfunzionale, distaccato per diversi anni e ora, suo malgrado, di nuovo costretto ad entrare in contatto dopo un evento tragico. Il tutto inserito in un contesto la cui realizzazione pesca nell’immaginario del thriller psicologico dai risvolti politici, prendendo come spunto narrativo l’ambigua natura della fortuna della famiglia Finch.

I tre punti cardini della miniserie, presi singolarmente, appaiono come un uomo incapace di rapportarsi con gli altri, se non ponendosi in una posizione di potere, per mancanza di empatia o per insicurezza; di una donna per lungo tempo infelice che ora cerca di risollevarsi e rimediare agli  errori commesso in passato e ad un figlio problematico, schiacciato dalla figura paterna e risentito nei confronti di quella materna. La loro storia è raccontata secondo una struttura ordinata, in modo da alternare una narrazione in presa diretta e un’altra per i fatti passati, ripercorsi tramite il classico uso di flashback, senza appesantire o confondere il racconto. La maggior parte del minutaggio restituisce un prodotto che sceglie di trattare i suoi protagonisti e le loro vicende giocando su una scrittura molto intima, a tratti compassata, fatta di silenzi assordanti e frasi non dette, salvo poi esplodere in maniera quasi sorprendente, puntando su scelte narrative estreme accompagnate da un’accelerazione corale dei suoi elementi, dalla regia alla recitazione.

In particolare, la fine della prima puntata alza notevolmente l’asticella della tensione, portando sullo schermo una scena tanto potente quanto inaspettata, che fa anche da monito per gli avventori già pronti a rilassarsi e a godersi un drammone familiare extraconversato. Cliffhanger dal tenore molto simile viene proposto anche in chiusura del secondo episodio, ma non risulta avere lo stesso impatto emotivo o visivo, il suo merito però è quello di virare verso la parte thriller dello sceneggiato, fin’ora ancora rimasta in sordina, ma probabilmente vera chiave di volta del racconto, pronta a prendersi la scena appena conclusa la rassegna dei meccanismi familiari che legano i protagonisti.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7