Maria Antonietta: recensione della serie tv Sky e Now TV

Period drama firmato da Deborah Davis, sceneggiatrice de La favorita di Lanthimos, Maria Antonietta, ora in programmazione su Sky e Now, è un'opera fiacca che poco aggiunge alle rappresentazioni di vita e vizi della Delfina di Francia.

Maria Antonietta è una serie da otto episodi di cinquanta minuti circa, in programma da mercoledì 15 febbraio su Sky e disponibile sulla piattaforma ancillare Now TV, che ri-racconta i primi dieci anni francesi (dal 1770 al 1780) dell’arciduchessa d’Austria, educata dalla famiglia all’etichetta, ma senza eccessiva repressione dei moti spontanei, che, appena adolescente, divenendo consorte di Luigi XVI, incontra il clima bigotto e inibente della Corte di Versailles, di cui lo stesso marito sconta il sistematico soffocamento di impulsi, desideri, libere espressioni di sé: Maria Antonietta mostra l’urto tra una ragazzina affettuosa e un microcosmo – quella bolla che, leggendariamente, le farà dire: “Il popolo ha fame? Che mangi brioche!” – intrigante e a lei ostile, sprezzantemente antiaustriaco e misogino.

Maria Antonietta s’iscrive in una wave di rinnovato interesse per le ‘ragazze interrotte’ della Storia

Maria Antonietta, recensione,  Cinematographe.it
‘Maria Antonietta’, ora su Sky e Now, ci mostra i primi dieci anni francesi della Delfina di Francia.

I tempi sembrano favorevoli a riscritture di figure femminili storiche, di consorti insubordinate alla pretesa altrui di ridurle a fantocci, a pura immagine legittimante lo status quo di un potere autoritario e repressivo: si pensi al recente lungometraggio Il corsetto dell’imperatrice, ritratto impietoso dell’imperatrice Sissi, film in cui, come in questo Maria Antonietta seriale, si percepisce la contrazione del calore di esistenze votate allo slancio ed invece ostacolate nelle loro manifestazioni vitali e nell’espressione di intelligenze e talenti.

Se la memoria inevitabilmente ritorna al Marie-Antoniette di Sofia Coppola, realizzato nell’ormai lontano 2006, in cui la regina di Francia, mortificata dall’indifferenza sessuale del marito – che soffrì più l’educazione ricevuta che una medicalizzabile impotenza – e dai meccanici rituali cortigiani, si stordisce compulsivamente di piacere e sperperi che dilatano, anziché richiudere, la sua voragine, questo nuovo biopic, seppur non distante per intenzioni, impallidisce al confronto perché non riesce mai né a incidere con dialoghi graffianti né a raggiungere una temperatura stilistica che possa dirsi memorabile e originale, autonoma rispetto all’obiettivo didascalico della narrazione biografica, da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare: quello estetico come quello drammaturgico o registico. La regia, in particolare, ci appare colpevolmente priva di movimento, dal momento che si limita a registrare immagini senza gerarchizzarle, interpretarle, assegnare loro una propria semantica.

Se, allora, Sofia Coppola ci ha presentato una Maria Antonietta pink pop che si fa punk nell’abbandono ad eccessi in reazione ad imbrigliamenti di appetiti profondi, Deborah Davis scrive una Maria Antonietta scialba, applicando un filtro grottesco alla rappresentazione che, in nessun momento, nasconde la sua natura posticcia. I sussulti orrorifici e le deformazioni dell’ambiente così come sperimentato dalla protagonista, correlazione delle sue percezioni disturbate e dall’angoscia che ne deriva, si autorivelano per quello che sono: trucchi di magia maldestramente eseguiti che sottolineano, invece di nascondere, il vuoto immaginativo da cui scaturiscono. La Maria Antonietta interpretata dalla tedesca Emilia Schüle lascia, così, davvero poco dietro di sé: non la grazia perversa della privilegiata prigioniera dei suoi vizi, non la crudeltà di un destino castratore, non il fascino impalpabile di una sublime antipatica. Non è colpa della saturazione iconografica, ma della vacuità dell’esercizio re-immaginativo attuato, della sua mancata risignificazione in relazione ai nodi dell’attualità.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.8

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