L’infermiera: recensione della miniserie Netflix

La recensione della miniserie danese tratta dal libro omonimo di Kristian Corfixen, che racconta le strane morti dell’ospedale Nykøbing Falster per mano dell'infermiera Christina Aistrup Hansen. Dal 27 aprile 2023 su Netflix.

Chi frequenta la cronaca nera non potrà non conoscere il caso dell’infermiera danese Christina Aistrup Hansen, condannata all’ergastolo per gli omicidi di tre pazienti e per il tentato omicidio di un quarto, pena poi commutata in sede d’appello a 12 anni nel 2017, oltre alla revoca della licenza a esercitare la professione, poiché non si è potuto escludere che altri fattori avessero portato alla morte delle vittime. Attualmente la Hansen è in carcere e vi rimarrà sino al 2028, mentre colei che l’ha denunciata e condotta all’arresto, la collega Pernille Kurzmann Larsen, ancora lavora sulla scena dei delitti, ossia il Nykøbing Falster Hospital. Tutti gli eventi che hanno scandito le tappe di questa oscura vicenda sono stati ricostruiti e raccontati da Kristian Corfixen nel libro d’inchiesta The Nurse: Inside Denmark’s Most Sensational Criminal Trial, diventato di recente  il tessuto narrativo e drammaturgico di una miniserie in quattro episodi (da 52’ cadauno) dal titolo L’infermiera, firmata da Dorthe Warnøe Høgh e Kasper Barfoed, quest’ultimo coinvolto anche nelle vesti di regista dopo avere diretto la serie thriller di Netflix, L’uomo delle castagne. Ed è sempre la grande N ad ospitare, a partire dal 27 aprile 2023, questa nuova produzione seriale scandinava al cardiopalma e tesa come una corda di violino.

L’infermiera porta sullo schermo un’inquietante e sconvolgente vicenda di sangue consumata tra i corridoi e le stanze del pronto soccorso di un ospedale danese

L'infermiera cinematographe.it

Mescolando senza soluzione di continuità thriller, medical-drama e true-crime, la miniserie in questione si concentra sugli highlights che hanno portato all’arresto e alla condanna dell’infermiera killer, grazie ai sospetti prima e alle “indagini” interne poi portate avanti dalla collega del turno di notte Pernille. C’è sicuramente del romanzato nel racconto che gli autori de L’infermiera hanno portato sullo schermo di questa inquietante e sconvolgente vicenda di sangue consumata tra i corridoi e le stanze del pronto soccorso dell’ospedale danese, ma le fondamenta vere e reali che vi sono alla base sono bastate all’opera per dotarsi di quella carica mistery e delittuosa utile ad attirare su di sé l’attenzione e la curiosità di una folta schiera di spettatori, vale a dire ai numerosi abbonati alla piattaforma a stelle e strisce che hanno proiettato immediatamente la miniserie nella top ten dei titoli più visti. E non poteva essere altrimenti, data la capacità delle produzioni nord-europee di dare alla luce progetti audiovisivi di prima fascia, sopratutto quando si parla di tensione. Una componente che anche in questo caso, somministrata in dosi massicce, rappresenta l’ingrediente principale grazie al quale il risultato finale riesce a tenere incollato al divano di casa un fruitore sempre più esigente.

Una miniserie dalle atmosfere gelide e ansiogene, carica di una tensione tenuta efficacemente latente per poi implodere

L'infermiera - Cinematographe

Barfoed e i suoi colleghi di scrittura confezionano uno show dalle atmosfere gelide e ansiogene, carico di una tensione tenuta efficacemente latente per poi implodere, che porta i personaggi coinvolti e l’intero pubblico a mettere sempre e costantemente in discussione, sino al fotofinish, la verità sugli accadimenti e sulla colpevolezza o no della sospettata. Tutto, comprese la stima conquistata e la professionalità dimostrata negli anni di servizio dalla presunta omicida, costringe l’accusatrice a scontrarsi contro un muro. Il ché sgonfia le accuse per gran parte del tempo, mettendole tutto – o quasi – il personale ospedaliero e la comunità locale contro. Il solo pensare di screditare e muovere accuse così pesanti nei confronti di una professionista così amata e rispettata finirà con il mettere in seria difficoltà la co-protagonista, ma ciò non le impedirà di portare avanti le sue idee e di cercare le prove per dimostrare la colpevolezza della collega. I quattro tesissimi capitoli de L’infermiera ruotano e si sviluppano intorno a questo serrato faccia a faccia tra le due donne (interpretate con grande potenza da Josephine Park e Fanny Louise Bernth), in una partita a scacchi alimentata da un fitto botta e risposta prima di approdare all’epilogo del quale noi tutti siamo già a conoscenza, poiché sono le pagine della cronaca nera ad avercelo spoilerato.

Una visione priva di retorica e di facile sentimentalismo che ricostruisce le fasi salienti di una serie di atroci delitti

L'infermiera - Cinematographe

Dunque non è tanto la conclusione alla quale la storia finirà con il giungere a interessare, quanto le sue fasi salienti e la scoperta dei motivi che hanno spinto la Hansen a compiere gli atroci delitti, provocando nei suoi pazienti degli inspiegabili arresti cardiaci. Siamo lontani dagli “angeli della morte” mossi da una forma di compassionevole pietismo, qui c’è ben altro e di assolutamente folle come in The Good Nurse o Ratched, per non parlare del caso tutto italiano di Sonya Caleffi. Ma lasciamo alla sconvolgente visione de L’infermiera, priva di retorica e facile sentimentalismo, il compito di mostrare come la speranza di una guarigione e di cure si possa tramutare in una mano che soffoca e pone fine a delle vite.       

L’infermiera: valutazione e conclusione

Tensione latente destinata a implodere in una miniserie ansiogena e dalla confezione gelida in perfetto stile scandinavo, che mescola in maniera efficace thriller, medical-drama e true-crime, per riportare a galla una sconvolgente storia vera. Due bravissime interpreti come Josephine Park e Fanny Louise Bernth danno vita a un teso faccia a faccia tra le corsie di un pronto soccorso tra un’infermiera assassina e colei che è riuscita a fermarla.

Regia - 3.4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

Tags: Netflix