La notte che non passerà: recensione della miniserie Netflix

La recensione della miniserie che ricostruisce la tragedia della discoteca Kiss di Santa Maria in Brasile, nella quale persero la vita 242 ragazzi. Dal 25 gennaio 2023 su Netflix.

È la notte tra il 26 e il 27 gennaio 2013. Le lancette dell’orologio segnano le 02:00 quando nella Discoteca Kiss di Santa Maria, comune dello Stato del Rio Grande do Sul nel sud del Brasile, scoppia un incendio che provoca la morte per schiacciamento e asfissia di 242 persone e oltre 600 feriti, alcuni dei quali in gravissime condizioni a causa delle esalazioni e di ustioni su tutto il corpo. Quella sera all’interno del locale che poteva ospitare al massimo 750 spettatori, ce ne sono invece più del doppio che stanno assistendo al concerto della band Gurizada Fandangueira. Non ci sono uscite di emergenza funzionanti e il materiale utilizzato per l’insonorizzazione non è a norma ed è fortemente infiammabile. Lo spettacolo procede a ritmo di canzoni ed effetti pirotecnici, gli stessi che finiranno però con il generare l’incendio letale per il quale sono state arrestate e processate per omicidio colposo quattro persone: il proprietario della discoteca, il suo socio, il cantante della band e il responsabile della sicurezza. Carte alla mano si tratta della più grave tragedia di sempre accaduta in una discoteca brasiliana, la terza di sempre nel mondo per numero di vittime. A distanza di dieci anni circa quella tragedia è stata rievocata in una miniserie targata Netflix dal titolo La notte che non passerà, rilasciata sulla piattaforma a stelle e strisce il 25 gennaio 2023.

La miniserie diretta da Carol Minêm è tratta dall’omonimo libro della giornalista Daniela Arbex

La notte che non passerà  cinematographe.it

Tratta dal libro The Endless Night: The Untold Story of Kiss Nightclub della giornalista Daniela Arbex, la serie è stata creata da Gustavo Lipsztein e diretta da Carol Minêm. Nei cinque episodi da 40 minuti circa cadauno che la compongono viene ricostruita, anche sulla base delle testimonianze raccolte tra i sopravvissuti e le carte processuali, l’immane catastrofe. Lo si fa riavvolgendo il nastro per poi narrare in ordine cronologico gli eventi dalle ore che precedono l’incendio alle fasi successive, quelle immediatamente successive sino agli anni del processo che hanno visto i familiari delle vittime e i sopravvissuti lottare nelle aule di tribunale per ottenere giustizia e mettere in evidenza tutte le mancanze emerse nel corso delle indagini circa il sovraffollamento, le criticità strutturali e le licenze concesse erroneamente. Materiale, questo, incandescente che diventa il tessuto narrativo e drammaturgico di uno show che scava nel dolore per fare emergere verità e giustizia.

Il racconto di La notte che non passerà si muove, alimenta e sviluppa attraverso i punti di vista di alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime dell’incendio

La notte che non passerà cinematographe.it

Per farlo la linea orizzontale del racconto si muove, alimenta e sviluppa attraverso i punti di vista di alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime, gli stessi che uniranno le forze per dare vita a un’associazione che si batterà nel corso di cinque lunghissimi anni di processi. Per esigenze narrative lo showrunner è stato costretto a fare una scelta piuttosto drastica, che di fatto distacca l’architettura della miniserie dalla struttura portante della matrice letteraria, con quest’ultima formata da un ventaglio di testimonianze e punti di vista superiori rispetto a quelli utilizzati per il prodotto audiovisivo. Scelta condivisibile e necessaria a nostro avviso, poiché permette alle diverse one-lines che si diramano negli episodi di La notte che non passerà di approfondire al meglio il prima, il durante e soprattutto il dopo incendio, passando attraverso alcuni delle figure più significative di questa storia. Lipsztein, infatti, pur mantenendo un impianto corale, preferisce però circoscrivere il racconto a poche voci così da evitare digressioni e dispersioni. Diversa invece la scelta di partenza di Arbex, che sposando una linea giornalistica aveva bisogno di un coro greco più vasto per restituire al fruitore una cronaca il più oggettiva possibile.

La notte che non passerà punta moltissimo sul pathos, con la componente emozionale che prende spesso il sopravvento sulla ricostruzione

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Questo per dire che, pur seguendo traiettorie diverse, libro e serie raggiungono comunque il medesimo risultato, ossia quello di fare luce sui motivi che hanno portato alla tragedia e rendere omaggio alle vittime, ai sopravvissuti e ai familiari che hanno lottato e continuano a lottare per la verità e la memoria dei loro cari. La notte che non passerà punta moltissimo sulle emozioni e sul pathos, con la componente emozionale che prende spesso il sopravvento sulla ricostruzione. I primi due episodi in tal senso riescono a trovare il giusto equilibrio tra realtà storica e il suo impatto, raccontando tanto la catastrofe quanto le sue consequente e il suo impatto sulle persone coinvolte. La ricostruzione dell’incendio e il successivo riconoscimento delle salme da parte dei parenti sono davvero strazianti, con un susseguirsi di emozioni forti che mettono a dura prova lo spettatore di turno. Poi si passa alle aule di tribunale, virando il tutto verso il classico legal con la commozione che si tramuta in rabbia. Qui il sentimentalismo e l’enfatizzazione prendono terreno e sovrastano troppo gli eventi, spezzando quell’equilibrio che al contrario aveva caratterizzato i due capitoli iniziali. A tenere insieme il tutto ci pensano dei bravissimi e intensi protagonisti, tra cui Thelmo Fernandes e Paulo Gorgulho nei panni dei padri di due delle vittime. Grazie alle loro interpretazioni e a quelle di altri colleghi coinvolti, la serie resta comunque in piedi, anche quando l’eccessivo sentimentalismo rischia di vanificare quanto di misurato fatto precedentemente.    

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

Tags: Netflix