La casa di carta. Da Tokyo a Berlino: recensione dell’episodio speciale

La recensione de La casa di carta. Da Tokyo a Berlino, l'episodio speciale che ci porta dietro le quinte della serie Netflix.

Arriva su Netflix, assieme (entrambi il 3 settembre 2021) alla prima parte della quinta stagione di La casa di carta il documentario La Casa di Carta. Da Tokyo a Berlino, un episodio speciale che entra dietro le quinte della serie di Álex Pina. Senza promozione, lo speciale di un’ora vuole raccontare agli appassionati attraverso interviste ai protagonisti e al cast tecnico della serie, cosa c’è/c’è stato dietro alle 5 stagioni, le difficoltà incontrate e il lungo processo di lavorazione della stagione conclusiva, sicuramente la più impegnativa da un punto di vista tecnico perché più ricca di scene d’azione.

La casa di carta. Da Tokyo a Berlino: un episodio che si costruisce su nostalgia e tristezza

La casa di carta. Da Tokyo a Berlino è un prodotto che piace a chi ha amato la serie perché l’episodio mira a celebrare il lavoro, chi vi ha partecipato, a ricordare, non senza commozione, quelle giornate, quelle settimane, quei mesi, quegli anni, intende onorare la seconda vita della serie, per usare una metafora che ha segnato il finale della prima parte della stagione 5. Si percepisce chiaramente la nostalgia e la tristezza degli attori che riportano alla memoria episodi, ricordi, momenti dentro e fuori dal set, la loro preparazione – come studiano la parte, si preparano anche fisicamente (vediamo l’interprete di Stoccolma allenare gambe, braccia e addominali per interpretare la scena  in cui deve passare nel condotto dell’aerazione) -, la costruzione delle scene e del set stesso. Non ci sono più segreti per gli amanti di Tokyo, Berlino, il Professore e di tutti gli altri, come dice la voce narrante, sempre quella di Tokyo – voce dunque che ha lo stesso valore e la stessa importanza che ha nella serie -: si potrà vedere La casa di carta dalla prima fila, o meglio da dentro la scena.

L’episodio narra la fatica della società di produzione, dei creatori della serie Álex Pina ed Esther Martínez Lobato, entrando nel vivo, grazie a contributi registrati mentre giravano le riprese della prima parte della stagione 5, fa emergere il lavoro che c’è dietro a una serie di questo tipo – quello dello scontro armato e quello tra il Professore e Sierra. Giorni e giorni su una stessa scena, girata da vari punti di vista, il cambio di tute, per ricominciare dovevano nuovamente indossare una pulita, la noia di quelle scene d’azione, quelle stesse che poi sul piccolo schermo diventano adrenaliniche. “Un giorno della marmotta”; è questa la vita degli attori in quei giorni, tra polvere che resta addosso anche quando torni a casa, e nausea e vomito che ti perseguita; non è sempre facile il loro mestiere.

Il documentario mostra il lavoro produttivo, l’ampio budget a cui potevano attingere per rendere più credibile ciò che non esisteva ma doveva sembrare più che reale; questa prima parte ha voluto dire armi, esplosioni continue, effetti speciali, ferite, sangue, elementi che già c’erano nelle stagioni precedenti ma che qui sono ancora più presenti. José Manuel Poga che interpreta il terribile Gandìa ricorda quanto sia stato galvanizzante e impagabile girare con Hovik Keuchkerian, ex campione di pesi massimi di Spagna che è qui Bogotà, la scena violenta della colluttazione. Il lavoro dell’uno si mescola con quello dell’altro, le vite precedenti dell’uno si mescolano con quelle di ora: Keuchkerian insegna al collega a colpire e a incassare, si preparano per dare il meglio al momento della registrazione, si preparano talmente bene che Poga si ferisce per davvero e devono fargli dei punti di sutura. “Questo sarà il mio Bogotà” dice mostrando “lo strappo” sulla pelle, strappo che gli ricorderà per sempre questa esperienza.

Interessante è anche la parte riguardante i due attori che interpretano Sierra e il Professore, attori molto diversi, una dalla mentalità più animalesca, l’altro quasi chirurgica, una istintiva, l’altro più rigoroso. Eppure tra i due c’è un’alchimia pazzesca, si capiscono pur parlando lingue diverse. Questo è evidentissimo nel dietro le quinte di una delle scene più importanti di questa parte, la nascita della figlia di Sierra, punto nevralgico di questi episodi si dice.

La casa di carta. Da Tokyo a Berlino: un lavoro estenuante per raccontare la distruzione

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Singole sequenze girante anche per due settimane, un lavoro estenuante per il cast costretto a girare per giorni la stessa identica scena, tutto questo c’è, certo ma si parla anche di temi, quelli cari a La casa di carta: l’amore che nasce nei luoghi e nei momenti  più incredibili e impossibili, la libertà motore primo dei personaggi, la guerra in cui la squadra si trova incastrata. Quello di La casa di carta, in questa quinta stagione, è ancora di più un campo di battaglia, si tratta di una sorta di guerra di posizione; devono dar forma all’“estetica della distruzione” (si mostrano le immagini a cui si sono ispirati: la biblioteca di Sarajevo distrutta sotto le bombe) che poi rappresenta alla perfezione l’interiorità e lo stato mentale dei personaggi, reclusione e assedio. Emblema di questo è la sala dell’oro, ricostruita alla perfezione per essere ripresa per intero per poco più di un minuto per poi crollare miseramente: la bellezza del caos.

La casa di carta. Da Tokyo a Berlino: la fine e l’inizio della serie Netflix

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L’idea dell’addio definitivo si sente, si avverte chiaramente soprattutto nelle parole del cast, voci commosse; ci sono dei ritorni per capire meglio il tutto: Alba Flores/Nairobi, Pedro Alonso/Berlino Stavolta varcano il set e si sente un po’ di nostalgia per ciò che è stato e per quello che sarà. Nel flashback di Tokyo che parla con Nairobi, c’è molto dell’ultima stagione e del senso che questi episodi volevano dare: presagio di ciò che accadrà nella serie – Pina dice che quell’avvenimento è stato inserito per far male ed è per questo che lo spettatore conosce così bene i personaggi perché deve essere affezionato a loro -, la fine e l’inizio, sia all’interno della serie che nella vita reale. Ciascun personaggio racconta quanto siano stati importanti questi anni, quanto sia stato importante incontrare questi professionisti sul loro cammino. Un incontro di persone delicate che amano ciò che fanno e che si spendono per questo.

Un episodio che inizia a mettere la parola fine ad una storia per molti importante

L’episodio è il giusto intermezzo in attesa di vedere la seconda parte della quinta stagione, ultima tappa di un viaggio che per molti è stato emozionante e coinvolgente.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.6