Joe Pickett: recensione della serie Paramount+

Il cavaliere della valle solitaria incontra l'horror metaforico e fortemente umoristico di Joe R. Lansdale, guardando poi al crime pulp di Elmore Leonard e Quentin Tarantino. Tutto questo e molto di più lo trovate nel corso degli episodi della prima stagione di Joe Pickett, una notevole serie neo western, esclusiva Paramount+

Da diversi anni a questa parte, Paramount+ sembra voler insistere, portando avanti instancabilmente e con grande fierezza una crociata rispetto alla produzione di western classici di natura seriale e cinematografica, tanto da generare nelle piattaforme “avversarie” lo stesso sentimento e così l’esigenza di lavorare a prodotti della stessa natura, senza tuttavia riuscire ad eguagliarli, o almeno, ciò non sembra essere ancora accaduto.

È infatti evidente quanto la solidità dell’impianto e universo narrativo di due prodotti – ma potremmo elencarne molti di più – targati Paramount+ come Yellowstone, fortunatissima creatura dello show runner probabilmente più affermato e chiacchierato del momento, Taylor Sheridan e Joe Pickett, adattamento seriale dell’omonima e duratura serie letteraria di Charles James Box, a cura di Drew e John Erick Dowdle, surclassi immediatamente qualsiasi prodotto western similare di casa Apple Tv, Netflix, HBO, e via dicendo, un po’ per meriti di scrittura e un po’ per questioni di autorialità e storia di una piattaforma che con il western ci è nata, per poi perderlo, ed infine ritrovarlo.

Laddove Yellowstone si serve dei linguaggi classici del western per operare una critica ed una decostruzione – e costruzione – del neo western ad alto tasso di spettacolarità, Joe Pickett sceglie invece di muoversi tra il dramma, il grottesco, l’umoristico e l’action, sfruttando inevitabilmente codici e linguaggi visivi e narrativi propri dell’immaginario cinematografico western, considerata soprattutto la potenza visiva della sua ambientazione, ossia lo stato del Wyoming, ribaltandoli a servizio di una rilettura che prende a piene mani da Joe R. Lansdale, Elmore Leonard e Quentin Tarantino.

Joe Pickett - Cinematographe.it

Ciò che più distingue questi due prodotti, entrambi meritevoli di una o più visioni, è dunque la tipologia d’intrattenimento, e non il target come è stato invece scritto da più testate, considerate le tematiche decisamente adulte affrontate tanto da Yellowstone, quanto da Joe Pickett, tra le quali la famiglia disfunzionale, i disturbi mentali, la violenza che nessuna legge può arrestare, l’alienazione, i traumi del passato e così via.

Tra il colossale impianto visivo e narrativo di Yellowstone e quello estremamente intimista, minimale e forse proprio per questo così scrupoloso, sincero e realista di Joe Pickett sembra esserci di mezzo un oceano, eppure le due serie condividono sotterraneamente e non, diversi elementi e tracce narrative, capaci di legarle indissolubilmente, permettendo agli orfani di una serie di poter godere dell’altra, senza necessariamente sentirsi smarriti.

Per coloro però che dovessero accingersi ad affrontare oggi la visione di Joe Pickett, appena terminata quella di Yellowstone, risulta necessaria una presentazione del suo protagonista assoluto, Joe Pickett (Michael Dorman), guardacaccia dall’animo buono, ma dal passato traumatico, così differente dal granitico e temibile John Dutton (Kevin Costner) di Yellowstone, seppur non distante nella tempra e nella volontà e consapevolezza di dover difendere la propria terra e famiglia a qualsiasi costo, e da qualsiasi nemico, perfino dalla morte stessa.

I fantasmi del passato e quelli del presente  

Come fosse un noir immerso tra le montagne, le praterie, la violenza e la desolazione del Wyoming, Joe Pickett non desidera in alcun modo essere un’altra delle moltissime serie su di un investigatore, o poliziotto, né tantomeno un cowboy dall’aria annoiata che si ritrova suo malgrado a dover risolvere casi via via più complessi ed emotivamente destabilizzanti, mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Piuttosto il racconto di un’anima buona e travagliata, che per amore di un sogno, di un soddisfacimento etico e morale e della propria famiglia è costretto, seppur in qualche caso perfino sottilmente interessato, a guardare la morte dritta in faccia, tra macabri ritrovamenti, efferati omicidi, questioni territoriali, corruzione e abusi, subendone inevitabilmente effetti e conseguenze, e così anche fantasmi.

Sì, fantasmi.
Non è un caso che Joe Pickett si rifaccia al noir, e poi all’universo letterario di autori pulp, horror e black comedy estremamente differenti tra loro come Joe R. Lansdale, Elmore Leonard e Stephen King, senza disdegnare numerosissime strizzate d’occhio al cinema di Quentin Tarantino, specialmente in scrittura tra verbose dissertazioni sulla morte e la violenza e battute di dialogo fortemente demenziali e caustiche in momenti invece di grande serietà e dramma.

Come detto, se il western appare di tanto in tanto, risultando semplice traccia di fondo e forzatamente per via di un’ambientazione montana che immediatamente ne richiama suggestioni e visioni, a fare da padrone alla prima stagione di Joe Pickett è un umorismo nero che lascia spesso spazio ad un dramma sui sentimenti e sui traumi di un passato mai realmente superato, che torna nelle vesti di fantasmi e presenze annunciate dapprima attraverso flashback frammentati e disperati in seguito vere e proprie apparizioni, che altro non sono, se non la resa concreta del logoramento psicologico di Joe Pickett, il nuovo guardacaccia della contea di Saddlestring, Wyoming.

Seppur in un primo momento Joe potrebbe apparire come il più classico dei cowboy da western moderno cui Taylor Sheridan ci ha ormai abituati tra cinema e serialità, diviene presto evidente quanto il suo essere un uomo semplice, dall’animo buono, dalla gentilezza molto spesso immotivata e dalla tempra e ferrea moralità, ne faccia in realtà un complesso protagonista da dramma, sfiorando il teatrale.

Joe infatti non è il classico last action hero, né tantomeno un uomo d’azione, o almeno, non direttamente. Può esserlo però, ma solo se costretto. Un protagonista dunque, assolutamente amabile, sfaccettato, umano e per questo capace di condurre sempre più spettatori verso una serie dalle piccole dimensioni, ma dalle grandi qualità d’intrattenimento e cuore, complice una scrittura solidissima ed un paio di ottime interpretazioni, tra le quali proprio quella di Michael Dorman, nei panni di Joe.

Joe Pickett: valutazione e conclusione

Tra Il cavaliere della valle solitaria e l’immaginario letterario di Joe R. Lansdale, Joe Pickett, colma di venature da southern fiction, risulta un’ottima prima stagione dagli intenti evidentemente sociali e politici, considerate le tematiche fortemente attuali e quotidiane che di tanto in tanto fanno capolino tra una morte, uno spargimento di sangue, una risata ed un inseguimento all’emu dagli esiti tanto esilaranti quanto grotteschi.

Notevole.
La prima stagione di Joe Pickett è disponibile sul catalogo di Paramount+ a partire dal 16 luglio 2023.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6