Irma Vep – La vita imita l’arte: recensione dei primi episodi della miniserie Sky

L'attrice Mira deve recitare nel remake di un celebre serial del cinema muto francese. Ma il confine tra realtà e finzione si farà via via sempre meno chiaro...

Presentata in anteprima al Festival di Cannes 2022, la miniserie Irma Vep riprende e amplia l’omonimo film francese datato 1996, cult in terra transalpina e primo grande successo del regista Olivier Assayas. Nonostante una carriera lunga oltre 30 anni, l’onnipresenza alle migliori kermesse mondiali e la nomea di vero unico erede della Nouvelle Vague, Assayas resta ancora per il pubblico italiano un po’ un alieno, un cineasta “non ben identificato” con cui si fatica a entrare in sintonia (forse perché abituati alla leggerezza del prodotto medio francese che arriva sui nostri schermi).

A tirare le fila di questo nuovo Irma Vep – 8 episodi, in onda su Sky Atlantic a partire dal 3 agosto – è sempre lui, Assayas, che rimette sostanzialmente mano a una sua personale ossessione optando per l’espansione di un universo al posto del solito remake. Dai 99 minuti del film si passa così ai 400 (circa, gli episodi non raggiungono mai l’ora di durata) della serie tv, con conseguente approfondimento della riflessione sull’industria cinematografica contemporanea, oltre che sul ruolo dell’attore oggi.

Irma Vep: una musa malvagia come modello per il surrealismo e l’avanguardismo

Detta così, sembra una cosa greve, prepotentemente radicale e chic. Niente di più sbagliato: bastano le prime due puntate – rispettivamente La testa mozzata e L’anello che uccide – per capire quanto Irma Vep sia un prodotto libero, straordinariamente rilassante e divertente. La storia è quella di un’attrice americana di blockbuster (Alicia Vikander, in una delle migliori e più genuine interpretazioni della sua carriera) che accetta un ruolo decisamente insolito: quello della protagonista di I vampiri, remake del serial del 1915 divenuto un punto di riferimento quasi maledetto per i surrealisti.

Inizia qui la girandola dei cortocircuiti: I vampiri non è frutto di fantasia, esiste veramente, ed è davvero ritenuta un’opera unica nella storia del cinema. E in Irma Vep il regista che ne sta curando il rifacimento (Vincent Macaigne, irresistibile) la sta rendendo una malattia, dato che anni prima ne aveva già girato un’altra versione con esiti sfortunati. Un po’ come Assayas stesso, che dopo 25 anni ha ridato nuova vita a un progetto già affrontato e portato a termine – anche se, nel suo caso, con successo – sempre intitolato Irma Vep (che, per inciso, è la musa malvagia di I vampiri, alla guida di una banda di criminali e fuorilegge).

Irma Vep: vero come la finzione, falso come la realtà

Senza entrare eccessivamente nei particolari, siamo in pieno metacinema: le immagini girate da Assayas oggi si rispecchiano in quelle dell’omonimo film del ’96, che a loro volta rimandano alla serie originale del 1915 (per la regia di Louis Feuillade), ripresa dal regista all’interno del nuovo Irma Vep. È in questo mondo che naviga a vista Mira/Alicia Vikander, il personaggio principale, tra un rispecchiamento e una diramazione narrativa, uscendo ed entrando di continuo nel ruolo. Una volta tanto, l’occhiello deciso dai titolisti italiani non è di troppo, anzi: Irma Vep è l’esemplificazione e la dimostrazione di come “la vita imita l’arte”. E volendo, ovviamente, viceversa.

Costantemente sottovalutata (spesso da se stessa), Mira si fa portavoce delle riflessioni più limpide, mentre dialoga con l’ansioso filmmaker o con la assistente che legge Deleuze tra uno spostamento e l’altro. Mira entra quasi in simbiosi con il carattere che deve interpretare, vestendone i panni non solo fisicamente e assorbendone la forza: Irma Vep “non ha paura della sua femminilità, la sua femminilità è quello che spaventa i suoi nemici”. Difficile a questo punto dire dove ci porteranno i restanti 6 episodi della serie, ma le basi sono gettate: Assayas sembra voler affrontare il tema dell’arte contro il commercio (uno dei suoi leitmotiv), dell’umanità deformata e della creatività castrata a causa del capitalismo e del profitto.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.4