Ippocrate – Specializzandi in corsia: recensione della serie Sky

Un medical drama per niente innovativo ma con sorprendenti richiami alla realtà.

Ha avuto inizio il 3 dicembre 2021 la messa in onda italiana, su Sky, della serie francese Ippocrate – Specializzandi in corsia, un medical drama rinnovato e targato Canal+, che si evolve intorno a quattro giovani che si trovano (loro malgrado?) a gestire un intero reparto ospedaliero. Creata da Thomas Lifti, la prima stagione della serie si compone di otto episodi di circa 50 minuti ciascuno, che portano alla trasmissione dei due finali proprio la vigilia di Natale su Sky Serie e Now tv. La trama è tanto semplice quanto plausibile e funzionale a una innumerevole quantità di possibili evoluzioni: nell’ospedale Raymond-Poincaré tutto il personale sanitario di medicina interna si trova improvvisamente costretto a chiudersi in quarantena. Tre specializzandi e un medico legale vengono catapultati in cima alla piramide decisionale, dovendo gestire le corsie ospedaliere mentre la quarantena dei colleghi e capi continua a prolungarsi.

Ippocrate - Cinematographe.it

I protagonisti di Ippocrate – Specializzandi in corsia sono Chloé Antovska (interpretata da Louise Bourgoin), Alyson Lévêque (interpretata da Alice Belaïdi) e Zacharie Chasseriaud (interpretato da Hugo Wagner), cioè i tre giovani specializzandi, a cui si aggiunge Arben Bascha (il cui volto è quello di Karim Leklou), cioè il medico legale chiamato a coordinare i giovani medici. Questo quartetto porta avanti nel corso degli episodi una serie di dinamiche che mescolano gerarchia e ambizione, insicurezza e istinto, inesperienza e conoscenza teorica che anima un reparto ospedaliero nel bel mezzo di una pandemia. Chloé, in particolare, si trova a incarnare il fulcro della serie intera, diventando in qualche modo il vertice della piramide improvvisamente creatasi. Con questa struttura narrativa, la serie crea una realtà alternativa in cui riconoscersi in quanto impotenti e ignoranti eppure chiamati a svolgere ognuno il proprio ruolo all’interno di un sistema globale alle prese con un avvenimento sconosciuto al mondo moderno. La serie ripercorre quanto già narrato in Ippocrate, un lungometraggio del 2014 per la regia dello stesso Thomas Lifti, qui in veste di creatore di una nuova versione a puntate (nella prima versione, il protagonista era un solo specializzando alle prese con un caso clinico particolarmente spinoso). Il percorso dei ragazzi protagonisti disegna un andamento intricato e altalenante, in cui le virtù di ognuno innesca e si scontra inevitabilmente con i difetti degli altri e, soprattutto, con le difficoltà di conciliare tutte le necessità in gioco, rendendo bene l’idea di quanto la scala delle priorità non siano sempre lapalissiane come ci si aspetterebbe.

La terza stagione di Ippocrate – Specializzandi in corsia è adesso in lavorazione.

La seconda stagione di Ippocrate – Specializzandi in corsia esiste già ed è anche già stata trasmessa in madre patria (il fulcro diegetico questa volta è un’anomala ondata di freddo che colpisce la Francia), mentre la terza annata è attualmente in produzione, evidente segno di una positiva ricezione della serie da parte del pubblico francese. Per quanto riguarda la situazione italiana, è evidente che non ci si trovi davanti a un prodotto innovativo o irriverente, ma vince sul piano dell’universalità soprattutto se pensiamo alle vicende di isolamento e protocolli sanitari che tanto spazio occupano sia all’interno della serie che nella vita quotidiana del pubblico. Vita e morte, realtà e finzione si mescolano in questa serie, i cui protagonisti cercano continuamente (e con molta fatica) di disegnare confini e bordi tra etica e necessità, tra buona volontà e scelte obbligate. Un medical drama per niente innovativo ma con alcuni sorprendenti richiami alla realtà quotidiana, insomma: un modo per leggere il mondo da una prospettiva diversa.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.7

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