Inside Man: recensione della serie TV Netflix

Due storie complementari legate da una giornalista che vuole conoscere la verità dei fatti: la serie di Steven Moffat è una vera bomba!

Inside Man è una serie diretta da Steven Moffat e disponibile su Netflix dal 31 ottobre 2022. La storia si apre con un ragazzo in metropolitana che molesta una ragazza: la giovane viene salvata da una donna che finge di riprendere tutto in diretta su facebook, tramite app, cosa che fa scappare l’uomo.

Altrove, nel braccio della morte, un condannato svolge funzioni da “detective” per cold case che lo interessano e che gli vengono sottoposti da alcune persone, con il benestare del direttore del carcere dove è detenuto.

Contemporaneamente, un prete anglicano, Harry Walting, riceve una pendrive da un ragazzo della sua chiesa che gli chiede di conservarla dalle mani di sua madre: contiene materiale pornografico, e non vuole che lei lo trovi.
Il prete accetta: salvo poi, poco dopo, dare la chiavetta usb per sbaglio a suo figlio, che a sua volta la consegna alla sua insegnante di matematica (la donna della metropolitana): lei per sbaglio ne guarda il contenuto, e scopre materiale pedopornografico. Sconvolta, sta per andare via quando viene fermata da Harry.

Come giudicare Inside Man

L’esercizio critico, nel campo dell’audiovisivo, è più complesso di quanto si possa pensare. Ma allo stesso tempo, per chi lo pratica come professione, può essere parecchio semplificato nel momento in cui si deve andare a mettere nero su bianco le idee circa l’opera osservata; perché se la critica diventa professione, lo fa quando c’è uno schema mentalmente pre-costituito, ovviamente basato su un’infinità di fattori (e qua è la difficoltà, poco visibile dall’esterno) tra cui uno sguardo consapevole e trasversale sulla cultura contemporanea – e non – tout court, brodo dal quale emerge l’opera.

Insomma, la professione crea sentieri da percorrere, nei quali si trovano le diverse modalità per arricchire l’approfondimento, sempre e comunque dipendenti dai fattori che dipendono dal titolo sotto analisi.

In genere, nella pressoché totalità delle volte, la strada è quindi tracciata. Ci sono poi alcuni casi in cui tutto salta, perché un granello inceppa il meccanismo. E tutto si blocca. È il caso di Inside Man, la serie Netflix scritta e diretta da Steven Moffat.

David Tennant e Stanley Tucci fanno di Inside Man una serie TV imperdibile

Steven Moffat alla regia, David Tennant e Stanley Tucci come protagonisti principali: basterebbero questi nomi a rendere Inside Man uno show imperdibile, considerando la qualità del loro curriculum. Non a torto: perché la serie Netflix è affascinante fin dalle prime inquadrature, e capace di far cadere nella sua rete anche lo spettatore più scafato.

Merito ovviamente degli attori in stato di grazia: ma anche di una storia che possiede momenti altissimi, alternando il lirismo di alcune sequenze altissime al ritmo mozzafiato dei continui colpo di scena.
Il problema, se di problema si tratta, arriva quando si cerca di analizzarla con gli strumenti della critica. Perché Inside Man di Netflix è quasi un esperimento mentale, qualcosa che sfugge ad ogni tentativo di razionalizzazione pur essendo un meccanismo perfettamente logico e scritto con lo stesso rigore di un’equazione matematica.

Stanley Tucci parla del suo cancro alla lingua

Inside Man ha una vera e propria andatura ellittica e sinusoidale, che si adatta come un guanto alla trama thriller e bicefala (da un lato il prete, dall’altra il detenuto: in mezzo, una giornalista), astratta come un teorema e coerente come un giallo di Agatha Christie.
Insomma, un vero e proprio cortocircuito. Merito, e demerito, di Steven Moffat.

Un autore leggendario per la televisione, nonostante una carriera relativamente breve che però vede al suo interno due cult assoluti come Doctor Who e Sherlock Holmes: due franchise che Moffat ha letteralmente stravolto pur mantenendone invariate le caratteristiche fondanti, rivitalizzandoli come pochi altri sono stati capaci di fare (e considerando che sono due pietre miliari, ognuno a loro modo, nel piccolo schermo e nella letteratura allargata) grazie alla sua penna acuta e sottile, intelligente e mai banale, capace di creare dialoghi brillanti ed esplosivi senza mai cedere alla facile spettacolarizzazione.

Inside Man di Netflix guarda da vicino ai fratelli Coen e all’assurdità del destino di Fargo -film e serial-, ma è un riferimento che fa solo da eco, perché sa distaccarsene subito e farsi altro: perché è purissimo Moffat.

Con la serie TV Inside Man Steven Moffat si diverte a scombussolare gli spettatori

inside man recensione cinematographe.it

Se precedentemente l’ingegno dello scrittore si era dovuto adattare a personaggi altrui, qua abbiamo delle creazioni originali (anche se il condannato di Tucci guarda da vicino ad Hannibal Lecter e il prete risente delle caratteristiche interpretative di Tennant) con un testo che agita e si agita, con il preciso obiettivo fin dall’inizio di prendere in giro lo spettatore e circuirlo con armi convenzionali, salvo poi stordirlo e lasciarlo interdetto.

Moffat ha sempre giocato con i suoi spettatori, perché vuole sbigottirli e stravolgere la loro bussola morale: frastagliando i concetti di Bene e Male, rendendoli continuamente interscambiabili, creando narrazioni ad orologeria che tengono il ritmo fino alla fine e che sanno adattare i personaggi alle situazioni e viceversa, in un turbinio che non lascia tregua.

Su tutto, la sua impronta d’autore: la logica che sta al di là del bene e del male, tesi (e antitesi) rafforzata nello show dalla presenza della religione. Esemplificativi, in questo senso, i dialoghi tra Harry e sua moglie all’inizio del terzo episodio, posizionati non per niente all’esatta metà della serie.

Ed è questo che fa Inside Man, senza preoccuparsi di giocare sporco, di alzare e abbassare il tono del racconto, con la sola mira di accalappiare l’attenzione di chi guarda e tenerlo con il fiato sospeso fino alla fine. Sempre con intelligenza. Che oggi, davvero, non è proprio da poco.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.7

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