I’m Dying Up Here – Stagione 2: recensione season premiere

Ecco cosa succederà nella première di I'm Dying Up Here, lo show prodotto da Jim Carrey che torna su Sky con la sua seconda stagione. Sarà possibile vedere tutti e 10 gli episodi sulla nuova piattaforma Sky Generation e su Sky on Demand dal 3 agosto.

I’m Dying Up Here è una serie veramente particolare, per pochi, potremmo dire, che ci consente di dare una sbirciatina dietro il sipario dei cabarettisti USA degli anni ’70. Tutto quello che avviene nel dietro le quinte è lungi dall’essere comico o anche lontanamente vicino alle scintillanti performance che gli artisti propongono sul palco ogni sera. E dunque, nonostante i guizzi di comicità, i comedian che torniamo ad ammirare nella première della seconda stagione di questa serie continuano a cadere. Privatamente, s’intende, nell’inesorabile tunnel della disperazione e dell’angoscia, quella che, lentamente, trascina il genio verso la fine…

I’m Dying Up Here – Chi è di scena? torna con la seconda stagione su Sky Generation

i'm dying up here cinematographe

Il primo episodio della seconda stagione di I’m Dying Up Here inizia con un flashback e l’intento sembrerebbe, in generale, quello di ravvivare un po’ sia la storia che i personaggi. La prima stagione è certamente stata uno straordinario viaggio in un mondo che in pochi conoscono, quello della Stand-up Comedy americana che, nel tempo, ha sfornato talenti senza pari (nella vita reale), ma ha mostrato anche tantissima oscurità e poco supporto tra i personaggi. E dunque Dave Flebotte, il creatore della serie, ha cercato di dare una spinta di vivacità diversa in questo nuovo avvio ma, nonostante gli sforzi, il risultato non è particolarmente soddisfacente.

Nella première della seconda stagione, Goldie (Melissa Leo), la proprietaria del club dove si esibiscono gli artisti, cerca di espandere il suo impero con l’aiuto di un vecchio amico e, nel frattempo, torna a farsi viva anche sua figlia, Amanda, che non vede da secoli e con la quale il rapporto è stato, in precedenza, più che burrascoso. Il suo personaggio potrebbe dare una svolta alla dinamica di quello di Goldie, dal momento che tutte le sue scene si sono sempre svolte in un regolare cerchio costantemente ripetitivo: rapporto con gli artisti che inizia con assunzione, poi le urla e le minacce di non dare più spazio sul palco, tentativi di ampliare il business e via da capo, sempre con un atteggiamento, da parte della donna, di sfacciata prepotenza. Amanda non vede la madre da tantissimo tempo e, come ci mostra l’inizio dell’episodio, è perché la signora la fa rinchiudere in una specie di rehab mentre le due si urlano contro l’odio l’una per l’altra. Quando si incontrano di nuovo è perché la ragazza si trova in prigione.

L’amico col quale Goldie dovrebbe aumentare gli introiti è la guest star della stagione, Brad Garrett, che interpreta il ruolo del comico leggendario Roy Martin. L’uomo arriva in città per discutere di affari con Goldie, ma i guizzi brillanti arrivano quando interpreta le sue scene con Eddie, il personaggio di Michael Angarano, un giovane barbuto che adora Roy e gli scrive le battute. Tutto molto bello, fino a quando si scopre che anche un comico di successo può essere triste e malinconico: Roy ripensa sempre e soltanto ai vecchi tempi e la celebrità, fondamentalmente, non gli da più nulla. Questa cosa sconvolge e terrorizza i giovani comici a caccia di gloria perché è come se presentasse loro la foto di quello che diventeranno “da grandi”, qualora dovessero sfondare.

Strano? Non del tutto. Il successo, come ci ha mostrato il personaggio di Sebastian Stan (Clay), nel corso della première della prima stagione, porta con sé tanto altro oltre alla fama e ai soldi, e se l’animo dell’artista non è forte ci si ritrova a fare la sua stessa fine, suicidandosi senza guardarsi indietro nemmeno un secondo, senza pensare a nulla che possa valere come appiglio per attaccarsi a una vita troppo pesante per chi si alimenta di sogni.

Gone with the Wind, primo episodio di stagione 2, apre le danze ad una nuova intensa stagione della serie prodotta da Jim Carrey

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Alla fine della prima puntata quello che resta è una riflessione su cosa voglia effettivamente dire diventare famosi da un giorno all’altro, da quando ci si esibisce cioè sul palco di un locale di Stand-Up fino alla firma di un contratto che potenzialmente può cambiarti la vita in meno di un anno. Donne bellissime, feste, alcool e tutto quel che si può desiderare dalla vita. Ma il successo può davvero strapparti via dall’anima la tristezza?

Questo è quello che si evince dal primo episodio di una seconda stagione che sembra interessante per le nuove dinamiche tra i personaggi, ma che stenta nuovamente a decollare in termini di vivacità narrativa per un pubblico più ampio. I’m Dying Up Here è stato e resta un prodotto di nicchia che punta un nostalgico e realistico riflettore sulla vita di persone che per vivere fanno ridere, ma che stentano a restare a galla per la tragedia che abita il loro animo e che fama e gloria non riescono mai a curare del tutto. La seconda stagione di I’m Dying Up Here è disponibile da oggi con tutti e 10 gli episodi sulla nuova piattaforma Sky Generation e su Sky on Demand.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 2
Emozione - 2

3