Il Commissario Ricciardi: recensione finale della fiction RAI con Lino Guanciale

Il Commissario Ricciardi chiude la sua prima stagione, spalancando senza troppo mistero le porte di una seconda, con un grande successo di ascolti che premia la qualità e l'accurato lavoro di realizzazione che emerge episodio dopo episodio.

Con Il Commissario Ricciardi per la fiction RAI si apre sicuramente un nuovo dialogo con il pubblico, strettamente vicino a quello che si creò per L’amica geniale: un appuntamento atteso dal pubblico, da perpetuare nel tempo e che va ben oltre l’intrattenimento televisivo qualificandosi come un legame affettivo. Ecco perché prima ancora che andasse in onda l’ultimo episodio del Commissario protagonista dei romanzi di Maurizio De Giovanni, già si pensava e ci si chiedeva di una seconda stagione.

Tanti infatti sono stati gli elementi lanciati episodio dopo episodio che facevano intuire il gioco di un discorso appena iniziato, lanciato al pubblico a piccole dosi e strutturato per perpetuarsi nel tempo, così da non affrettare la bibliografia di Ricciardi, che non è un’antologia di racconti, ma un piccolo universo che merita di essere esplorato con parsimonia. E per il proseguo ci sono tutti gli elementi che hanno convinto in questa prima stagione: un cast impeccabile, una sceneggiatura e una scenografia affascinanti che riescono a coinvolgere lo spettatore trasportandolo pienamente nella Napoli degli anni 30.

Il Commissario Ricciardi: la trama dell’ultima puntata

Napoli, anni ’30. Luigi Alfredo Ricciardi (Lino Guanciale), è un commissario di polizia le cui indagini iniziano in una maniera fuori dal comune: quando arriva sulla scena del crimine riesce a vedere il fantasma della vittima, ascoltandone le ultime parole prima della morte.

Per risolvere il caso parte così dall’apparizione, da ciò che il morto cerca di dirgli: un dono forse, con cui convivere è un limite e un ostacolo alla possibilità di poter pensare ad una vita da condividere con una donna. Magari con la misteriosa, affascinante e sommessa ragazza del balcone di fronte Enrica (Maria Vera Ratti), che ricambia timidamente i suoi sguardi, o con la sensuale e innamorata Livia (Serena Iansiti) che cerca di attirarlo a sé.

Quell’amore inespresso si trasforma così una dedizione che non conosce orario per il suo lavoro e i casi che risolve affiancato dal brigadiere Maione (Antonio Milo), che può contare sul canale preferenziale offerto da Bambinella (Adriano Falivene), confidente del brigadiere e che conosce tutti i segreti del quartiere. Accanto a lui da sempre e più che mai dalla scomparsa della madre, Rosa (Nunzia Schiano) che lo attende e si prende cura di lui senza orari.

Ricciardi si lascia travolgere dai casi che capitano lungo la sua strada, così come dai fantasmi che lo perseguitano fino alla risoluzione. Nell’ultima puntata, ambientata in una calda e torrida giornata, il Commissario si accorge che il caso della morte di un noto chirurgo di Napoli inizia a coinvolgerlo emotivamente. Le sue indagini sveleranno una storia di tradimento e infedeltà. Contemporaneamente il Commissario si troverà a convivere con il dolore dell’allontanamento di Enrica e la preoccupazione per le condizioni di salute di Rosa, consapevole che forse ad aver bisogno di un’indagine approfondita è anche il suo cuore.

In fondo al cuore di Ricciardi, tra un’affascinante Napoli anni ’30 e un’umanità misteriosa

Le impressioni positive che ci aveva suggerito il primo episodio del Commissario Ricciardi trovano piena conferma nello sviluppo dei sei episodi successivi, e particolarmente nell’ultimo In fondo al tuo cuore, dove la grandezza del personaggio e l’empatia di Ricciardi con le vittime dei suoi casi è pienamente espressa, lasciandoci comprendere proprio sul finale un tassello in più di quest’uomo sospeso tra naturale e soprannaturale. Lino Guanciale svolge un lavoro notevole: recita in sottrazione per poi aggiungere a poco a poco ad un personaggio che deve restare sempre sul precipizio e sfuggire alla caduta nel baratro.

La ricostruzione della Napoli anni ’30 dello scenografo Carlo De Marino è una delle porte che permette al pubblico di immergersi in una storia dove mistero, sentimenti e quotidiano si mescolano, senza che uno di questi elementi prevalga sull’altro. La sceneggiatura è lineare, arricchita da particolari che valorizzano al meglio le sfumature della scenografia, permettendoci di entrare nella dimensione del mondo di Ricciardi. Una di queste è un’indimenticabile Bambinella, per la quale l’attore Adriano Falivene spicca, ammalia e incanta.

La regia osa di più nell’ultimo episodio, ma ci auguriamo che nella seconda stagione lo faccia ancora di più e con continuità, offrendoci ancora più chiavi di lettura nella congiunzione di quegli elementi ricorrenti e caratteristici del mondo e del tempo di Ricciardi, scandito dalla voce di Pino Daniele che con la sua Maggio se ne va diventa la nota misteriosa e ancora inesplorata del commissario.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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