Il Commissario Ricciardi: recensione della prima puntata della Fiction con Lino Guanciale

Il Commissario Ricciardi, la fiction più attesa di questa stagione di Rai Fiction arriva su Rai Uno tenendoci compagnia per sei serate. Ad interpretare l'iconico personaggio creato dallo scrittore Maurizio De Giovanni c'è Lino Guanciale che ci porta tra i delitti di una fredda Napoli noir anni '30.

Se ne parlava già dallo scorso anno, rimandata causa pandemia, ma poi è finalmente arrivata in prima serata su Rai Uno la fiction più attesa, quella che destava più curiosità e aspettativa tra tutte le produzioni di quest’anno. Luigi Alfredo Ricciardi meglio noto come Il Commissario Ricciardi, amatissimo personaggio protagonista dei libri dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, porta i suoi casi e l’alone mitico che avvolge il suo personaggio nella fiction di Rai Uno.

E forse l’unico problemuccio è proprio questo: dover restare imprigionato nei canoni della fiction, sottrarre la sua grandezza narrativa, rimodellando le aspettative sia di chi ha letto i libri e se ne è innamorato, e di chi invece Ricciardi lo conosce solo di nome ma ne ha sentito parlare abbastanza, per capire che nella narrativa è un personaggio che si è guadagnato una sua caratura.

Il Commissario Ricciardi: trama della fiction Rai con Lino Guanciale

Luigi Alfredo Ricciardi (Lino Guanciale) è un commissario della Mobile che fa i conti, ogni qualvolta si presenti un caso alle porte, con un’ossessione: fino a quando il caso non viene risolto, sente la voce, le ultime parole della vittima ascoltandone i suoi pensieri. Non solo li sente, ma riesce anche a vederli i fantasmi, che lo ossessionano fino a quando non giunge alla verità.

Dono o maledizione difficile dirlo, ma è certo che questo particolare influenza da sempre la sua vita e non gli permette di vivere una vita normale. Il lavoro infatti è tutta la sua vita e vede lontana la possibilità di pensare ad una famiglia o scalfire la sua solitudine magari dichiarandosi a quella donna (Maria Vera Ratti) che talvolta incrocia e che si limita a guardare dalla finestra. Le donne infatti nella sua vita inciampano, ma restano incapaci di comprendere la strada della solitudine che il commissario sente essere la sua unica destinazione, maledetto da questo “dono” del destino.

Il Commissario Ricciardi: la prima puntata che ci ambienta nell’inverno dell’uomo e dei delitti violenti

A differenza di altre fiction composte da una puntata comprensiva di due episodi, la prima puntata de Il Commissario Ricciardi si apre con un singolo episodio concentrandosi su un solo ed unico caso. Scelta obbligata sicuramente dal particolare che il caso Vezzi è la trama di un solo libro, ma che in termini di fruizione televisiva tiene più alta la concentrazione dello spettatore e permette di familiarizzare maggiormente con il personaggio, con le sue peculiarità, il carattere e il suo modo di portare avanti le indagini.

Il Commissario Ricciardi, Cinematographe.it

L’inverno, stagione che è inclusa anche nel titolo del libro – Il senso del dolore. L’inverno del Commissario Ricciardi – da cui è tratto il primo episodio della fiction, è protagonista della fotografia scura, quasi fumosa scelta per l’episodio. Una Napoli anni ’30 silenziosa, che con la sua bellezza anticata vigila e accoglie personaggi eclettici tra grottesco e fantasia come Bambinella (Adriano Falivene), che nelle sue poche scene già ruba l’attenzione, ma anche Raffaele (Antonio Milo), spalla di Ricciardi, un uomo che con tanto dolore nel cuore onora ogni giorno la divisa che porta.

E poi ci sono loro, uomini e donne, chi fortunato e che riesce a condurre la sua vita dignitosamente e chi invece sopravvive, si lascia facilmente incantare da ciò che non ha, inciampando per amore, onore e dolore in delitti violenti e passionali. La sceneggiatura che parte già da un materiale narrativo pregiato è l’elemento più riuscito de Il Commissario Ricciardi. Non si limita a rendere vittime o carnefici i personaggi di contorno, ma da loro il giusto spessore anche nei pochi momenti in cui diventano i veri protagonisti.

Una fiction godibile e curiosa, ma prigioniera del suo stesso linguaggio

Il Commissario Riccardi possiamo felicemente annoverarlo tra i prodotti più interessanti e godibili prodotti da Rai Fiction quest’anno, che prosegue la scia di portare in televisione prodotti meno ripetitivi e maggiormente attenti alla qualità. Scegliere però un soggetto imponente, e Ricciardi lo è già solo per il seguito di lettori che si porta dietro, è una doppia sfida.

La regia purtroppo fatica ad essere all’altezza del soggetto. E dato il successo dei libri e del personaggio che ha trovato spazio anche nel mondo dei fumetti, era lecito aspettarsi qualcosa di più.

Il Commissario Ricciardi - cinematographe.it

Gran Caffè Gambrinus a Napoli

La regia di Alessandro D’Alatri riesce a darci una suggestione, ci porta nelle atmosfere di una Napoli antica, ma non riesce ad andare oltre le inquadrature della comfort zone della fiction. E con una sceneggiatura e un libro così a fare da base, avrebbe potuto senz’altro osare. Qualche apparizione fantasma e qualche scena insanguinata, che ha un sapore di nuovo per gli standard visivi della fiction, ci sono e anche gli attori sono padroni dei loro personaggi con un Lino Guanciale bravo, ma non in formissima.

La stessa colonna sonora non riesce a parlare davvero, fa da accompagnamento, ma non racconta, non riesce a portare un po’ di cinema. E questo ci lascia un po’ di amaro in bocca, soprattutto visto quello che la Rai è riuscita a fare con L’Amica Geniale e ci spinge ancora una volta a vedere un’ occasione bella come questa di Ricciardi, non sfruttata a pieno.

Il Commissario Ricciardi è disponibile su Rai Play dopo la messa in onda di ogni episodio, ed è composto da sei puntate che andranno in onda su Rai Uno ogni lunedì in prima serata.

Regia - 2
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

2.9

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