Il Baracchino: recensione della serie animata Prime Video

Con Il Baracchino Prime Video ha vinto la scommessa!

Prime Video risponde a Netflix, dopo il successo delle due serie scritte da Zerocalcare, producendo un visionario show animato, Il Baracchino, creato da Nicolò Cuccì e Salvo di Paola e disponibile sul servizio streaming dal 3 giugno 2025, composto da sei episodi.

Negli ultimi anni la stand up comedy, in Italia, si può ritenere un vero e proprio miracolo. Ha permesso di tenere i teatri aperti dopo la pandemia e, soprattutto, ha avuto un’esplosione online senza precedenti, aprendo un mercato del tutto inedito per le nuove generazioni. Eppure, con un certo ritardo. Se nel mondo anglofono, in particolare, la stand up è sempre andata fortissimo, a partire da Lenny Bruce e senza mai più fermarsi, nel nostro Paese c’era fino a qualche anno fa un certo ostracismo da parte dei comici classici da cabaret nei confronti di questa “nuova” forma espressiva. Ad oggi, però, tutti vogliono vedere la stand up e tutti vogliono farla.

Il Baracchino: la scommessa del mockumentary animato targato Prime Video

Il “Baracchino” è un piccolo locale per spettacoli comici, un moderno wannabe Derby Club, ma ormai è in crisi. Il proprietario Maurizio, un unicorno disincantato e burbero, sta pensando di venderlo per far posto ad una kebabberia. Claudia, aspirante comica e figlioccia di Maurizio, cerca di opporsi e dare una nuova vita al Baracchino. Attraverso la tecnica del mockumentary, tutt’altro che scontata come scelta narrativa, vediamo interagire tra loro personaggi assurdi e surreali, che si imbarcano nella complicatissima missione di far ridere pur non avendone le capacità. Quasi come un The Office ancora più caricaturale, l’inadeguatezza e l’imbarazzo sono predominanti.

Animazione per adulti: un’occasione da cogliere

Con forti ispirazioni provenienti da alcune delle serie animate più rivoluzionare degli ultimi decenni, come BoJack Horseman e Lo straordinario mondo di Gumball, Il Baracchino abbatte il muro produttivo dell’animazione per adulti che in Italia si ritiene, senza fondato motivo, un genere economicamente infruttifero. È dovuto arrivare il successo di Strappare lungo i bordi per dimostrare il contrario, nonostante la sedimentazione, negli ultimi anni, di opere cardine provenienti dal mercato americano come Rick and Morty, South Park, I Griffin e moltissimi altri. Come Netflix nel 2021, Amazon si prende la responsabilità di produrre qualcosa di più unico che raro per il nostro panorama culturale.

Umorismo sfrontato e personaggi fuori di testa

Rivolgendosi apertamente ad un target giovane, principalmente millennials e generazione Z, Il Baracchino utilizza uno humour cinico e scorretto che mette a segno colpo su colpo. Il cast vocale vanta alcuni tra i migliori comici in attività, nonché tra i più seguiti sul web, ognuno perfettamente gestito in termini di utilizzo nel corso della serie. La caratterizzazione, sia grafica che vocale, è straordinariamente efficace: ogni personaggio è a suo modo iconico, ma una menzione speciale va fatta per la ciambella Donato (Frank Matano), l’alieno in incognito John Lumano (Daniele Tinti) e il mattatore Larry Tucano (Pietro Sermonti). Utilizzando prevalentemente il bianco e nero con più tecniche di animazione, dalla tradizionale 2D al 3D, passando per la stop motion e addirittura le marionette in stile Muppets, Il Baracchino è un delirio esilarante di gag demenziali, battute caustiche e metareferenzialità. Grazie anche alla gran quantità di easter egg inseriti in ogni episodio, si nota la passione profusa da Cuccì e Di Paola in questo progetto, oltre all’esperienza di quest’ultimo nel tortuoso terreno della comicità.

Una storia accattivante, ma in troppo poco tempo

La storyline portata avanti dai personaggi di Pilar Fogliati e Lillo, inoltre, aggiunge una vena drammatica alla serie, affrontando tematiche complesse con delicatezza e sensibilità. Si riesce a parlare di morte, malattia e inadeguatezza senza risultare stucchevoli, facendo dialogare fluidamente i diversi toni utilizzati. Inaspettatamente, il problema della serie è la troppo breve durata dei soli 6 episodi (intorno ai 15 minuti ciascuno) che non consente uno svolgimento più approfondito sia degli archi narrativi che dell’evoluzione dei personaggi. Ne risulta che le trame sembrano affrettate e, una volta terminata la visione di questa prima stagione, se ne vorrebbe subito vedere il continuo. Ma, forse, proprio ciò è simbolo di quanto fosse necessario un prodotto del genere.

Il Baracchino: valutazione e conclusione

Il Baracchino è una di quelle serie che si spera diventino il nuovo standard e non l’eccezione, aprendo finalmente la strada a un’animazione per adulti tutta italiana, capace di parlare il linguaggio contemporaneo senza scimmiottare modelli esteri, permettendo a nuovi autori di emergere. Quello che poteva sembrare un completo azzardo per tono, target e format, si è rivelato essere una scommessa vinta. Se il pubblico risponderà con lo stesso entusiasmo che la serie merita, potremmo finalmente assistere a una stagione creativa in cui l’animazione smetta di essere considerata un medium infantile e diventi terreno fertile per nuove narrazioni.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4