Holy Family – Stagione 2: recensione della serie TV Netflix

Segreti, morti violente e improvvise rivelazioni, per una sfida tra madri all'ultimo sangue. Holy Family, la seconda stagione della serie TV spagnola è su Netflix dal 17 novembre 2023.

Holy Family (originale Sagrada Familia) è una serie spagnola disponibile su Netflix con la stagione 2 a partire dal 17 novembre 2023. Creatore, caposceneggiatore e regista – per farla breve, showrunner – Manolo Caro. Thriller e doppie verità, rivelazioni sconvolgenti e misteri. Al centro uno scottante quesito morale; vale la pena di aggrapparsi a questo, perché la narrazione è un saliscendi di scene madri e non è facile razionalizzare il caos che ne deriva. L’interrogativo è il seguente, non c’è dubbio sia un modo intelligente di catturare l’attenzione del pubblico, perché gli estremi cui la storia conduce i personaggi non saranno così realistici, ma le passioni che li agitano sono le più comuni del mondo: cosa sei disposto a fare per ciò in cui credi? Specialmente se, come è il caso, la posta in gioco è una vita intera insieme a tuo figlio? Parole chiave di Holy Family 2 sono thriller e famiglia. Senza un ordine particolare. Sono intrecciate, anzi. Sembra proprio non sia possibile avere famiglia senza mistero, o viceversa.

Holy Family – Stagione 2: un figlio per tante madri, decisamente troppe

Holy Family 2 cinematographe.it recensione

La famiglia al centro di Holy Family 2 è un matriarcato. L’influenza della capofamiglia, che si chiama Gloria ed è interpretata con grande passione da Najwa Nimri, si estende ben oltre le mura domestiche. Gloria ha molti figli; uno in meno, però, di quelli dichiarati ufficialmente. Questo clamoroso errore di calcolo è il mistero che sostiene la serie. Sembra davvero tirar fuori il peggio dalle persone. I figli di Gloria sono tre: Aitana (Carla Campra), Abel (Ivàn Pellicer) e Santi, che non c’è più. Il piccolo Nico, che Gloria spaccia per suo figlio e non lascerebbe per nessuna ragione al mondo, in realtà è il figlio di Santi e Natalia (Laura Laprida). Gloria è stata “solo” la madre surrogata, ma basta questo a scatenarne una gelosia e una fame di possesso davvero inquietante. Al punto che, di fronte all’insistenza di Natalia che rivuole indietro il figlio, Gloria, con la complicità dei suoi ragazzi, la segrega nella cantina di casa.

E nessuno dei vicini sembra accorgersi di nulla. Nello spazio di pochi episodi, Holy Family 2 fa in modo di rispondere alla domanda da un milione di dollari, almeno per quel che riguarda Gloria. Lei è disposta a tutto, assolutamente tutto, pur di non restituire il bambino. Il suo concetto di maternità è una fede oltranzista e senza cedimenti. Probabile si giustifichi così quando nessuno, nemmeno lo showrunner, nemmeno gli spettatori, la vede: tutto quello che fa è per l’amore e per suo figlio. In realtà, suggerisce la serie svelando piano piano le sue carte, è possibile che dietro i suoi moventi si celi un istinto manipolatore, il dna della perfetta criminale. E che la maternità sia solo un’adeguata copertura. La seconda stagione è la storia di due madri e di un figlio (in) comune. Troppe madri: una è certamente di troppo.

Natalia è figlia di Fernando (Miguel Ángel Solá), un tipo poco raccomandabile e deciso a riportare a casa figlia e nipote ad ogni costo, il che aggiunge ulteriore malizia criminale sul fondo di una storia che cerca, con un po’ di confusione, di accostare sfide ed emozioni del tutto quotidiane – maternità e vita in famiglia – a scenari decisamente sopra le righe, come quelli tipici del thriller. C’è un’altra storia al femminile che tangenzialmente attraversa Holy Family 2 e aggiunge ulteriore benzina sul fuoco: la morte di Lorenzo, il giovane figlio di Blanca (Macarena Gòmez), amica e molto vicina a Gloria. Senza volerlo, la protagonista diventa la principale sospettata del delitto.

Un thriller troppo caotico e che non sostiene le sue premesse

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Nel braccio di ferro tra Natalia e Gloria per il futuro del piccolo Nico, è chiaro dall’inizio di cosa sia capace la seconda; spetta a Holy Family 2 provare a chiarire allo spettatore in che modo Natalia intenda rispondere al pressante interrogativo morale, anticipato in apertura di recensione, che la riguarda molto da vicino. E se la storia si concentra su aspetti decisivi nella vita di ognuno come maternità e famiglia, lo fa investendo buona parte del suo tempo in una perversa riflessione su identità e zone d’ombra dell’anima. Messi di fronte a bivi pericolosi, tutti i personaggi misurano la consistenza del proprio spettro morale e capiscono chi sono veramente. Senza spoiler, la tenuta morale complessiva è abbastanza inconsistente. Le premesse per un thriller diabolicamente divertente c’erano tutte.

Quello che manca, è una narrazione che sia in grado di svilupparsi con razionalità e controllo degli avvenimenti. Certo, la mappa dei temi di Holy Family 2 è molto lineare e questo può aiutare lo spettatore a entrarci dentro. Non c’è nulla di più accessibile ed empatico della storia di una famiglia in difficoltà e degli ostacoli incontrati lungo il cammino, anche se le sfide in questione sono declinate in maniera torbida e omicida. Ma Manolo Caro e il suo staff non sembrano averne abbastanza di trame e sottotrame, parentesi e digressioni narrative, scene madri sempre molto urlate. La sfida di ogni buon thriller, Hitchcock insegna, è ancorare in maniera soddisfacente le emozioni forti alla quotidianità banale: persone normali alle prese con situazioni anormali. La serie ci prova, ma c’è troppa confusione, troppo rumore e poco senso delle proporzioni per partorire un mistero vibrante.

Holy Family – Stagione 2: conclusione e valutazione

La cosa migliore di Happy Family 2 è l’intensità e la totale adesione di Najma Nimri alle capriole di una storia che punta su premesse forti e molto interessanti, ma non riesce a spingersi troppo oltre. A differenza delle protagoniste, che la maternità interpretano in maniera molto molto audace e senza troppi scrupoli morali. Una narrazione confusa e poco calibrata spegne sul nascere le potenzialità di una serie che, invece, aveva molto da offrire. Troppa confusione in scena e fuori scena. Una coerenza che non giova.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.4