Hausen: recensione dei primi episodi della serie TV Sky Atlantic

La recensione dei primi due episodi di Hausen, la prima serie horror di Sky Original disponibile sulla piattaforma dal 20 febbraio.

Atmosfere cupe, dialoghi asciutti e terrore dietro l’angolo. Questa è Hausen, la prima serie horror targata Sky Original e di produzione tedesca. È una fiaba dark, ma non soltanto. Perché i registi Thomas Stuber, Tristan Göbel e Charly Hübner portano prima di tutto una contestazione sociale, ed è questo il tratto più forte della miniserie. L’ambientazione si fa spettro e carnefice di una comunità lasciata ai margini della società. È una metafora stratificata, in cui l’horror non è solo un pretesto, ma puro disagio incarnato delle periferie.

Hausen: un ragazzo, un trauma e un palazzo infestato

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Juri (Tristan Göbel) è un sedicenne tranquillo e gentile che, dopo la morte della madre, si trasferisce in un lugubre complesso residenziale alla periferia della città. Il padre, Jaschek (Charly Hübner), è stato assunto come nuovo custode dell’edificio, e cercherà di rimediare ad anni di usura e malfunzionamenti di un luogo che nasconde molto altro. Ma, mentre l’uomo cerca di portare avanti il suo lavoro, Juri scopre gradualmente che quello in cui si trovano è un palazzo maledetto che si nutre delle sofferenze di chi dimora al suo interno. Il ragazzo cercherà di convincere gli inquilini a cooperare per affrontare la minaccia, ma non otterrà subito il risultato sperato.

La costruzione di un immaginario seriale tedesco

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Hausen non è solo una nuova serie, ma parte di un progetto in divenire. Dobbiamo vedere tale percorso come una staffetta e il cui compagno è Dark. Siamo parlando dell’emancipazione seriale tedesca. La componente geografica non è un elemento da sottovalutare, perché qui dimostra una sua presa di posizione nel mondo televisivo. Infatti, il parallelo con Dark configura un indirizzo di stile in contrapposizione a quello standard americano; fatto appunto di stilemi ormai impressi nell’immaginario collettivo. Che sia Netflix o Sky, i prodotti made in Germany sembrano aver trovato la propria identità nel mercato on-demand attuale, il cui capostipite si può ricercare nello stupendo Babylon Berlin.

Hausen: una serie dalla forte mitologia interna

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Cosa accadrebbe se l’Overlook Hotel di Shining incontrasse le ambientazioni di Dark? È la domanda e la soluzione che convivono in Hausen, frutto di questo interessante matrimonio. Perché la commistione di elementi e l’aggancio al passato sono molto forti. I paragoni con la maestosa opera di Kubrick vanno sempre fatti con le pinze, certo, ma qui il collegamento è puramente tematico. Eppure, la nuova serie Sky Original sa il fatto suo, mescolando le carte in quello che si prospetta un ottimo prodotto. I primi due episodi dimostrano fondamenta solide per il percorso futuro della storia. La narrazione, infatti, si prende tutto il tempo per raccontare il mondo e i personaggi di Hausen. Costruendo così la propria mitologia interna, fatta di mattoni e persone. Il complesso imponente, oscuro, ammantato di una nebbia fitta e soffocante è il punto focale della serie; è esso stesso personaggio.

I registi sono bravissimi a porlo sullo stesso piano del resto del cast, come se avesse le proprie scene e battute da recitare. Il suo corpo avvolge tutto, interagendo con gli inquilini attraverso una sottospecie di ectoplasma nero e senziente. Il giovane Tristan Göbel ha il giusto fisic du role per la parte, con uno sguardo triste e arguto molto interessante. L’intero cast lavora per sottrazione, rimuovendo mimiche accentuate e movimenti bruschi; tutto cammina a passo lento, come oppresso da un macigno di malessere. È come se l’aria stessa del complesso portasse ad uno stato di alienazione perenne. Il grigio disagio dei personaggi arriva fino a noi, palpabile a tal punto da tenerci con il magone. Regia e fotografia si danno il cinque ad ogni movimento di camera, ma alcune scene non poggiano su un montaggio perfetto. Precisamente le scene shock mancano il colpo, così estranianti nella loro macchinosità. Per fortuna sono poche, e non danneggiano la qualità totale degli episodi.

Laddove l’horror incontra la contestazione sociale

Il protagonista della serie insieme agli inquilini - cinematographe.it

Fiaba dark che, almeno per adesso, tanto fiaba non sembra. È horror introspettivo puro, in cui la componente politica è il cuore della storia. Perché Hausen, come dicevamo, ha tutti i connotati di una contestazione sociale. È il racconto della periferia metropolitana lasciata a sé stessa, in cui un gruppo eterogeneo di persone affronta un disagio collettivo. Se Gomorra lo racconta attraverso un punto di vista realistico e di stampo mafioso, Hausen opta per tutt’altro genere e in modo davvero funzionale. Il sub-racconto non è sottointeso, ma ben visibile davanti a noi. Le difficoltà economiche, la droga, la criminalità e la disoccupazione sono alcuni degli argomenti messi in gioco nella serie. La creatura che infesta il palazzo si ciba delle sofferenze dei personaggi, ma allo stesso tempo è anche carnefice della loro sofferenza. È una continua deprivazione, dal riscaldamento all’acqua, fino ad arrivare al telefono. Metafora questa di uno stato che può essere assente e spietato verso le classi meno abbienti. In tutto ciò si può osservare il cammino di Juri, attualmente nella prima fase del lutto, la negazione. Sarà interessante scoprire il suo percorso e come affronterà il trauma all’interno di un luogo che sappiamo sfruttare le debolezze altrui. Detto questo, Hausen si dimostra essere un prodotto davvero interessante, e questi primi due episodi tengono alta l’attenzione e l’aspettativa.

Hausen è disponibile da sabato 20 febbraio alle 21,15 su Sky e NOW TV.

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Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7