Final Space: recensione della serie animata su Netflix
La nostra recensione di Final Space, serie animata di genere fantascientifico creata da Olan Rogers e David Sacks disponibile da pochi giorni su Netflix
Final Space è una serie animata di genere fantascientifico creata da Olan Rogers e David Sacks e basata sulla web serie del 2010 Gary Space, dello stesso Rogers. I 10 episodi dello show sono andati in onda sulla rete TV via cavo TBS fra febbraio e maggio 2018. Final Space è disponibile su Netflix dal 20 luglio.
Protagonista di Final Space è l’astronauta Gary (doppiato in originale proprio da Olan Rogers), che sta scontando 5 anni di prigionia in un’astronave carceraria. L’uomo si imbatte nell’apparentemente innocuo Mooncake, una specie di sfera verde dotata in realtà del potere di distruggere pianeti. Nel tentativo di proteggere Mooncake dalle grinfie del malvagio Lord Commander (a cui presta la voce il decimo Doctor Who David Tennant), Gary unisce le forze con il cacciatore di taglie Avocato (a sua volta alla ricerca del figlio scomparso) e con altri personaggi pittoreschi, dando il via a una folle avventura ai confini dell’universo.
Final Space: una non sempre convincente commistione fra animazione e fantascienza
Seguendo la scia di show affermati come Futurama e Rick and Morty, Final Space cerca di fondere animazione adulta, fantascienza, umorismo e citazionismo pop, utilizzando l’ambientazione spaziale per assicurare varietà di atmosfere, ambientazioni e personaggi. Il risultato è un’opera che, in particolare nella prima metà di stagione, fatica a prendere respiro e a creare empatia con lo spettatore, vittima principalmente di una narrazione a tratti confusionaria, della bidimensionalità e della scarsa consistenza del protagonista Gary e di un umorismo che non coglie mai nel segno, in precario equilibrio fra demenzialità, politicamente scorretto e rimandi alla cultura geek.
Chi si aspettava un sorta di figlio bastardo del già citato Rick and Morty e di Adventure Time rimarrà probabilmente deluso nel constatare che la narrazione di Final Space è molto più ordinaria e lineare e si basa fondamentalmente sui legami emotivi più semplici e importanti, ovvero la famiglia, l’amore e la nascente amicizia fra un gruppo di eterogenei perdenti. Paradossi temporali, tecnologie futuristiche e metafore sociali vengono così messi in secondo piano da quella che si propone come la più classica delle lotte contro il cattivo di turno (ben doppiato da David Tennant), priva però del sarcasmo e del cinismo necessari a sostenere l’umorismo alla base del racconto. Ci si trova spesso davanti a una sorta di versione scialba e slavata dei Guardiani della galassia, con personaggi che si accendono solo a tratti, senza subire un arco narrativo di rilievo.
Final Space: una prima stagione dal potenziale inespresso, che convince più per i suoi picchi drammatici che per il suo umorismo
Con il passare degli episodi però, il lavoro fatto da Olan Rogers e David Sacks sui personaggi secondari comincia a dare i suoi frutti, e Final Space trova la giusta intensità e qualche inaspettato picco drammatico. In un apprezzabile crescendo di emozioni e tensione, la trama si fa più profonda e matura, aprendosi verso dinamiche umane e relazionali che colgono nel segno, grazie anche a un’abile messa in scena da parte di Mike Roberts e degli altri registi della serie. Dopo aver vissuto passivamente per diversi episodi un’avventura spaziale godibile ma fondamentalmente esile, ci si trova a emozionarsi e persino commuoversi per personaggi su cui vorremmo conoscere di più e per un gruppo di sgangherati a cui vorremmo fosse data un’altra chance. Sintomo di qualche carenza nella scrittura di questi 10 episodi, ma anche di un potenziale inespresso che Final Space potrebbe sfruttare nelle sue successive (più che probabili) stagioni.
Tirando le conclusioni, la prima stagione di Final Space si rivela un’opera interlocutoria e latente, trascinata paradossalmente più dai suoi momenti drammatici che da quello che dovrebbe essere la specialità della casa, ovvero l’umorismo. Non possiamo quindi che augurarci che i prossimi cicli di episodi sappiano scavare più a fondo nella psicologia dei personaggi e trovare una strada per una comicità più convincente e coerente, che sappia andare oltre a qualche singolo sketch godibile ma innocuo e sostenere adeguatamente una trama e un universo narrativo dalle ottime potenzialità.