Eredità sepolta: recensione della miniserie su Netflix

Mistero e morti violente sono gli ingredienti di Eredità sepolta, solida miniserie coreana disponibile su Netflix con i suoi sei episodi a partire dal 19 gennaio 2024.

Dal momento che Eredità sepolta, miniserie in sei episodi dal 19 gennaio 2024 su Netflix, porta la firma di Yeon Sang-ho, il regista di Train to Busan, in tanti hanno ipotizzato che magari anche stavolta la storia avrebbe potuto condurci in zona morti viventi e dintorni. Non è così. La crudeltà dell’affermazione, che lascia zero spazio a dubbi, non è intesa a frustrare le aspettative di nessuno, anzi è piuttosto vero il contrario. Meglio accostarsi all’operazione avendo un’idea chiara di come stanno le cose. Perché è noto il passato cinefilo-zombie dello sceneggiatore in chief ed è vero che il racconto ruota intorno a un misterioso cimitero. Ma in questo caso siamo nel perimetro di un thriller, di un’indagine poliziesca, molto più convenzionale (per quanto…). Parole d’ordine: mistero (già detto) e atmosfera.

Il passato e i suoi segreti bussano alla porta della protagonista di Eredità sepolta

Eredità sepolta cinematographe.it recensione

Al punto in cui la incontriamo, la vita di Yoon Seo-ha (Kim Hyun-joo) non potrebbe andare peggio. Professoressa associata, fa da ghostwriter all’uomo che dovrebbe garantirle l’agognata promozione e che – noi lo sappiamo ma lei lo ignora – non arriverà mai. Le cose non vanno meglio a casa. Il marito la tradisce, ha incaricato un detective privato di portarle prove e le prove sono arrivate. Teoricamente, la notizia con cui si apre Eredità sepolta dovrebbe rimetterla in carreggiata. Si tratta di un lascito da parte di uno zio misterioso, di cui lei ignorava l’esistenza perché con il padre ha troncato ogni rapporto e per ottime ragioni. Un’eredità molto complicata da gestire.

Per tre ragioni, tutte importanti. La prima è che i rilevamenti autoptici indicano la presenza di tallio nel corpo dell’uomo, non in quantità tali da garantire al cento per cento un omicidio ma, ecco, la coincidenza è inquietante. La seconda ragione è che il cimitero ereditato è al centro di una contesa. C’è un imponente progetto speculativo, riguarda la costruzione di un campo da golf e annesse strutture. Ogni pezzo di terra necessario allo scopo è stato comprato a parte uno. Indovinate quale? Ricapitolando: zio assassinato, cimitero che ostacola la realizzazione di un progetto molto lucrativo per la comunità locale. Abbiamo un delitto, abbiamo un movente. Che manca?

Manca un terzo elemento, che per Yoon è lo shock più grande. Lei nel paesino dello zio c’è andata convinta di aver esaurito le soprese, ma si sbaglia. Qui fa la conoscenza con Kim Young-ho (Ryu Kyung-soo), che afferma di essere il suo fratellastro – anche di lui ignorava l’esistenza – e reclama la sua parte d’eredità. Nel frattempo, prosegue l’indagine della polizia, che però è lacerata da divisioni interne. Il detective Choi Sung-jun (Park Hee-soon) è fermamente convinto che la verità stia nascosta da qualche parte tra i segreti del piccolo villaggio. Il capo, Park Sang-min (Park Byeong-eun) concorda sulla pista, ma disapprova i metodi del sottoposto. La tensione fra i due, che trova ragione in un delicatissimo caso privato, non giova. I morti aumentano come la pressione sulla protagonista; nel tentativo di venire a capo della faccenda, ne combina una dietro l’altra. C’è un’ombra inquietante su di lei, l’eredità di un passato che aveva cercato di seppellire. E un fratellastro che si comporta in modo strano. Il mistero più grande è proprio il suo.

Il “peso” del mistero

Eredità sepolta Netflix - Cinematographe.it

Il punto con Eredità sepolta – ed è un problema comune a molti show dello stesso genere e dello stesso tono – è la gestione del mistero. Qui, soprattutto, si misura il senso di frustrazione per una (mini)serie che consuma in modo un po’ maldestro potenzialità notevoli. La risoluzione – che non manca di forza emotiva, sia chiaro – arriva come un piccolo involontario tradimento, perché non riesce a stare alla pari con il senso di sconcerto, minaccia e sorda inquietudine che caratterizza la prima metà della storia. La doppia vita, meglio, la doppia anima della comunità rurale che ospita l’indagine dei protagonisti, ha qualcosa del mistero terribile evocato dal grande capolavoro coreano sul tema.

Si chiamava Memorie di un assassino – Memories of Murder (2003), la regia era di Bong Joon-ho ed è chiaro che per Eredità sepolta è più di un’ispirazione. Quello era un film per il cinema, poco importa in questa sede o forse no; c’è chi ha sostenuto, commentando la miniserie e il lavoro di Yeon Sang-ho, che il problema sia in fondo questo, la dilatazione dei tempi della storia a scapito della solidità dell’emozione. In sintesi, fosse durata meno, avrebbe funzionato di più. Ipotesi interessante, su cui vale la pena di dissentire: il problema, qui, non è il tempo lungo della serialità, ma la riluttanza a scavare le pieghe della storia per trovare, nell’interiorità e nelle scelte dei personaggi, azioni e moventi all’altezza del mistero. Il problema è lo squilibrio tra l’impalpabile (l’atmosfera, appunto) e il concreto (le scelte dei personaggi). La miniserie ha molta fede nel mistero e non abbastanza nei fatti.

C’è comunque tanto di interessante, di meritevole d’attenzione. A cominciare, pare quasi scontato aggiungerlo, dalla convincente atmosfera, l’inquietudine strisciante che letteralmente avvolge i protagonisti nella prima metà del racconto. La fragilità di Kim Hyun-joo, lo sconforto e la stasi esistenziale della sua protagonista, non sono mai restituiti con accenti melodrammatici o morboso compiacimento. L’alchimia più interessante riguarda la coppia Park Hee-Soon e Park Byeong-eun, perché nella complicatissima relazione tra due poliziotti incapaci di tirare una linea tra famiglia e lavoro sta la forza più grande di Eredità sepolta. Il tentativo, cioè, di uscire dalle convenzioni del procedurale poliziesco standard per mostrarci l’emotività e l’intimo dei personaggi, con un inusuale livello di precisione. Il vero thriller, viene voglia di aggiungere, sa che bisogna guardare dentro le cose, non fuori.

Eredità sepolta: valutazione e conclusione

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Miniserie diseguale nell’impatto ma dalle interessanti premesse, Eredità sepolta è un thriller che punta forte su atmosfera e suspense e su un’esplorazione molto accurata dell’intimità dei personaggi. C’è un bel gioco tra l’indagine e i tanti imprevisti, piccoli e grandi, che colorano la vita della protagonista e dei poliziotti incaricati di sbrogliare l’intricata matassa. La risoluzione tradisce le aspettative suscitate dal mistero iniziale ed è un peccato. Miniserie solida, che lascia intravedere potenzialità molto succose e, malauguratamente, non portate alle estreme conseguenze.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6

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