Dietro i suoi occhi: recensione della serie Netflix

Una moglie fragile, un marito enigmatico e una giovane madre vittima di un pericoloso gioco psicologico: quanto c'è di vero oltre le banali apparenze della nostra esistenza? Louise lo scoprirà sulla propria pelle.

Una moglie frustrata e con evidenti problemi psichici, un marito tendente al tradimento, una madre single in cerca del vero amore. Gli ingredienti della miniserie Netflix Dietro i suoi occhi – 6 episodi, disponibili su Netflix dal 17 febbraio 2021 – sembrano essere quelli canonici del dramma bagnato di sentimentalismo. La descrizione offerta dalla piattaforma, tuttavia, sembra aprire altri scenari, quelli di un prodotto “spiazzante, inquietante, psicologico”. Per capire quanto questo sia il giusto inquadramento, basta ripescare le critiche riservate al romanzo di riferimento, Behind Her Eyes di Sarah Pinborough, pubblicato nel 2017.
Un bestseller pubblicizzato e classificato con l’hashtag #WTFthatending (che potremmo tradurre con un ripulito “che cavolo di finale”), in virtù di uno svolgimento e di una conclusione oltre i confini del bizzarro e dell’insolito. Dietro i suoi occhi – la serie – mantiene intatti i connotati e la struttura del libro con tutti i suoi risvolti e i suoi cambi di registro, mostrando anche in modo piuttosto evidente come certe trasposizioni pedisseque non siano esattamente la soluzione migliore e non sortiscano il medesimo effetto della pagina scritta.

Il triangolo no, non l’avevo considerato

Dietro i suoi occhi - Cinematographe.itUn po’ soap opera in stile Harmony, un po’ thriller e un po’ dramma soprannaturale, Dietro i suoi occhi soffre di un netto cambio di ritmo e di una brusca cesura esattamente a metà del suo percorso. La prima parte è la più efficace: nei panni della protagonista Louise, lavoratrice part-time sola e con figlio a carico, veniamo a contatto con David e con Adele. Lui giovane psichiatra scozzese particolarmente affascinante, lei (Eve Hewson, nientepopodimeno che la figlia di Bono degli U2) consorte tormentata dalla solitudine e da un male oscuro di non immediata comprensione.

Potrebbe sembrare, a questo punto, la solita storia di un triangolo amoroso che finisce in tragedia. E invece no, almeno non del tutto: tra una svolta e l’altra si inserisce una sottotrama onirico-mistica basata sulla proiezione astrale (!) e sulla trasmigrazione delle anime (!!). Qui la vicenda inizia inevitabilmente a scricchiolare, sia da un punto visivo che narrativo: i personaggi si indeboliscono e la loro in apparenza fondamentale introspezione psicologica si schianta col desiderio di affastellare un colpo di scena sopra l’altro, sfociando nell’assurdità.

Dietro i suoi occhi: la serie Netflix sulla fragilità della mente umana

Dietro i suoi occhi - Cinematographe.itVa da sé che – stando alle pazze regole del gioco – ci si può comunque divertire, ma è indubbio che Dietro i suoi occhi non mantenga le sue iniziali promesse: dall’indagine dei traumi e delle ossessioni umane (perché nessun carattere è esente da colpe, ognuno nasconde un’ampia gamma di ambiguità e morbosità), con corollario di domande esistenziali sulla fiducia da riporre nel prossimo e sulla conoscenza di noi stessi, si vira all’imponderabile e al fantastico. Non sono purtroppo elementi opposti di cui si tenta una ardita fusione, e di fronte ad argomentazioni che tirano in ballo corpi astrali e viaggi nell’universo lo spettatore può avvertire una forte sensazione di confusione (o, peggio, di presa per i fondelli).

L’instabilità mentale di Adele e degli altri comprimari, quindi, si riflette nella mutevolezza e precarietà dell’intero progetto. Considerata la qualità della regia, delle interpretazioni, delle ambientazioni londinesi e, più in generale, del comparto tecnico, a saltare all’occhio è la debolezza della scrittura, che non riesce a mantenere al medesimo livello l’intensità né tantomeno a toccare quasi mai le corde dell’emotività. Colpa di una gestione sbilenca dei plot twist e dei troppi tempi morti, mentre i segreti si accumulano. Probabilmente, avrebbe giovato la durata standard di un film di un paio d’ore, al posto della suddivisione forzata in episodi da 50 minuti l’uno.

Regia - 3
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.6

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