Dark: recensione della prima serie tedesca Netflix

La prima serie tedesca di Netflix creata da Baran bo Odar e Jantje Friese è più complessa di quanto si possa pensare.

Creare un film, un prodotto audiovisivo o d’intrattenimento è un po’ come cucinare: se si amalgamano bene gli ingredienti (utilizzati anche per altre ricette) e si sta dietro alla cottura, il risultato può essere ottimale; in modo contrario se si abbandona il cibo sul fuoco, per di più unito senza una cognizione il risultato può essere disastroso e dal dubbio gusto.
La metafora della cucina può essere paragonata (e applicata) a Dark, serie Netflix dai toni cupi che ci aveva impressionati con i suoi trailer angoscianti e le sue immagini vicine ad altre serie di casa Netflix, ma che purtroppo non ci ha convinti pienamente.

Dark: una fotografia impeccabile per un ritmo lento

Da quando i primi trailer di Dark sono apparsi in rete, il pensiero che ha accomunato quasi tutti è stato quello di avere davanti agli occhi una versione più matura, dark (appunto) e meno fantasiosa di Stranger Things; inutile dire che ci stavamo sbagliando.
La prima serie tedesca di Netflix creata da Baran bo OdarJantje Friese è più complessa di quanto si possa pensare: sebbene i toni cupi e la fotografia la facciano da padrone e le atmosfere siano totalmente azzeccate, lo svolgersi della storia su schermo rischia di annoiare il pubblico in molteplici occasioni, facendo sembrare i 50 minuti di durata degli episodi realmente interminabili.
Nonostante i temi trattati abbiano bisogno di spazio per venir spiegati e concepiti, ciò non toglie che una forma di regia diversa e meno statica avrebbe giovato sicuramente a rendere più accattivante il prodotto finale: la regia affidata allo stesso bo Odar è di tipo fotografico, perfetta e simmetrica in ogni inquadratura e per questo va elogiata, ma toccando temi complessi come il viaggio nel tempo e il rapimento infantile si rischia di annoiare lo spettatore piuttosto che portarlo a continuare gli episodi della serie.

Dark: atmosfere cupe e clima freddo

Altro elemento che sicuramente giova alla storia e alle atmosfere di Dark è la location: Berlino offre spunti interessanti per la storia in questione: dai boschi, alle cittadine di provincia in stile Twin Peaks fino alle fabbriche posizionate in mezzo al nulla. Dal lato tecnico e stilistico tutto si amalgama perfettamente, presentando immagini di una bellezza fotografica e, a tratti, d’altri tempi, con toni freddi che la fanno da padrone ma leggermente esasperati (ed esagerati) se si parla di toni scuri presenti su schermo a tal punto che, alcune immagini, risultano di difficile comprensione.
Cosa non funziona quindi in Dark? In sostanza tutto il resto: sebbene la recitazione sia buona, i ritmi della sceneggiatura penalizzano gli interpreti principali, costretti in alcune scene a fare lunghe pause tra una battuta e l’altra portando in scena sì la realtà, ma che a livello di meccaniche audiovisive penalizza e fa aumentare i minuti (vuoti) che passano su schermo.
La sceneggiatura di Dark presenta molteplici problemi dal punto di vista della costruzione dei personaggi, escludendo totalmente il rapporto empatico tra spettatore e protagonista e portando quindi ad una visione annoiata degli eventi presenti su schermo, ma non solo: un susseguirsi di situazioni copiate da altre serie, libri, film e dinamiche mentalmente assurde potrebbero portare lo spettatore ad abbandonare la serie dopo i primi episodi facendo risuonare il concetto di già visto.

Sebbene Dark sia tecnicamente impeccabile non si presenta riuscito in tutti i punti: ci troviamo davanti ad un prodotto di intrattenimento che non compie il suo dovere come dovrebbe e che forse avrebbe funzionato meglio come lungometraggio piuttosto che come serie Tv, visti i ritmi lenti e la costruzione delle puntate che si ripresenta strutturalmente ad ogni cambio di episodio.
Contando che Netflix è stato concepito principalmente come piattaforma di intrattenimento che trova il punto di forza nel proporre al pubblico generi sempre nuovi e la libertà di dove e quando guardare un prodotto, alle volte in situazioni come queste è giusto dare la propria visione di un prodotto ma allo stesso tempo bisogna ascoltare anche l’esigenza del pubblico, aspettandoci una serie tv che intrattenga, non un prodotto di videoarte spalmato in 10 episodi.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 4.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.8

Tags: Netflix