C’era una seconda volta: recensione della serie TV Netflix

Viaggi nel tempo e amore nella serie originale Netflix.

Una ferita d’amore, un cubo e un inspiegabile viaggio nel passato: C’era una seconda volta è la miniserie francese di quattro episodi disponibile su Netflix con protagonista Gaspard Ulliel e Freya Mavor, un viaggio molto breve ma intenso nella speranza e nell’illusione umana di riuscire ad avere pieno controllo del tempo e dell’amore.

Amore che vieni, Amore che vai: la trama di C’era una seconda volta

C'era una seconda volta Cinematographe.it

Vincent (Gaspard Ulliel) vive i suoi giorni nell’attesa di dimenticare quella che crede essere la donna della sua vita, Louise (Freya Mavor), una donna inafferrabile, con qualche segreto di troppo che ha deciso di lasciarlo perché incapace di affrontare tutte quelle sfaccettature che l’amore comporta.

La vita di Vincent quindi torna ad essere quella di sempre, tra un lavoro che fa fatica a mantenere per le sue continue distrazioni, un figlio avuto da un’altra relazione, per cui soprattutto in questo stato di dolore fa fatica ed essere presente, qualche amico e qualche familiare per colmare un vuoto esistenziale. Poi arriva, consegnato per errore, un cubo in cui misteriosamente è possibile entrarvi: Vincent è di nuovo a casa sua, ma questa volta c’è Louise, a preparagli la colazione in cucina. Da quel momento qualcosa scatta in lui: forse è possibile riconquistarla e rimediare agli errori del passato.

C’era una seconda volta: Una scatola magica per immaginare il passato e riscrivere la propria esistenza

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Il trascorrere del tempo è da sempre un conflitto aperto nell’uomo: il desiderio di viaggiare nel tempo per cambiare la storia e riscriverla, o quanto meno modificarla e riprendersi qualcosa che si è perso, nasce proprio da questa incapacità di accettazione. Vincent e tutta la sua vicenda rappresentano proprio questo in C’era una seconda volta, creato da Guillame Nicloux, regista francese che in questo breve esperimento Netflix è riuscito a condensare tutti i temi che hanno da sempre caratterizzato il suo cinema, sempre avvolto tra dramma e thriller psicologico, un calco da sempre caro allo stesso cinema francese.

C’era una seconda volta ha il grande pregio di riuscire a tenere sempre alta l’attenzione dello spettatore per tutti i suoi quattro episodi, dove in ognuno da meno di un’ora c’è una promessa sottile, probabilmente un gioco quasi lanciato, di riuscire a scoprire qualcosa di più sulle dinamiche dei viaggi nel tempo di Vincent, e qualcosa di ogni personaggio che sembra sempre sfuggirci, grazie anche ad una forte recitazione in sottrazione. Ogni personaggio appare completamente disperso nello scorrere del presente, e neppure il passato, guardato da una lente/cubo, sembra poter fornire rassicurazioni.

C’era una seconda volta è una miniserie che vuole offrire un’esperienza immersiva, ma che pecca nella sceneggiatura

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La miniserie di Nicloux è stata definita come un prodotto molto vicino a quelli che erano gli intenti di Dark, non tanto per la tematica dei viaggi nel tempo, ma per offrire allo spettatore un’esperienza immersiva: da questo punto di vista, giocando su un tema molto solcato come quello della delusione d’amore, l’esperimento riesce o quanto meno tiene testa all’intento. La fotografia particolarmente fredda, il montaggio che gioca in 4:3 quando si viaggia nel passato, rendono immediatamente consapevole che C’era una seconda volta è una serie che va vista con attenzione, e probabilmente una sola visione non basta per comprenderne tutte le sfaccettature. Notevole in questo obiettivo anche l’apporto della musica, che conquista al primo ascolto ed è fortemente descrittiva della vicenda.

Se quindi la stessa immagine parla ed è ricca di dettagli da sviscerare, c’è da dire però che si deve parlare di “esperimento” anche perché la sceneggiatura per quanto accattivante presenta dei buchi narrativi a cui sarebbe stato necessario sopperire: ci sono infatti alcuni personaggi chiave che restano di contorno e alcune dinamiche, soprattutto quella nei viaggi del tempo, che non vengono sorrette da neppure flebili spiegazioni. Un vero peccato per C’era una seconda volta che merita ad ogni modo una visione, ma per cui molto probabilmente non ci sarà una seconda occasione per fare luce sull’ignoto.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 2

2.9

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