Call my Agent – Italia 3: recensione della serie TV su Sky
Il mondo del cinema italiano è sempre più folle, squinternato e nevrotico nella terza stagione di Call my Agent - Italia, la serie in onda su Sky e in streaming solo su NOW.
Tre più una o tre meno una? La terza stagione di Call my Agent -Italia comincia con un po’ di matematica e va chiarito se si tratti di addizione o sottrazione. La serie TV, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW a partire dal 14 novembre 2025, è costruita sull’idea che tutto cambi. Certo, molte cose restano. Resta l’umorismo, resta il racconto autoironico e tutto sommato autoassolutorio dei vizi e delle nevrosi dei protagonisti dello spettacolo italiano – cinema + tv – resta il caos controllato, neanche troppo, a dire la verità, della più squinternata e bella agenzia del paese, la CMA (Claudio Maiorana Agency). Molto cambia. Il team creativo, perché la scrittura è sulle spalle di Federico Baccomo, con il supporto di Camilla Buizza e Tommaso Renzoni, ora che è uscita dai quadri la “madrina” italiana della serie – ricordiamolo, è il remake del cult francese Dix pur cent – Lisa Nur Sultan. La regia, di Simone Spada. A cambiare, soprattutto, è la geometria dei protagonisti, ed è il cambiamento più importante.
E ne rimasero tre, Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico. Se ne è andata Marzia Ubaldi portandosi via anche il personaggio, Elvira Bo. Call my Agent – Italia 3 non ha perso un’oncia dell’umorismo teneramente dissacrante delle prime due stagioni, ma è chiaro che la morte dell’attrice (non solo dell’attrice) costringe storia e personaggi a fare i conti prepotentemente con l’idea del cambiamento; le parti migliori della serie sono quelle che non temono di lasciarsi andare. Per una volta, tutto cambia e non è detto resti com’era. La famiglia della CMA è sottosopra come mai prima.
Call my Agent – Italia 3: la famiglia CMA deve costruirsi un futuro

Elvira (Marzia Ubaldi) non c’è più; sottrazione. Elvira manca, ma il vuoto dell’assenza occupa altrettanto spazio nel cuore e nel lavoro dei colleghi, e forse qualcosa in più; addizione. Il modo migliore di rispondere all’interrogativo in apertura è non prendere posizione: sono vere entrambe le cose. Call my Agent – Italia 3 è la serie in cui Marzia Ubaldi è presente e quella in cui è più lontana, con effetti dirompenti sui rapporti e il percorso della stagione. La strada scelta da Federico Baccomo in sede di costruzione del racconto è lucida e stimolante: una famiglia travolta dal cambiamento deve decidere cosa fare da grande.
Papà Claudio Maiorana (Federico Fazioli) e mamma Elvira (Marzia Ubaldi) non ci sono più, entrambi in un posto migliore (lui è a Bali). Restano i tre figli, orfani, sommersi dal lavoro, incasinati nel privato e soffocati dalle bizze delle star da coccolare o ammansire, a seconda delle circostanze: Vittorio (Michele Di Mauro), Lea (Sara Drago) e Gabriele (Maurizio Lastrico). Il vuoto di potere deve essere colmato e va scelto il nuovo capo; impossibile avvenga senza strascichi. Orfani sono anche i “nipotini”, tre assistenti, Pierpaolo (Francesco Russo), Monica (Sara Lazzaro) e Camilla (Paola Buratto), cui i vecchi ruoli – professionali e sentimentali – stanno stretti, più una centralinista con ambizioni d’attrice, Sofia (Kaze). Sullo sfondo c’è l’ingresso nel mercato della UBA, agenzia americana e predatrice, rappresentata dal mefistofelico Christian (Gianmarco Saurino). E la follia dei talent.
Rispetto alle prime due stagioni, complice il successo delle prime due stagioni, spiegano i creatori, è più facile per Call my Agent – Italia 3 attirare grandi nomi dello spettacolo disposti a mettersi in gioco e misurare la profondità della propria autoironia, mentre la serie si diverte a rovesciare le prospettive: il dietro le quinte diventa la ribalta, e viceversa. Stavolta i famosi sono, in rigoroso ordine di apparizione: Luca Argentero, Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti, Stefania Sandrelli, il cast di Romanzo Criminale (Marco Bocci, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari, Edoardo Pesce, Alessandro Roia, Daniela Virgilio), Miriam Leone e Ficarra & Picone, con apparizioni di Tananai, Giorgia e molti altri. Sarebbe un delitto spoilerare cosa succede e come, basti sapere che lo show business secondo Federico Baccomo e collaboratori è attraversato da paure per il tempo che passa, attriti familiari, dialettica set famiglia, gelosie professionali, scontro generazionale, incubo maternità. È divertente, molto, e meno appuntito del previsto. Si avverte un certo squilibrio di efficacia tra le due anime della serie, talent e agenzia.
Due serie in una, con differenti livelli di efficacia: l’una molto efficace, l’altra un po’ meno efficace

Call my Agent Italia – 3 è una serie al plurale, doppia. C’è l’agenzia: i problemi professionali, l’alchimia dei rapporti, il caos del privato che prende il sopravvento. Ci sono i talent: attori attrici registi di cinema e tv con le piccole grandi ansie, le rivalità, i temperamenti fumantini; carne, ossa e nevrosi dell’eterna crisi, contrassegno permanente del cinema italiano. La sfida è trovare il modo di conciliare le due anime, incastrare i versanti in modo che i problemi degli uni deformino/riflettano/esasperino quelli degli altri, consentendo alla serie di mantenere un sapore tipicamente italiano a dispetto della provenienza “altra” dell’originale, che è francese, con tutto ciò che ne consegue in termini di differenti attitudini, filosofie di vita, senso della commedia. Come se la cava, quindi, Call my Agent – Italia 3?
C’è da dire che il duo Federico Baccomo (scrittura) e Simone Spada (regia) riesce a portare a un livello di inedita soddisfazione il racconto della CMA e dei suoi protagonisti. Il privato e il pubblico, le ambizioni e i sentimenti degli agenti, si intrecciano con caotica naturalezza; lo storytelling è affilato, le dinamiche credibili e il ritmo solido. Va poi riconosciuto alla new entry Simone Spada di aver velocizzato e (umoristicamente) incattivito il percorso narrativo della serie, senza snaturarla. Sul piano del cast, oltre ai rodatissimi protagonisti – perfettamente calibrati, il lavoro sul casting è eccellente – va sottolineata la verve sopra le righe della brava Emanuela Fanelli/Luana, alle prese con un personaggio pericolosissimo, al limite del caricaturale ma sempre mantenuto dall’attrice romana in un regime di realismo comico efficacissimo. Entrano anche volti nuovi: Nicolas Maupas nella parte di sé stesso, contrappunto benevolo ai loschi propositi dell’altra matricola, il tenebroso Gianmarco Saurino.
La CMA però non riassume la totalità dell’esperienza di Call My Agent Italia – 3. Ci sono anche i talent, e insieme a loro un certo sbilanciamento dell’efficacia complessiva. La fotografia del mondo dello spettacolo offerta dalla serie è autoironico squinternato divertimento, meno potente del previsto. Il racconto di vizi e virtù delle star prese in controcampo – in estrema sintesi, è la formula della serie – è costantemente sottoposto a un’opera di autocensura sulla quale è lecito avanzare delle riserve. L’impressione è che Call my Agent – Italia 3 insista a distinguersi dall’originale francese smorzando la punta avvelenata delle frecce del versante dei talent, esprimendo la massima vitalità nel racconto degli agenti. Una serie doppia, si è detto. Meglio, a metà. La prima efficace, la seconda buona ma inespressa. Il bilancio è positivo, con una leggera riserva.
Call my Agent – Italia 3: valutazione e conclusione
Call my Agent Italia – 3, forte della dimestichezza acquisita con il tempo e l’abitudine, imbaldanzita dal successo, mostra di saper prendere i suoi regular – cioè il cast dei personaggi fissi – per il verso giusto. Sa come spingerli, quali tasti premere per ottenere il massimo delle risate o della verità emotiva, nel privato e nel lavoro. La serie è corale ma riesce a dare a ciascun personaggio la possibilità di respirare, di costruirsi un percorso autonomo, vitale e credibile. Il racconto dei talenti è autoironico, divertente e leggero, forse troppo leggero in relazione alle potenzialità inespresse. Se la ritrosia ad affilare le armi nel privato è comprensibile data l’ovvia indisponibilità del talent a rendere il discorso troppo personale, Call my Agent – Italia 3 potrebbe al contrario “usare” il volto noto per esplorare dinamiche tipiche del mondo dello spettacolo e svelarne la portata universale. E invece, un po’ indietro rispetto all’eccellente storytelling sulla CMA e i suoi agenti – personaggi pienamente tridimensionali – il lato talent paga dazio a una gradevolezza, una gentilezza, forse eccessive. L’obiettivo, per la stagione 4, è di mantenere inalterata l’efficacia del primo versante e di “incattivire”, nel senso più umoristico possibile, il secondo.