Call My Agent – Stagione 2: recensione della serie Sky Original

Torna il folle dietro le quinte del cinema italiano. Torna, con la seconda stagione, Call My Agent, la serie Sky Original dal 22 marzo 2024 in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

Seconda stagione. Facce vecchie e facce nuove ma la folle, elettrica esuberanza del cinema italiano è ancora il cuore pulsante di Call My Agent – Italia, la serie Sky Original remake della francese Dix pour cent, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 22 marzo 2024. Ogni venerdì due episodi, sei in tutto. Diretta da Luca Ribuoli e scritta da Lisa Nur Sultan insieme a Federico Baccomo e Dario D’Amato, prodotta da Sky Studios e Palomar; è difficile, molto difficile, fare la sintesi di tutte le cose importanti che ci sono da dire, perché Call My Agent è una serie doppia.

Da un lato, c’è il cast dei regolari, quelli che danno respiro e coerenza alla storia. Poi ci sono le guest star, i volti noti che con grande autoironia prestano la loro immagine alle necessità della storia, celebrandosi nella maniera più intelligente, sarebbe a dire prendendosi in giro. Delle guest star si parlerà più avanti. Per ora, è importante precisare che i protagonisti di Call My Agent 2 si chiamano Sara Drago, Marzia Gandolfi (recentemente scomparsa), Michele Di Mauro, Maurizio Lastrico, Sara Lazzaro, Kaze, Paola Buratto, Francesco Russo, Pietro De Nova. Sono loro, nel gioco ironico e sopra le righe della serie, gli eroi fragili, tosti e molti simpatici che manovrano il dietro le quinte del cinema italiano.

Call My Agent – Stagione 2: la CMA accudisce e supporta il cinema italiano

Call My Agent 2 cinematographe.it recensione

Al punto in cui siamo, seconda stagione, la serie è sempre più italiana. L’originale è straniero, si è già detto, il cult francese Dix pour cent. La sfida di Call My Agent 2 consiste nell’accoglierne la premessa – il dietro le quinte raccontato con umorismo e spietata ironia – misurandola sui battiti, le corde e la visione della nostra industria dello spettacolo. Il dietro le quinte di Call My Agent 2 è il cinema italiano come uno se lo aspetta: folle, sull’orlo del baratro, in perenne crisi d’identità ma animato da un’incrollabile vitalità, dalla capacità di tirare fuori il meglio nei momenti difficili. Di difficoltà, ce ne sono sempre. Quello che vale per il cinema italiano vale per la CMA, cioè la Claudio Maiorana Agency, l’agenzia con sede a Roma, a due passi da Piazza del Popolo, che governa le sorti del cinema italiano e, cosa più importante, provvede alla felicità e al benessere di quelli che hanno avuto il buon senso di richiederne i servigi.

Sono tanti. C’è Luana Pericoli (Emanuela Fanelli) che gira un documentario sulla sua vita e un film di finzione con un sempre più terrorizzato Corrado Guzzanti. C’è Gabriele Muccino che prende in ostaggio i corridoi della CMA con il suo assistente Evaristo (Pietro De Nova). Ci sono le richieste particolari di Gian Marco Tognazzi, il duetto di Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino, la vita di coppia di Serena Rossi e Davide Devenuto. Poi, Claudio Santamaria disposto a tutto per una parte, Elodie “braccata” e la gloria hollywodiana di Sabrina Impacciatore, tornata a casa ma ancora preda del jet lag. Soprattutto, c’è una crisi dietro l’altra, c’è lo stress e l’ansia, c’è la frenesia del dietro le quinte. E ci sono quelli chiamati a risolvere i problemi. C’è la CMA. In questa seconda stagione, il focus è sul privato, non solo sul lavoro, dei membri dell’agenzia. Senza i quali, va detto, non ci sarebbe nessun cinema italiano.

I soci della CMA sono Vittorio (Michele Di Mauro), Lea (Sara Drago), Gabriele (Maurizio Lastrico) e Elvira (Marzia Gandolfi). Gli assistenti sono Pierpaolo (Francesco Russo), Camilla (Paola Buratto), Monica (Sara Lazzaro) e Sofia (Kaze), metà receptionist e metà aspirante attrice. Hanno personalità differenti, mansioni diverse, linee narrative che non sempre coincidono. In comune hanno un tratto: non mollano mai. Si nutrono – Call My Agent 2 non fa mistero di questa dipendenza e si diverte a riderci sopra – delle crisi e degli imprevisti, non si limitano a subire guai ma quasi li cercano. Sono gli uomini e le donne su misura per il cinema italiano perché ne sono la perfetta incarnazione: fragili, sopraffatti dai problemi, con un privato caotico ma mai piegati dalle circostanze. Call My Agent 2 non ha sempre il modo e il tempo (soprattutto il tempo), considerata la doppia coralità della serie, dei regolari e delle guest star, di riservare a ciascun personaggio il giusto spazio. Ma l’ideale filo rosso di questa seconda stagione resta, per tutti, l’intreccio problematico di vita privata e lavoro. Serviva allargare lo sguardo, alla serie, per dare più spessore alla storia e stimolare l’interesse del pubblico. Al resto ci pensano le guest star.

Il cinema come famiglia, tra caos dei sentimenti e lavoro

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In termini di struttura, Call My Agent 2 prosegue con coerenza sul sentiero tracciato dalla prima stagione e resta, orgogliosamente, ibrida. Perché, in superficie, l’uniformità del tono (tragicomico), l’omogeneità degli ambienti (Roma e i luoghi del cinema italiano) e della linea narrativa (la vita in CMA) vanno nella direzione della serialità standard (senza alcun accento polemico): la stessa storia, gli stessi personaggi, gli stessi posti, una stagione dopo l’altra. Contemporaneamente, l’avvicendamento stagione dopo stagione di un diverso blocco di guest star regala un tono e un colore peculiare alla storia. Spostandola sul campo, anche se non del tutto, della serie antologica. La serie antologica, pur mantenendo coerenza tematica e d’atmosfera, cambia di stagione in stagione personaggi, trama e sfondi (es. True Detective). Ora, Call My Agent 2 è insieme una serie tradizionale e antologica, perché ha la sua coerenza ma sa adattarsi e ricostruirsi per venire incontro alle esigenze degli ospiti illustri.

La sfida di Lisa Nur Sultan e Luca Ribuoli è di piegare la storia e i personaggi principali (e stabili) al ritmo, alle necessità, ai vezzi delle guest star, senza sbilanciare l’alchimia. Funzionano soprattutto Gabriele Muccino e Sabrina Impacciatore, forse perché offrono una personalità e una psicologia forti e che il pubblico conosce e apprezza già in partenza. L’autoironia è la forma più spietata di intelligenza e un modo molto sensato di mettere a frutto il proprio narcisismo. Sabrina Impacciatore prende in giro il suo charme di diva italiana ormai perdutamente americanizzata con la consueta esuberanza nervosa, elettrica. Gabriele Muccino porta in dote il suo stile frenetico, esasperato, le urla e i toni sopra le righe, perché è di questo che è fatta la vita di una famiglia, di emozioni forti (urlate). Call My Agent 2 fa della CMA la più mucciniana delle famiglie.

La seconda stagione valorizza il caos inestricabile di casi privati e problemi professionali per la “famiglia” CMA; è soprattutto la stagione di Sara Drago e Michele Di Mauro. Lei deve aprirsi ai rischi e alla bruciature (sentimentali) di una vita di relazione seria. Lui, deve fare i conti con le proprie scelte, anche se queste possono spezzare, l’hanno già fatto per la verità, l’unità familiare. La seconda stagione è la stagione di Kaze che tenta di tenere in piedi la complicatissima relazione con Maurizio Lastrico, compagno-agente, inseguendo il sogno di diventare attrice; a lei è riservato un arco narrativo molto forte, che è meglio non spoilerare. La seconda stagione è (purtroppo) l’ultima stagione di Marzia Gandolfi, sempre più grande madre della CMA. Più sullo sfondo gli assistenti Paola Buratto, Sara Lazzaro e Francesco Russo. Il formato da sei episodi non ha tempo e modo di scavare dentro i personaggi come meriterebbero. Ma funziona bene, Pietro De Nova, assistente marziano e ultra moderno nei modi e nel carattere. Il suo modo di fare, insinuante ed enigmatico, regala una certa freschezza alla storia.

Call My Agent – Stagione 2: conclusione e valutazione

Call My Agent 2 fa della crisi, dell’incidente di percorso, dell’emergenza, la cifra espressiva della vita e del cinema (italiano). Il cinema come famiglia lacerata da vizi, virtù, bugie, verità e sentimenti, ma animata da un tenerezza e da un senso di solidarietà forte e caloroso. La serie è un intelligente, divertente e (auto)ironico modo di raccontare il cinema italiano, le sue tendenze, i problemi e i punti di forza. Il tono è umoristico, a tratti tragicomico e dolce. Potrebbe essere più corrosiva? Più incisiva nel prendere di petto presunzioni e contraddizioni dell’ambiente? Certo, ma la delicatezza di fondo, il carattere innocente e giocoso sono una precisa scelta di campo. Si può condividere o no la filosofia della serie, prima però bisogna capirla.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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