Blood and Water – stagione 2: recensione della serie sudafricana su Netflix

Blood and Water, serie sudafricana sul mistero di una neonata rapita 'ricomparsa' adolescente nella vita della sorella, s’arricchisce di sette episodi, ma non di nuova linfa. 

Ambientata a Parkhurst College, scuola d’élite che tuttavia esiste solo nella finzione del racconto – ed è stata infatti ricostruita all’interno di alcuni dipartimenti dell’Università di Cape Town –, Blood and Water, serie ideata e realizzata da Nosipho Dumisa, scrittrice e regista sudafricana di etnia Zulu, s’arricchisce di sette nuovi episodi finora inediti: la seconda stagione è, dallo scorso 24 settembre, disponibile alla visione su Netflix.

Blood and Water 2: la detective improvvisata Puleng continua a indagare sulla compagna di scuola Fikile

Blood and Water 2 cinematographe.it

Puleng (Ama Qamata) e Fikile (Khosi Ngema) sono davvero sorelle? La seconda stagione riapre l’interrogativo rimasto senza risposta della prima.

Nel corso della prima stagione avevamo imparato a conoscere Puleng, sedicenne brillante, eppure impulsiva, ossessionata dalla scomparsa della sorella Phume, rapita poco dopo la nascita e mai più ritrovata. Il fantasma di Phume continuava ad aleggiare sulla sua famiglia, condannando i genitori a vivere in un passato dilatato e, ugualmente, impedendo agli altri due figli, Puleng e il fratello minore, di trovare un’identità, di liberarsi dalla posizione ‘suppletiva’ a cui la memoria della sorella mai conosciuta li costringeva. L’incontro con Fikile Bhele, una giovane della stessa età della sorella scomparsa (e anzi nata proprio lo stesso giorno) a cui le era stato fatto notare di somigliare molto, aveva insospettito Puleng a tal punto da spingerla a intensificare le ricerche sul suo passato famigliare. 

La prima stagione si era, però, conclusa senza sciogliere il mistero a cui si agganciava. Così, la seconda riprende esattamente dal punto in cui si era interrotta la prima: ritroviamo intatta l’inquietudine identitaria della protagonista, la sua determinazione a inseguire la verità che le sfugge. Non è ancora chiaro se Fikile sia la sorella che Puleng sta cercando né come possa essere stata sottratta alla famiglia d’origine. Il filone mystery della narrazione ritorna a intrecciarsi con il melodramma adolescenziale: tra le due ragazze, il gioco di rispecchiamenti, che si era già trasformato in competizione sentimentale, è ora divenuto un reciproco assedio, vera e propria invasione di ogni ambito relazionale. 

Blood and Water 2 – Un automatismo narrativo che si ripete senza risolvere le sue fragilità di sistema

Blood and Water 2 cinematographe.it

‘Blood Water’ è una serie tv ideata e realizzata da Nosipho Dumisa, scrittrice sudafricana.

La ragione per la quale Blood and Water non funzionava nella prima stagione sembra trovare conferma nei nuovi episodi, che non innovano, ma ripetono la struttura consolidata, facendosi appendice e non sviluppo della stessa. Nonostante l’ambientazione in un contesto socio-economico come quello sudafricano, innervato di contraddizioni nutrite dall’acerbità della sua democrazia e dai conflitti etnici, sia di per sé interessante e fertile di spunti, la showrunner sceglie la via facile dell’appiattimento iconografico su modelli estetico-narrativi importati. 

Sebbene i personaggi spesso parlino nelle lingue utilizzate, oltre all’inglese veicolare, nel Paese, la singolarità della loro condizione evapora di fronte all’universalità dei moti adolescenziali ora languidi ora rabbiosi che li agitano, in un dialogo con l’ambiente inibito dalla stereotipia di una rappresentazione che baratta il qui e ora della coordinata spazio-temporale antropologicamente connotata con l’ovunque della situazione-tipo propria del cliché narrativo plasmato sul paradigma della serialità americana a target teen. 

La forzatura con cui le componenti glam-melò della vicenda – i party esclusivi; le altalene amorose o amicali; le vicissitudini scolastiche – si integrano e, in certa misura, si piegano alla dinamica thrilling del racconto investigativo – e viceversa – impala la narrazione a una scissione che disorienta lo spettatore e riduce la tragedia vissuta da una famiglia a mero pretesto narrativo o, ancor peggio, a esca per un pubblico più esigente, per anagrafe o sensibilità meno interessato alle spesso fatue tortuosità proprie dell’adolescenza privilegiata. 

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

1.9

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