Bad Vegan: fama, frode, fuggitivi – recensione della docu-serie Netflix

La recensione di Bad Vegan: fama, frode, fuggitivi l'ultima docu-serie firmata da Chris Smith disponibile su Netflix dal 16 marzo 2022.

Un amore tossico, un pitbull immortale, una pizza d’asporto. Bad Vegan: fama, frode, fuggitivi ripercorre la strana vicenda di Sarma Melngailis, la guru del veganismo stellato arrestata nel 2016 per frode finanziaria e furto aggravato. Dal produttore di Tiger King, su Netflix dal 16 marzo 2022.

Interessato da sempre a provare a capire gli outsider della società convenzionale, coloro che guardano il mondo da un angolo diverso cercando di vivere un’esistenza “unica”, Chris Smith è ad oggi uno dei documentaristi più apprezzati nel settore. Titoli come Jim & Andy -The Great Beyond (2017), Fyre: La più grande festa mai avvenuta (2018), La scomparsa di Maddie McCann (2019) e il più recente Operazione Varsity Blues: scandalo al college (2021), confermano per risonanza, e sulla scia analitico-sociale di Michael Moore e Alex Gibney, l’attenzione e la cura che il cineasta ripone ad ogni singola indagine, prediligendo il suo sguardo verso fatti di cronaca o personaggi pubblici dell’America meno luccicante e decisamente più cupa.

Con Bad Vegan: fama, frode, fuggitivi, serie in quattro parti disponibile dal 16 marzo 2022 su Netflix, Smith prosegue nel suo intento riportando alla luce il clamoroso fatto giudiziario che nel 2016 convolse e condusse dietro le sbarre Sarma Melngailis, guru della cucina vegana di alta qualità, divenuta una vera e propria celebrity del crudismo grazie al ristorante fondato da lei e dall’allora ex compagno del 2004 il “Pure Food and Wine”.

L’apparenza inganna: Sarma e Shane/Anthony nel segno dell’etica alimentare

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Sarma Melngailis e il suo staff nel ristorante Pure Food and Wine.

La strana vicenda, tuttavia, inizia su Twitter nel 2011, quando la donna, affermata imprenditrice del mangiare etico e superiore benvoluta dal suo staff, nota sul social alcuni scambi di battute a suon di cinguettii fra la star Alec Baldwin, cliente abituale del locale, e un certo Shane Fox, ragazzone sveglio e intrigante che conosce de visu dopo qualche mese di chat.

Del passato e presente di Shane a Sarma viene spiegato ben poco: il mistero che aleggia sull’uomo sembra forse essere legato ai servizi segreti, sezione militare per il quale lavora e che richiede, appunto, il requisito essenziale della più totale segretezza. In verità Shane, scoprirà accidentalmente lei, si chiama Anthony Strangis, anni fa è stato arrestato e afferma, convinto da far paura, di essere un “non umano”: una sorta di membro privilegiato di una élite divina, o meglio “famiglia”, di esseri superiori prescelti dall’universo per vivere in un eterno stato di beatitudine celeste.

Sarma, – e qui ognuno ha il diritto sacrosanto di sollevare concrete perplessità riguardo il ruolo della protagonista – ovviamente gli crede eccome, e crede soprattutto alla possibilità che, come dice lui, solo superando delle prove iniziatiche anche lei potrà essere finalmente eletta a Regina, e il suo adorato pitbull Leon diverrà immortale – avere capito bene.

I due nel frattempo si sono sposati, giusto per facilitare il transito di milioni di dollari da una all’altro – soldi che lui richiede all’altra come prova di fiducia e che vengono puntualmente prelevati dalle casse sia del “Pure Food and Wine” che del neonato negozio take-away, rigorosamente veg, “One Lucky Duck”.

Sogni d’immortalità nella docu-serie Bad Vegan

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Anthony Stranis e il cane Leon in una foto privata.

Amavo il sogno orchestrato da Anthony”, dice lei durante la lunga intervista della serie. Un sogno di felicità e prosperità costato bonifici bancari e prestiti da privati; viaggi nel mondo e puntate al casinò; stipendi dei dipendenti mai inviati e la perdita della gestione del ristorante; la fuga dalle autorità per gli Stati durato 11 mesi e la conclusione liberatoria con l’arresto di entrambi a Sverville nel Tennesse, dopo che lui aveva ordinato una pizza nella catena da asporto “Domino’s”.

Il dettaglio della pizza, nel clamore mediatico della notizia imperdibile di allora, viene sfruttato per puntare il dito al mondo vegano tutto, imputando alla Melngailis di incarnare l’ipocrisia della scelta alimentare di cui si vantava di appartenere, decretando con quei tre mesi e mezzo di carcere non solo la chiusura definitiva delle attività imprenditoriali, ma quella di un’epoca d’oro di una guru divenuta ora e per sempre fuggitiva, fraudolenta e non del tutto vittima.

Vittima o complice? La sfuggevolezza (affascinante) di Sarma Melngailis

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Sarma Melngailis nella foto dell’arresto nel 2016.

Sta qui allora il merito della serie di Smith. Nella sfuggevolezza di una donna presentata come “diversa” dalla massa e dal talento innato, la quale racconta la propria storia con una calma razionale, dalla memoria a tratti rimossa e ripresa su un fondale celeste, quasi a mettere in risalto una purezza d’animo a cui francamente, soprattutto in quel dialogo finale con l’ex marito, si stenta a credere.

Il regista e i suoi collaboratori Ryann Fraser e Mark Emms fanno della vicenda surreale e della discrepanza fra immagine pubblica e interiorità privata della chef l’aspetto affascinante dell’operazione, accompagnando cronologicamente accadimenti e documentazioni video e audio per dar vita ad una bidimensionalità delle parti coinvolte come vettore di dialogo fra la storia narrata e la messa a fuoco razionale e coscienziosa di chi guarda.

Evitando l’intervento di esperti quali psicologi o sociologi, Bad Vegan fa dell’indefinibilità della colpevolezza d’intenti il veicolo di messa in discussione di un’amore tossico costruito sulla dipendenza affettiva, raccontando in ultima analisi l’assuefazione graduale di una donna verso un uomo di potere e il percorso d’indottrinamento fra due esseri umani che si ritenevano ‘speciali’.

Una docuserie true crime che sembra generare meno scalpore rispetto a Il truffatore di Tindler, docu-film che si rivolgeva direttamente alla sfera amorosa, ma imperdibile perché finestra d’apertura ai meccanismi della mente, quelli piantati nella facilità nel credere a qualsiasi cosa quando, forse solo illusoriamente, ci sentiamo accolti.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2

Tags: Netflix