Babylon Berlin 4: recensione della serie tv su Now e Sky 

Addio agli sfavillanti anni Venti. Charlotte e Gereon ci accompagnano verso il baratro dell'affermazione nazista e verso la comprensione di quanto cari si pagano gli errori commessi per amore.

Babylon Berlin, la serie ispirata ai romanzi noir di Volker Kutscher, copre gli ultimi anni della Repubblica di Weimar, quelli che consegnano la Germania ai nazisti. Su Sky e Now, da martedì 11 ottobre, si apre il quarto capitolo, il più cupo e struggente di una tetralogia storico-poliziesca che rappresenta un’assoluta eccellenza del genere. In epoca di fantasmi fascisti, una visione imprescindibile per chiunque. 

Babylon Berlin 4, recensione, Cinematographe.it

Babylon Berlin 4: il quarto capitolo della serie tedesca, con due straordinari attori protagonisti, dopo i fasti della Repubblica di Weimar, ci mostra l’affermazione del nazismo

Il giorno in cui si sono tenuti i casting per Babylon Berlin, ormai un lustro fa, doveva esserci una felice configurazione astrale. I due attori protagonisti – Volker Bruch, nella parte di Gereon Rath, poliziotto emotivamente calpestato dalla prima guerra mondiale, afflitto da un disturbo da stress post traumatico e da tormenti di più lontana origine edipica, e Liv Lisa Fries, nel ruolo di Charlotte Ritter, ragazza di vita determinata a riscattare le sue origini proletarie attraverso il lavoro di detective a servizio della polizia berlinese – sono a dir poco straordinari.

Comunicano coi loro visi prima che con le parole: gli occhi di lui, sottolineati da occhiaie da insonnia perenne a stringere, nella loro forma allungata e ricalcata, un dolore che non può estinguersi, a dispetto delle conferme di carriera e della psicoanalisi, spalancano su quelli di lei, tondeggianti e liquidi, una domanda – di riconoscimento? D’amore? – che non può essere pronunciata e i due attori si rivelano perfetti proprio perché, come tutti i veri interpreti di rango, dicono anche quando non parlano. Anzi, dicono di più – e, forse, soprattutto – nel silenzio. 

Li ritroviamo con le loro belle facce sofferte nella quarta stagione della serie, scritta al solito con grande accuratezza nella ricostruzione storica ma con mano più grave delle precedenti perché più grave è la materia, pronti a festeggiare insieme il Capodanno dell’anno 1931. Qualcosa, però, impedisce loro di dar seguito al programma di festa: Charlotte, in servizio, è chiamata a registrare la morte di un giovanissimo caduto dal tetto di un grande centro commerciale in una delle piazze principali di Berlino e, mentre intorno a lei la città infiamma per azione delle SA – le Sturmabteilung, reparti d’assalto nazisti incaricati di commettere azioni di guerriglia contro i nemici designati: commercianti ebrei, Rom, comunisti –, s’imbatte in Gereon in divisa nazista.

Sappiamo, noi spettatori, e non è spoiler perché si scopre subito, che è lui lì sotto copertura, ma lei no, non lo sa. Dalla crepa tra loro – lei non può accettare le idee politiche che, dopo averlo visto con la svastica incollata ai bicipiti, attribuisce al collega – parte il movimento che frastaglia la drammaturgia, incupitasi per effetto della progressione storica che ci conduce alle porte dell’affermazione nazista e per la dolente insensatezza di un fraintendimento che non può risolversi subito per i personaggi così come si è subito rivelato allo spettatore.

Una serie che si distingue nella pletora di produzioni seriali per la precisione della ricostruzione storica e della sua trasfigurazione narrativa, senza mistica né retorica

Babylon Berlin 4, recensione, Cinematographe.it

E se eravamo partiti dalla coda degli anni Venti, durante la fase più sfavillante e audace della Repubblica di Weimar, in piena avanguardia artistico-intellettuale e tra sperimentazioni sessuoaffettive, ora il diaframma che aveva dilatato le possibilità esperienziali e percettive, in un’esplosione finalmente liberatoria dell’energia repressa dagli stenti dei decenni precedenti, trascorsi tra guerra, povertà e chiusura all’altro, si contrae di nuovo nella morsa di un’implacabile regressione: l’avvento del nazismo, epoca del nostro passato senza aria né luce, trova in Babylon Berlin 4 una sua rappresentazione non mistificatoria e ugualmente antiretorica, nel crocevia tra esigenze di documentazione di ciò che è stato, soprattutto alle sue radici, gusto del racconto e urgenza di ridisegnare i confini tra bene e male, se non nella trascuratezza delle zone intermedie, tuttavia nella consapevolezza che non è il caso di fare sconti a chi alla promessa di onnipotenza e di restituzione di paradisi perduti fatta dai fascismi ha voluto credere, chiudendo gli occhi di fronte al resto, abiezioni e brutalità comprese.

Babylon Berlin 4 è, senza mezzi termini, una visione imprescindibile tanto più ora che sembra essersi annacquata la memoria di un passato che continua a scrivere il nostro presente, ma è importante che non vada affrontata come isolata: a chi si accosti per la prima volta a questa serie eccellente per scrittura e realizzazione tecnica, consigliamo di recuperare prima i tre capitali precedenti. Solo in riferimento all’insieme questa ultima parte può infatti apprezzarsi come la più disperatamente umana. E può comprendersi fino in fondo quanto gli errori commessi per amore siano quelli che si pagano più a caro prezzo. Charlotte e Gereon, in modo diverso, lo apprendono, e fa male. Noi soffriamo (e impariamo) con loro.

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

5

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