Acapulco – stagione 2: recensione della serie Apple TV+

Con la seconda stagione di Acapulco Apple TV+ ha fatto di nuovo centro!

Apple TV+ si sta affermando nel campo della serialità televisiva con prodotti dall’estetica spesso chiara e riconoscibile e dal sicuro impatto emotivo. Prodotti che non lasciano indifferenti né il pubblico né tantomeno la critica. Basti pensare che una delle serie tv di punta della piattaforma – Ted Lasso – ha guadagnato decine di nomination agli Emmy Awards con le due stagioni finora andate in onda. Alla lista di programmi televisivi made by Apple si è aggiunta da circa un anno anche Acapulco, la serie creata da Austin Winsberg, Eduardo Cisneros e Jason Shuman e ambientata all’interno di un resort di lusso in Messico. Rinnovata a marzo di quest’anno per una seconda stagione composta – come la prima – da dieci episodi, i primi due di questi sono usciti il 21 ottobre sulla piattaforma, mentre i successivi usciranno uno alla volta di settimana in settimana.

Acapulco, dove eravamo rimasti?

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Alla festa dell’ultimo dell’anno del 1984 e con una situazione lavorativa e familiare molto intricata per il protagonista Maximo. Acapulco riparte proprio da qui, senza soluzione di continuità e continuando ad alternare i piani temporali: da una parte il racconto del Maximo adulto (che sta per imbarcarsi insieme al nipote Hugo per andare al funerale di Don Pablo) e dall’altra le vicissitudini del Maximo giovane – ripercorse attraverso il racconto del se stesso adulto – sia sul luogo di lavoro (ha litigato con Don Pablo, ha perso la promozione e Julia, la ragazza che ama, è fidanzata ufficialmente con Chad) sia a casa (la madre Nora ha intuito l’orientamento sessuale della figlia Sara e non sembra in grado di accettarlo).

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Ma il 1985 è un anno nuovo e Maximo intende voltare pagina e prendere pieno controllo della propria vita. E qui lo troviamo. Con questa nuova consapevolezza che comporta decisioni difficili, ma ferme. Maximo, sempre egregiamente interpretato nella sua versione giovane da Enrique Arrizon, si presenta nella doppia première della seconda stagione di Acapulco come il personaggio destinato a cambiare maggiormente nel corso dei nuovi episodi. E lo dimostra fin da subito: compie delle azioni che il Maximo della prima stagione – stabilmente guidato da una bussola morale – non avrebbe mai compiuto. Siamo pronti a scommettere che questo suo nuovo atteggiamento provocherà parecchi terremoti.

Acapulco 2: stessi ingredienti, risultato identico

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Per il resto, Acapulco si ripresenta ai fan mostrando gli stessi ingredienti che ne avevano sancito il successo già al momento dell’uscita della prima stagione. La sceneggiatura frizzantina esalta le qualità attoriali dei singoli (uno shout-out particolare al Memo di Fernando Carsa, sempre perfetto) e ben li amalgama nelle varie dinamiche di scena. Il continuo oscillare avanti e indietro nel tempo e – nello stesso piano temporale – avanti e indietro nello spazio dà ritmo alla narrazione, aggiunge pepe al racconto che risulta agile e divertente. Un discorso simile – fondato cioè sul parallelismo con la prima stagione – può essere fatto anche per il comparto tecnico-visivo: la colorazione accesa e quasi esagerata delle scene (specie di quelle ambientate a Las Colinas) è la firma di Acapulco, ciò che rende questa serie tv immediatamente riconoscibile e irresistibile.

Nostalgia, nostalgia canaglia” era il verso di una famosa canzone di parecchi anni fa. È certamente indicativo che la nostalgia sia – insieme a un profondo affetto – la sensazione che ci prende il cuore rivedendo Maximo, Memo, Julia, Don Pablo, Nora, Sara e gli altri personaggi di Acapulco nei primi due episodi della nuova stagione. È come ritrovare alcuni vecchi amici che il tempo aveva fatto perdere di vista. Ma è anche, e soprattutto, il segno che Apple TV+ ha fatto di nuovo centro.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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