Mario Martone: 7 curiosità tra cinema, teatro e vita privata
Approfondiamo la figura del celebre regista italiano.
Autore raffinato e regista tra i più significativi del panorama italiano contemporaneo, Mario Martone ha costruito una carriera pluridecennale tra cinema d’autore, avanguardia teatrale e regia lirica, sempre con un occhio lucido sulla storia, la memoria e il presente. Dalle origini napoletane alla scena internazionale, ecco sette approfondimenti per scoprire meglio la sua poetica e la sua traiettoria.
1. Il cinema di Mario Martone: i film tra memoria storica e inquietudine esistenziale

Il debutto cinematografico avviene nel 1992 con Morte di un matematico napoletano, ispirato alla figura del suicida Renato Caccioppoli, un’opera rigorosa, in bianco e nero, che già rivela il suo stile sobrio e intellettuale. Il film vince il David di Donatello per la miglior opera prima, imponendolo come nuovo autore della scena italiana. Da L’amore molesto (1995), adattamento di Elena Ferrante, a Teatro di guerra (1998), girato nel cuore di Napoli, Martone costruisce un linguaggio in cui cinema, teatro e memoria personale si contaminano. Con Noi credevamo (2010), sul Risorgimento, ottiene il plauso della critica internazionale, mentre Il giovane favoloso (2014), su Giacomo Leopardi, conquista il pubblico, diventando uno dei biopic più visti nella storia del cinema italiano. La cosiddetta “trilogia napoletana” – Il sindaco del Rione Sanità (2019), Qui rido io (2021) su Eduardo Scarpetta, e Nostalgia (2022) con Pierfrancesco Favino – consolida il suo ritorno alle radici e alla lingua napoletana, con un impatto emotivo e civile sempre più profondo. Nel 2023 ha presentato a Berlino Laggiù qualcuno mi ama, un intenso documentario su Massimo Troisi, e nel 2024 arriva a Cannes con Fuori, dedicato alla figura e alla scrittura di Goliarda Sapienza.
2. Teatro come laboratorio d’identità: Falso Movimento e Teatri Uniti
Il teatro è il primo grande amore di Martone. Esordisce alla fine degli anni ’70 a Napoli, dove fonda Falso Movimento, un collettivo che fonde performance, cinema, musica e videoarte, diventando un punto di riferimento della post-avanguardia italiana. Tra gli spettacoli emblematici di questo periodo: Tango Glaciale (1982) e Ritorno ad Alphaville (1985), ibridi visionari che mettono in scena un’idea di città, corpo e linguaggio in costante mutazione. Nel 1987 nasce Teatri Uniti, insieme a Toni Servillo e Antonio Neiwiller: una vera comunità artistica che rivoluziona la scena teatrale italiana e lavora sull’ibridazione dei linguaggi e sull’autorialità collettiva. Martone reinterpreta i classici come I Persiani, Riccardo II, Edipo Re, Operette morali di Leopardi, cercando di spostare i testi nel presente, come spazi di riflessione politica e umana.
3. Una regia lirica internazionale: tra Mozart e Verdi

Martone ha portato la sua poetica anche nei più prestigiosi teatri d’opera. È stato regista di numerose produzioni liriche in sedi come La Scala di Milano, l’Opera di Parigi, Tokyo, Zurigo e Berlino. Tra i titoli più noti messi in scena: Così fan tutte, Lulu di Alban Berg, Cavalleria rusticana, Rigoletto, Otello, Il barbiere di Siviglia, La Traviata. Molti di questi spettacoli sono stati ripresi in versione filmica, come Così fan tutte (2020), diventando veri e propri oggetti audiovisivi autonomi, durante e dopo la pandemia. La regia lirica di Martone è sempre centrata sulla drammaturgia degli interpreti, sulla sobrietà scenica e sulla valorizzazione del testo musicale, con grande rispetto per la partitura ma senza rinunciare a un’interpretazione contemporanea.
4. Mario Martone ai festival: tra Cannes, Venezia e Berlino
In un panorama dove pochi registi italiani riescono ad avere una continuità internazionale, Martone è un’eccezione: dal 1992 a oggi, ha presentato più di sette film in concorso tra Venezia, Cannes e Berlino, con una costanza paragonabile solo ai colleghi più celebrati come Garrone e Sorrentino. Il suo cinema, pur rimanendo “di ricerca”, ha ottenuto numerosi premi della critica e delle giurie internazionali, e viene regolarmente distribuito all’estero, soprattutto in Francia, Germania e Giappone, paesi dove è considerato un autore di riferimento.
5. Napoli come lingua e territorio emotivo

Napoli non è solo l’origine geografica di Martone, ma un centro narrativo, linguistico e affettivo attorno a cui ruotano molti dei suoi film e spettacoli. L’uso del dialetto, i luoghi simbolici della città (i Quartieri Spagnoli, il Vomero, il Teatro San Ferdinando, il mare di Posillipo), le figure dell’intellettuale napoletano e dell’uomo comune in crisi sono topoi ricorrenti nella sua poetica. In film come Nostalgia o Il sindaco del Rione Sanità, Napoli non è sfondo ma personaggio vivo e contraddittorio, luogo di ritorni e ferite, di conflitti sociali e bellezza struggente.
6. La collaborazione con la moglie Ippolita di Majo e la vita privata: Mario Martone ha figli?
Ippolita di Majo, scrittrice, critica d’arte e sceneggiatrice, è la compagna e collaboratrice stabile di Mario Martone. Insieme hanno lavorato a diversi progetti, firmando soggetti e sceneggiature come Il giovane favoloso e Il filo di mezzogiorno, tratto da un’opera autobiografica di Goliarda Sapienza. La loro è una relazione artistica e affettiva molto solida, fondata su una comune visione della cultura come strumento di scavo nella coscienza collettiva e personale. I due si sono sposati nel 2010 e hanno avuto una figlia: Luisa.
7. Candidature e premi: il riconoscimento internazionale di un cinema d’autore

Mario Martone ha costruito una carriera segnata da numerosi premi e candidature che confermano la sua importanza nel cinema d’autore italiano e internazionale. Il suo esordio con Morte di un matematico napoletano (1992) è stato premiato con il David di Donatello per la miglior opera prima e selezionato a Venezia. Con L’amore molesto (1995) ha ottenuto importanti candidature ai Nastri d’Argento per la regia e la sceneggiatura. Noi credevamo (2010) e Il giovane favoloso (2014) sono stati tra i suoi film più premiati, con nomination e vittorie ai David di Donatello per miglior film, regia e sceneggiatura, consolidando la sua fama come regista capace di unire rigore storico e intensità poetica. Anche le sue opere più recenti, come Il sindaco del Rione Sanità (2019), Qui rido io (2021) e Nostalgia (2022), hanno ricevuto riconoscimenti importanti, dimostrando la sua continua attenzione alla cultura e alla storia napoletana. Martone ha inoltre partecipato ai principali festival internazionali: il documentario Laggiù qualcuno mi ama (2023) è stato presentato alla Berlinale, mentre Fuori (2024) ha partecipato a Cannes, confermando la sua presenza stabile nei circuiti più prestigiosi del cinema europeo. I premi e le nomination raccolti da Martone testimoniano la sua capacità di fondere ricerca, impegno culturale e qualità artistica, rendendolo uno dei registi italiani più apprezzati nel panorama internazionale.
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