Barbara Ronchi: 7 cose che non sai sull’attrice
Alcuni aneddoti sulla bravissima attrice italiana.
Intensa, versatile e sempre più amata da pubblico e critica, Barbara Ronchi è oggi una delle attrici italiane più apprezzate. La sua carriera si muove tra cinema, televisione e teatro, con interpretazioni che hanno saputo raccontare sfumature profonde e complesse dell’animo umano. Negli ultimi anni si è imposta come volto centrale del cinema d’autore italiano, ottenendo riconoscimenti importanti e conquistando un posto di rilievo tra le attrici contemporanee. Ecco 7 curiosità su Barbara Ronchi che forse non conoscevate.
1. I film di Barbara Ronchi

Barbara Ronchi ha costruito la sua carriera passo dopo passo, passando da piccoli ruoli a interpretazioni di grande spessore che l’hanno fatta emergere nel panorama del cinema italiano contemporaneo: debutta al cinema con La città invisibile (2010) e si mette presto in luce in titoli diretti da autori importanti — da Miele (2013) di Valeria Golino, in cui lavora in un gruppo di attori emergenti, a Fai bei sogni (2016) di Marco Bellocchio; prosegue con ruoli in film che toccano registri diversi come Gli sdraiati (2017) e Tito e gli alieni (2018), fino ad affermarsi definitivamente con pellicole più corpose e complesse: Padrenostro (2020) al fianco di Pierfrancesco Favino, la partecipazione importante in Rapito (2023) di Marco Bellocchio — presentato a Cannes e molto apprezzato dalla critica — e la ricca annata 2023–2024 in cui accumula diversi titoli di peso (Santocielo, Dieci minuti, Non riattaccare, Il treno dei bambini, Diva Futura, Nonostante, Familia), dimostrando una capacità rara di alternare autori di grande respiro e produzioni indipendenti per ruoli sempre diversi e mai scontati.
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2. I programmi TV e le serie in cui si è distinta Barbara Ronchi: da Imma Tataranni a Vostro Onore
La versatilità di Ronchi emerge anche in televisione: dopo le prime esperienze in produzioni di costume e di periodo, come La ladra (2010) e La Certosa di Parma (2012), la sua carriera small-screen si amplia con partecipazioni a serie di grande richiamo e atmosfere molto varie — da produzioni storiche come I Borgia a drammi moderni come Grand Hotel e Romanzo famigliare, fino a ruoli più solidi in titoli di successo popolare quali Imma Tataranni – Sostituto procuratore (dove si confronta con un linguaggio procedurale diverso dal cinema d’autore) e a esperienze fantasy/period-drama come Luna nera; più recentemente è apparsa in Vostro onore al fianco di Stefano Accorsi. Queste apparizioni televisive le hanno consentito di esplorare registri recitativi differenti — iterazione seriale del personaggio, lavoro sulla durata emotiva, costruzione del rapporto con il pubblico episodico — e di consolidare quel mix tra visibilità e autorevolezza che oggi la caratterizza.
3. Il successo con Settembre e il lavoro sul personaggio

Settembre (2022) è stato uno snodo fondamentale: nel film diretto da Giulia Louise Steigerwalt Ronchi interpreta Francesca, una donna sospesa tra routine e possibilità di cambiamento, il cui mondo viene scosso da un referto medico che fa da catalizzatore per scelte radicali. L’attrice ha parlato spesso dell’amore per una sceneggiatura “attenta ai particolari” e del fascino per un personaggio che non ha parole per spiegare ciò che prova — una donna che è consapevole che «qualcosa non va» e che, attraverso uno scossone improvviso, trova finalmente il coraggio di agire: il lavoro di Ronchi su silenzi e micro-gesti, la capacità di suggerire più che mostrare, ha trasformato una parte apparentemente sommessa in un detonatore emotivo per tutto il film, facendo emergere la sua cifra interpretativa più matura, fatta di controllo e intimità psicologica, e aprendo la strada ai premi e al riconoscimento critico che sono arrivati subito dopo.
4. Le candidature di Barbara Ronchi e il David di Donatello
Barbara Ronchi ha collezionato negli ultimi anni numerose candidature che ne hanno confermato il valore artistico. Con Padrenostro (2020) è stata candidata ai Nastri d’Argento come Miglior attrice protagonista, mentre con Settembre ha ottenuto, oltre al David vinto, candidature ai Ciak d’Oro e a diversi festival internazionali. Anche Rapito (2023) le ha garantito nuove attenzioni da parte della critica, inserendola nelle short list di premi italiani ed europei. Queste candidature, pur non sempre tradotte in vittorie, hanno rafforzato la percezione della Ronchi come attrice in grado di interpretare personaggi stratificati e di lasciare un segno profondo nella memoria degli spettatori e delle giurie. La consacrazione istituzionale è arrivata con il David di Donatello: per la prova in Settembre Ronchi ha vinto il premio come Miglior attrice protagonista (cerimonia 2023), battendo una cinquina di colleghe di grande prestigio — tra cui Margherita Buy (Esterno notte) e Penélope Cruz (L’immensità) — in un voto che ha confermato come la sua interpretazione fosse ritenuta dalla giuria tecnica e dalla critica particolarmente solida e originale. Il David non è stato solo un trofeo personale: ha segnato un riconoscimento pubblico alla sua capacità di reggere un film incentrato su un percorso interiore complesso, e ha contribuito a dare visibilità alle scelte autoriali che l’hanno portata a ruoli così intensi.
5. Non riattaccare e l’apporto del teatro al metodo di lavoro

Per Non riattaccare (2024) Ronchi ha adottato un approccio quasi teatrale che è diventato fulcro della sua preparazione: il film, diretto da Manfredi Lucibello e costruito attorno a un crescendo telefonico e a un viaggio notturno, richiedeva una continuità emotiva e ritmica inedita per il cinema; Ronchi ha raccontato di essersi esercitata come se fosse sul palcoscenico, memorizzando ampie porzioni di sceneggiatura e lavorando in solitudine per tenere viva la tensione interna del personaggio (Irene) per tutta la durata delle riprese, esercizio che le ha permesso di restituire al film quella sensazione d’urgenza e verità che molte interviste e presentazioni festivaliere hanno sottolineato, oltre al confronto diretto con attori come Claudio Santamaria e al dialogo continuo con il regista durante la fase di messa a punto del personaggio. Questo legame tra tecnica teatrale e recitazione cinematografica ha confermato ancora una volta la sua vocazione alla preparazione profonda e al ruolo “totalizzante”.
6. Familia: un ruolo che lascia il segno e il confronto con storie vere
In Familia (2024), tratto dal memoir di Luigi Celeste, Ronchi interpreta Licia Licino, una figura materna costretta a convivere con la violenza domestica del marito e con le conseguenze psicologiche sui figli: il film esplora i meccanismi della sopraffazione, la difficoltà delle istituzioni nel proteggere le vittime e la complessità del percorso di chi sopravvive a violenze ripetute. Ronchi ha descritto il lavoro sul personaggio come profondamente scosso dall’esperienza, perché il ruolo le ha chiesto di abitare una donna che, manipolata, arriva a vedersi come “colpevole” della crisi familiare; il film ha richiesto all’attrice una lettura empatica e al contempo implacabile della psicologia della vittima, restituendo una performance che molti critici hanno definito coraggiosa per la sua capacità di dare voce a una realtà spesso negata o banalizzata.
7. La vita privata: Barbara Ronchi ha avuto figli con Alessandro Tedeschi?

La vita privata di Ronchi è volutamente discreta ma non segreta: l’attrice ha raccontato in interviste di aver conosciuto il compagno Alessandro Tedeschi a teatro — i due recitavano insieme e hanno costruito la loro relazione anche sul palcoscenico — e di essere diventata madre nel 2018 del piccolo Giovanni; in più interviste Ronchi ha spiegato come la maternità abbia cambiato le priorità nelle scelte lavorative, spingendola a selezionare progetti che consentano di conciliare intensità artistica e presenza familiare, e come la coppia protegga deliberatamente la privacy del figlio, mostrandolo solo in occasioni rare sui social o nelle didascalie pubbliche, per garantire a Giovanni una vita il più possibile lontana dalle luci dello spettacolo.
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