Wicked 2, il finale spiegato: “Un futuro ancora tutto da scrivere”

Jon M. Chu ci spiega il finale del sequel di Wicked e ne svela anche qualche retroscena.

Il viaggio di Wicked 2 porta gli spettatori dentro una versione di Oz più tesa, adulta e malinconica. Jon M. Chu, del resto, non aveva fatto mistero della sua intenzione: allontanarsi dal tono più leggero del primo film per seguire i personaggi mentre affrontano verità scomode e scelte decisive. In questa seconda parte, la storia entra nel suo territorio più intimo, quello in cui si decide chi si diventa.

Dopo la caduta di Elphaba, ormai bollata come “Strega Cattiva” da un regime che manipola immagini e paure, Glinda e Fiyero si ritrovano a occupare posizioni di potere ben lontane da ciò che avevano immaginato. È qui che il film esplora il punto di rottura di ognuno: il momento in cui, come dice Chu, si deve scegliere quale realtà abbracciare, e quale parte di sé lasciare emergere.

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La fuga finale di Elphaba con Fiyero, ormai trasformato in Spaventapasseri, conduce a un deserto che il regista descrive come possibilità, non condanna. Nel libro originale è il Deserto Mortale, ma il film ci suggerisce altro: una terra che nessuno ha esplorato perché tutti ne hanno paura. Chu racconta di aver chiesto ai suoi designer di “aggiungere un po’ di brillantezza alla sabbia”, un modo elegante per dire che quell’ignoto non è da temere, ma da abitare.

Mentre Elphaba scompare nell’orizzonte, Glinda resta a fare i conti con un regno ferito. Riscopre il valore degli Animali, reintegra chi era stato escluso e si assume il peso del potere diventando una leader gentile, forse più vicina di quanto pensi alla Glinda del primo film. Ma scopre anche la verità sulla sua amica: quella bottiglia verde, ricordo della madre di Elphaba, rivela che il Mago è suo padre. Un legame che ribalta decenni di bugie.

La scena in cui Glinda prende in mano il Grimmerie è uno dei momenti più enigmatici del film. Il libro vibra, prende vita, quasi risponde. Chu non chiarisce se sia stata Elphaba a trasferirle i suoi poteri o se sia stata la bontà di Glinda a risvegliarne uno nuovo. Una domanda sospesa, come quelle che si tramandano nelle vecchie storie senza che nessuno osi darle una sola risposta.

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Il finale ribalta la presunta morte di Fiyero. La sua uniforme riconsegnata a Elphaba sembrava chiudere per sempre la sua storia, ma era in realtà un messaggio nascosto. Quando una botola si apre e lo Spaventapasseri fa il suo ingresso, la scena si tinge di un’intimità rara: poche parole, molti silenzi, un riconoscersi atteso eppure inatteso. Chu confessa che non voleva svelare troppo presto il biglietto nascosto sull’indumento, perché il pubblico avrebbe collegato i puntini in anticipo.

Per il regista, il loro destino non è un epilogo triste, ma un cammino verso un mondo nuovo. Il deserto è un luogo aperto dove riscrivere la propria storia, non una condanna. Camminare verso il tramonto, come nelle storie classiche, ma con la consapevolezza che il futuro è tutto da decidere. “Non è uno spazio morto, ma una possibilità […] Volevo che si sentissero come se potessero camminare verso il tramonto e determinare cosa riserva loro il futuro”, spiega il regista.

Con questa visione, Wicked 2 chiude un cerchio e ne apre un altro: Oz si svuota delle sue vecchie ombre e lascia spazio a un domani che potrebbe non somigliare più a ciò che era. E forse è proprio qui la sua forza: ricordarci che le grandi storie, come le grandi tradizioni, non finiscono davvero. Si trasformano.

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