A Visioni Fuori Raccordo 2 film singolari per raccontare il carcere

Stati Uniti e Palestina sono al centro di queste due opere che raccontano in maniera inedita e singolare la condizione delle carceri.

L’edizione 2017 del Festival Visioni Fuori Raccordo presenta, tra le altre opere, The Prison in Twelve Landscapes della canadese Brett Story (presentato in anteprima italiana nella sezione internazionale HomeLands) e Ghost Hunting del regista palestinese Raed Andoni. Due film atti a documentare la situazione delle carceri. Il primo racconta infatti la condizione nel carcere americano, dove il numero dei detenuti cresce di giorno in giorno, ma nonostante ciò la loro presenza sembra invisibile. Si va dunque dalle montagne della California, dove delle detenute sono impegnate come Vigili del fuoco, a un magazzino nel Bronx che vende esclusivamente oggetti per detenuti, a una sperduta città mineraria che spera di sopravvivere grazie ai nuovi impieghi legati ad una prigione, agli ex-detenuti campioni di scacchi che giocano in un parco pubblico a New York.

Come avrete intuito in Prison in Twelve Landscapes non ci sono carceri, ma mondi legati a questa realtà. Spiega a tal proposito la regista:

Ho lavorato per molti anni nelle prigioni, come attivista, docente e giornalista e mi sono spesso interrogata sulla relazione fra quello che vediamo e quello che pensiamo. Il mondo carcerario sembra invisibile: non solo le prigioni sono state costruite in luoghi lontani da quelli dei detenuti ma la maggior parte delle persone, giornalisti, filmmaker e ricercatori ha il divieto di oltrepassare quelle mura. Le immagini delle prigioni ci arrivano soprattutto dal cinema hollywoodiano rendendo la detenzione invisibile ed estremamente familiare allo stesso tempo. È come se le carceri e le persone reali che le abitano non esistessero.

Il film sarà proiettato sabato 18 Novembre alle 20.00 al Teatro Palladium di Roma.

In Ghost Hunting, premiato alla Berlinale e in concorso al Cinéma du Reél a Parigi, il regista palestinese Raed Andoni ricostruisce la sua esperienza in una prigione israeliana, un trauma che ha deciso di rielaborare in questo lavoro che intreccia finzione e realtà.

Andoni riunisce un gruppo eclettico di ex prigionieri per ricostruire una copia di Al-Moskobiya, il principale centro dove vengono svolti gli interrogatori in Israele, dove lui stesso è stato detenuto all’età di 18 anni. Giorno dopo giorno, i protagonisti danno forma ad un luogo che tutti loro hanno vissuto, e in quell’ambiente ripropongono le loro storie. Inizialmente tutti vogliono vestire i panni del carnefice, ma mentre il film avanza i ruoli si scambiano, accompagnati dal riemergere doloroso e incontrollabile dei ricordi.

Sara possibile vederlo in sala domenica 19 Novembre, alle 18.00 sempre al Teatro Palladium.

Ha detto il regista sul film:

In Palestina, più di quattro su dieci uomini, almeno una volta nella loro vita, sono stati arrestati o indagati nelle prigioni israeliane. Il più giovane di loro ha solo 12 anni. I centri di detenzione sono il terreno in cui si sviluppano e si rafforzano le dinamiche vincitore-sconfitto, dominatore e subordinato, e che una volta messi in moto si ripetono infinitamente anche al di fuori del carcere. Questa realtà non viene quasi mai elaborata dai detenuti e questo film nasce dalla necessità di esprimerla.