The Conjuring 2 – L’evocazione: alla scoperta del Poltergeist di Enfield

Quando L’Evocazione – The Conjuring è uscito nell’estate del 2013, il suo successo fenomenale non poteva essere previsto neppure dai più promettenti sensitivi. Persino i personaggi stessi del film, gli investigatori paranormali Ed e Lorraine Warren, troverebbero il successo del film un evento quasi soprannaturale. Dopo il delirio della critica, la fanfara del audience e i 300 milione di dollari guadagnati, è diventato evidente che il film si meritava (e di sicuro otterrà) un seguito. Ma il grande successo ha solo aiutato il regista James Wan a tuffarsi ancora più in profondità nel regno del franchise dei Fast and Furious. I fan sono stati tenuti tranquilli con lo spin-off di successo della bambola demoniaca Annabelle, ma dopo tre lunghi anni gli animi sono pronti per un vero sequel.

Ed ecco The Conjuring 2 – L’Evocazione che ruota intorno alla storia altamente pubblicizzata del terrificante scontro di Ed e Lorraine Warren con un’entità nella Londra del 1977. Laddove il primo film raccontava le vicende di una famiglia americana devastata da uno spirito locale, il sequel si concentra su una madre single di nome Peggy Hodgson che tenta in tutti i modi di proteggere i suoi quattro figli, ma in particolare le due figlie Janet e Margaret, da una forza demoniaca che li perseguita. Per fare questo, Margaret chide aiuto ai Warrens.

Alcuni giornalisti sono stati invitati sul set del seguito de L’Evocazione per entrare nello spirito della storia e far capire come il nuovo setting nella Londra di quel periodo ridefinirà il franchise di The Conjuring.

“Questo film ci ha proprio portato all’interno di un mondo diverso, in particolare con la Londra del periodo. Gli anni ’70, pre-Thatcher, il suo aspetto, lo stile delle case… Ha ancora il cuore del film originale, ma volevamo provare qualcosa di nuovo, dare allo spettatore la sensazione di vedere qualcosa di nuovo.”

The Conjuring 2 - L'Evocazione

Nell’oscurità del semi allagato seminterrato, il regista James Wan è impegnato a mettere in scena il terrore. L’attore Patrick Wilson, di nuovo nei panni di Ed Warren, è in procinto di mettersi in contatto; un secondo attore, vestito di stracci e incredibilmente vecchio, aleggia silenziosamente nell’ombra in attesa di colpire dall’altra parte della stanza. La scena è in corso. Un turbinio di movimenti, urla gutturali nell’oscurità. Il sempre entusiasta Wan chiama il cut della scena e ne propone un’altra, quella che chiama la sua “Anaconda Shot,” all’inseguimento attraverso le acque scure. È un’improvvisazione su due piedi, il segno distintivo di un regista innovativo che ha tanta energia quanta concentrazione.

Il caso di Enfield in più di un modo è più famoso e ampiamente documentato rispetto alle vicende del primo film, soggetto a scrutinio e scetticismo anche ai giorni nostri. Ci sono buone possibilità che se vi è capitato di vedere un documentario di una vera caccia ai fantasmi, abbiate già sentito parlare di questa storia.

“È un caso facilmente trovabile su Google. Che fosse o no uno scherzo era molto importante al tempo. Non ci si può nascondere da questo. Ed e Lorraine hanno a che fare con gli scettici continuamente e con il venire chiamati ciarlatani… Ma non c’è nessun dubbio nella mente di Janet o in quella di Margaret che tutto è successo veramente. E Lorraine non cerca mai di persuaderti a pensarla come lei. Per tutti quelli coinvolte, è tutto molto reale.”

Sia che si parli dei Warren stessi sia che ci si riferisca alle vittime reali, Wan e la sua squadra puntano non solo a creare un film terrificante, ma anche a onorare i superstiti. “Nessuno, specialmente persone viventi, vogliono vedersi come personaggi difettosi,” dice il produttore Rob Cowan. “È una linea molto sottile da percorrere. Ci sono delle licenze poetiche, ovviamente, ma volevamo essere sicuri che il film raccontasse l’essenza di chi erano veramente e di cosa hanno passato.

Alla fine della giornata, con Farmiga che che consegna le ultime battute della scena a Wilson, mentre decidono i turni per la scena del giorno dopo. E anche se per vederlo dovremo aspettare ancora qualche mese, Safran e Cowan ci fanno sapere che sarà una grande sorpresa. La sequenza di apertura, promessa alla fine del primo Conjuring e che finalmente troviamo all’inizio del secondo:

Amityville. La Grande Balena Bianca delle case infestate.

“Volevamo iniziare il film con una cosina divertente,” dice Cowan. “Ed è questa la cosa fica dei Warren, che affrontano così tanti di questi eventi così ben conosciuti.”

Ed è questo che alla fine rende The Conjuring così unico. Nessun altra serie horror di recente ha optato di seguire i suoi eroi invece che i cattivi. Squartatori iconici e creature famose sono presenti a bizzeffe negli horror oggigiorno, ma The Conjuring mantiene l’attenzione fermamente sui Warren e sulle famiglie a cui loro dedicano le loro vite per proteggerli. E laddove un particolare maligno trovasse i favori del pubblico, ci sarebbe sempre spazio per un potenziale spin-off.

Quando interrogato su l’eventualità della presenza in questo Conjuring di un elemento simile alla bambola posseduta Annabelle, Cowan sorride e basta. “Ovvio che c’è. Non posso dire molto su di lui… ma è un personaggio che amiamo e speriamo che prima o poi, come Annabelle, possa avere uno spin-off che ci parli della sua storia.

E mentre aspettiamo giugno per scoprire chi possa essere questo personaggio, non possiamo fare a meno di chiederci se Wan e il suo team stanno già pensano a cosa verrà dopo. “Per ciò che riguarda una terza parte di Conjuring,” dice ridendo Safran, “non siamo ancora arrivati fino a quel punto. Dipende tutto dall’ispirazione. I Warren sono una grande risorsa. Bisogna assicurarsi di creare qualcosa che sia all’altezza del franchise.”

Per rimanere sempre informati sulle ultime news dal cinema horror mettete MI PIACE a questa pagina Facebook

HORROR_MANIACI_BANNER-500x135