Tax credit sotto accusa: il caso Kaufmann e le nuove regole del governo
Francis Kaufmann, l’uomo di Villa Pamphili, ha ottenuto un milione di fondi pubblici per un film mai esistito. Il governo corre ai ripari
Stelle della notte, il misterioso progetto cinematografico di Francis Kaufmann – oggi noto alle cronache come presunto assassino di Anastasia Trofimova e della loro figlia Andromeda – non è mai arrivato sugli schermi. Ma è costato allo Stato italiano ben 863.595,90 euro, ottenuti attraverso il tax credit per il cinema. Un film fantasma e una tragedia che ora costringe il settore audiovisivo e le istituzioni a rivedere alcune regole.

«La tragedia di Villa Pamphili ha portato alla luce quanto da noi denunciato da tempo» ha dichiarato Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura, sottolineando come già 122 opere sospette siano state segnalate alla Guardia di Finanza su un totale di 185 accertamenti per un valore complessivo di 347 milioni di euro. Tradotto: quasi un film italiano su tre tra quelli agevolati dal 2020 al 2024 è ora sotto esame.
La storia è grottesca ma tristemente emblematica: un uomo con nessun film all’attivo, nessun curriculum nella filiera industriale, è riuscito a ottenere un finanziamento pubblico di quasi un milione di euro per un progetto mai entrato in produzione. Fino al suo arresto, Kaufmann era poco più che un nome ai margini del sistema; ora è il simbolo di tutto ciò che il settore vuole lasciarsi alle spalle.
La reazione politica e le nuove regole
«Con il nuovo Governo – spiega Borgonzoni – abbiamo alzato l’asticella dei controlli: forniture non più a cascata, stop ai costi sostenuti all’estero, obbligo di specificare il nome del film in fattura, controlli di congruità e nuove assunzioni per rafforzare l’organico della DGCA». Ma la sottosegretaria ne approfitta anche per bacchettare le opposizioni: «Il PD ha trasformato una terribile vicenda in un’occasione per racimolare voti. Spero almeno che ritirino la proposta di agenzia che dimezzerebbe il personale della DGCA».
Dura anche la reazione dell’ANICA: «Siamo stanchi di vederci accostati a truffatori che si autodefiniscono produttori senza averne né competenze né struttura», ha dichiarato il presidente Alessandro Usai, annunciando l’istituzione di un comitato tecnico per creare un Albo dei Produttori Cine-Audiovisivi, con criteri oggettivi di accesso: storico delle produzioni, occupazione generata, solidità economico-finanziaria.