Su Netflix arriva il film che molti paragonano a Oppenheimer: un thriller elegante e carico di tensione

Si tratta di A House of Dynamite, l’ultimo e acclamato lavoro di Kathryn Bigelow

C’è un nuovo film su Netflix che sta facendo parlare di sé come il possibile erede spirituale di Oppenheimer. Si tratta di A House of Dynamite, l’ultimo e acclamato lavoro di Kathryn Bigelow, che segna il ritorno della regista premio Oscar nel terreno che conosce meglio: il thriller politico teso come una miccia, in bilico tra realtà e incubo.

Bigelow è da sempre una figura anomala nel panorama hollywoodiano. Da Point Break a The Hurt Locker, ha ribaltato le regole del cinema d’azione e del thriller, mescolando adrenalina e riflessione politica con una mano ferma e uno sguardo quasi documentaristico. In A House of Dynamite spinge ancora più in là quella poetica della tensione che è ormai il suo marchio di fabbrica, costruendo un racconto che esplora la paura più ancestrale dell’Occidente: la minaccia nucleare.

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La trama è tanto semplice quanto devastante. Un missile di origine sconosciuta viene intercettato in volo verso gli Stati Uniti, e la Casa Bianca si ritrova nel pieno di una corsa contro il tempo per identificarne la provenienza e decidere la risposta. Una situazione che, come ai tempi della Guerra Fredda, riaccende lo spettro della distruzione totale e mette alla prova le nervature del potere politico e militare americano.

Il film si muove su un terreno simile a quello battuto da Nolan con Oppenheimer, ma Bigelow lo affronta da un’altra angolazione: meno epica, più viscerale. La regista preferisce restare dentro la tensione, nel caos dei corridoi del Pentagono e nelle voci incrinate dei decisori. Il risultato è un racconto scandito da silenzi e sguardi, dove la suspense cresce senza bisogno di effetti speciali o proclami filosofici.

I primi quaranta minuti sono un esempio di tensione cinematografica allo stato puro: claustrofobici, asciutti, impeccabili nel ritmo. Poi la struttura si frammenta in più punti di vista, un esperimento che funziona a tratti ma che diluisce la potenza iniziale. La perdita di Rebecca Ferguson, magnetica nei primi atti, si fa sentire, anche se interpreti come Idris Elba, Jason Clarke e Tracy Letts mantengono alto il livello drammatico fino alla fine.

Con A House of Dynamite, Bigelow conferma la sua capacità di coniugare intrattenimento e riflessione, costruendo una storia che parla tanto di missili e potere quanto della fragilità umana davanti all’irreparabile. Non tutto è perfetto – il film a tratti inciampa nella sua ambizione strutturale – ma ciò che resta è un’esperienza intensa, lucida e disturbante. Un thriller che non si limita a far battere il cuore: lo mette di fronte al conto in sospeso con le nostre paure più profonde.

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