The Post: ecco il cast del nuovo film di Steven Spielberg

Tra gli attori unitisi al cast ecco Alison Brie, David Cross, Sarah Paulson, Jesse Plemons e Matthew Rhys.

Oltre ai già annunciati Tom Hanks e Meryl Streep, è stato confermato il resto del cast del nuovo film di Steven Spielberg The Post. Trai i nuovi nomi ci sono: Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford e Zach Woods.

La sceneggiatura del film è stata scritta da Liz Hannah e i diritti sono stati acquistati lo scorso autunno dalla Pascal Pictures. Il film, drammatico, racconterà del ruolo del Washington Post nella pubblicazione dei Pentagon Papers nel 1971 e di come l’editore Ben Bradlee e la pubblicista Kay Graham abbiano sfidato il governo federale sul loro diritto di pubblicare la notizia.

Ecco annunciato il cast del nuovo film di Steven Spielberg The Post

The Post sarà co-finanziato da Fox e Amblin Entertainment. Fox si occuperà della distribuzione negli States, la parte internazionale sarà affidata ad Amblin. È la quinta collaborazione tra Spielberg e Tom Hanks dopo Salvate il soldato Ryan, Prova a prendermi, The Terminal e Il ponte delle spie.

Alla produzione, oltre alla Pascal, troviamo Steven Spielberg stesso, Kristie Macosko Krieger (Il ponte delle spie). Rachel O’Connor sarà la Produttrice esecutiva con Tim e Trevor White e Adam Somner.

Lo scandalo dei Pentagon Papers colpì il Dipartimento della difesa americano, con la pubblicazione di 7000 pagine top-secret. Fondamentalmente i documenti riguardavano le strategie i rapporti del governo statunitense con il Vietnam nel periodo che va dal 1945 al 1967. Le pagine furono raccolte nel 1967 da Robert McNamara – un economista e politico dell’epoca – per favorire la candidatura come Presidente di Robert Kennedy. I Pentagon Papers furono poi copiati da Daniel Ellsberg, venduti e pubblicati per la prima volta sul New York Times, in prima pagina, il 13 giugno 1971 e in seguito sul The Washington Post. Questa seconda pubblicazione fornì una documentazione più approfondita e venne identificata, poi, come la fonte ufficiale.