L’avete riconosciuto? È ribelle di nome e di fatto, battibecca spesso con Tarantino e il suo stile è inconfondibile
Con i suoi virtuosismi, ha lasciato un'impronta indelebile.
Sin da piccolo era una vera peste!
Il nomignolo gli venne attribuito dalla madre per la sua indole ribelle e la corporatura esile ma resistente. Lo stile dietro la macchina da presa è contraddistinto dal virtuosismo dei movimenti, per un uso iperrealista della fotografia, e per il montaggio, che strizza l’occhio alle tecniche e agli stili tv e digitali. Inoltre, l’uso della musica è parimenti significativo. A tal proposito, Spike Lee ha diretto parecchi videoclip di artisti del calibro di Michael Jackson, Prince, Stevie Wonder, Tracy Chapman, Eros Ramazzotti e di gruppi quali i Public Enemy.
Considerato uno dei principali registi afroamericani, nei suoi lavori affronta tematiche politiche e sociali, quali le relazioni interraziali, la violenza, le droghe e il razzismo. Soprattutto quest’ultimo lo tocca particolarmente, tanto da non essersi risparmiato critiche al collega Quentin Tarantino, accusandolo di usare troppo spesso la parola “nigger” nei propri film.
Nato ad Atlanta il 20 marzo 1957, Spike Lee ha conseguito 6 candidature e un trionfo agli Oscar per la sceneggiatura di Fa la cosa giusta, il documentario 4 Little Girls, la produzione, la regia e la sceneggiatura (categoria nella quale viene premiato) di BlacKkKansman.
Titolare della società 40 Acres & a Mule Filmworks, ha pure diretto una serie di spot pubblicitari al servizio di Nike, con l’amico Michael Jordan protagonista. In tali spot interpreta, inoltre, il personaggio di Mars Blackmon, già portato in scena in Lola Darling.
Nel 2005 ha rilasciato la sua autobiografia, Questa è la mia storia e non ne cambio una virgola. Il contributo dato al mondo dello showbiz nel corso dei decenni gli è valso il Premio César nel 2003 e l’Oscar il 14 novembre 2015, sempre alla carriera. Sulla Hollywood Walk of Fame una stella è intitolata al suo nome.