Senza Fine: la canzone d’amore che Gino Paoli dedicò a Ornella Vanoni nacque da un equivoco
Nel 1961 Gino Paoli consegna al mondo una delle ballate più intense e delicate della canzone italiana: “Senza fine”. Ma pochi sanno che dietro quel titolo risiede un amore tormentato — e un’ispirazione nata da un dettaglio evocativo. L’autore, infatti, affermò che la scintilla che lo spinse a comporre il brano furono le mani di Ornella Vanoni, «grandi, bellissime»: mani che, nella sua immaginazione, incarnavano un amore eterno, sospeso nel tempo.
La Vanoni fu la prima a incidere la canzone — nel settembre del 1961 uscì il 45 giri “Senza fine/Se qualcuno ti dirà” con la sua voce. Qualche tempo dopo, lo stesso Paoli ne registrò una sua versione, con arrangiamento più ricco, che entrò nelle classifiche raggiungendo la top 10 in Italia
Un amore, un incontro, un destino

La storia tra Paoli e Vanoni — nata all’inizio degli anni Sessanta — fu intensa e travagliata. Entrambi erano già “impegnati”: la Vanoni era sposata, Paoli aveva i suoi legami. Eppure quel legame sentimentale (e artistico) si trasformò in amicizia, rispetto e, soprattutto, in canzoni.
“Senza fine” rappresenta dunque molto di più di una canzone d’amore: è il testamento di un sentimento complesso, fatto di desiderio, contraddizioni, malinconia e dolcezza. Le mani citate nelle parole, le melodie struggenti, quel ritmo dolce ma sospeso: tutto contribuisce a rendere la canzone un’icona che attraversa generazioni.
Un lascito musicale che non conosce tempo
Nel corso degli anni “Senza fine” non ha perso nulla della sua potenza emotiva: cover, reinterpretazioni, comparsate in colonne sonore di film.
Oggi, dopo la scomparsa di Ornella Vanoni, il brano assume un valore ancor più simbolico. Non solo come omaggio alla sua voce e alla sua carriera, ma come testimonianza di un amore “senza fine”: fragile, turbolento, umano — eppure capace di generare bellezza eterna.
Per chi lo ascolta oggi, “Senza fine” resta molto più di una canzone: è un viaggio dentro l’anima, un invito a ricordare quanto la musica sappia trasformare l’amore — con tutte le sue sfumature — in poesia senza tempo.