Raoul Bova deposita all’Ufficio Brevetti il marchio “occhi spaccanti” dopo la diffusione incontrollata degli audio a Martina Ceretti
Dal tormentone social al marchio registrato: la mossa legale di Bova sugli “occhi spaccanti”.
Gli “occhi spaccanti”, espressione che ha trasformato in tormentone i vocali di Raoul Bova a Martina Ceretti, potrebbero presto diventare un marchio registrato. I legali dell’attore hanno infatti depositato all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi due domande: una per la frase completa “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”, l’altra per il semplice “occhi spaccanti“.
Raoul Bova registra “occhi spaccanti”: la mossa all’Ufficio Brevetti

Il passo legale è arrivato dopo che gli audio WhatsApp, diffusi da Fabrizio Corona nel podcast Falsissimo, sono stati al centro di una bufera mediatica e di un’indagine della Procura di Roma, che ipotizza il reato di tentata estorsione ai danni del cinquantatreenne attore.
Come ha spiegato l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace, ex suocera e oggi legale di Raoul Bova, l’obiettivo è chiaro: “bloccare la diffusione illecita del contenuto degli audio”. L’Ufficio Brevetti dovrà ora valutare la richiesta: se arrivasse il via libera, quelle frasi non potrebbero più essere utilizzate senza l’autorizzazione di Bova, pena sanzioni economiche.
La vicenda però non si ferma qui. Secondo indiscrezioni, l’attore avrebbe anche valutato azioni legali contro Ryanair e il Napoli Calcio, che avevano cavalcato l’onda ironica dei famosi vocali pubblicando post sui social. Intanto il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria per accertare eventuali violazioni della normativa privacy e delle regole deontologiche dei giornalisti.

La telenovela estiva continua ad arricchirsi di capitoli. Nei giorni scorsi Rocío Muñoz Morales ha chiesto l’affido esclusivo delle due figlie avute con Raoul Bova, Luna e Alma, segno che le ripercussioni private della vicenda sono tutt’altro che marginali.
E poi c’è il ruolo di Federico Monzino, ventinovenne imprenditore milanese ed erede di una delle famiglie più note della città. È lui ad aver consegnato i vocali a Corona, sostenendo inizialmente di averlo fatto con il consenso esplicito di Martina Ceretti: “Era a casa mia e sapeva tutto. Voleva diventare famosa, io ho solo fatto da tramite”. Una versione che Monzino ha poi parzialmente rivisto, accusando Corona di essersi appropriato di parte del materiale con una telecamera nascosta sotto la visiera di un cappellino.
Una saga di audio, frasi diventate meme e colpi di scena giudiziari che, tra aule di tribunale e social network, sembra lontana dal capitolo finale.
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